Se Iron Man fosse uno dei miei supereroi preferiti, sarei piuttosto incazzato. Perché il Mandarino, storico nemico del Nostro, qui è tutta un'altra cosa, una parodia, una marionetta. E mi fermo, per non spoilerare. Ma è come se Silver Surfer, triste e filosofico strepitoso eroe Marvel, diventasse un minchione in surf (come dite? è già successo ne I Fantastici Quattro e Silver Surfer? non l'ho visto, quindi non esiste). Ora, siccome Iron Man non è in cima alle mie godurie fumettare sorvolerò, sebbene la cosa crei un precedente mica da ridere (non so, è come se l'Uomo Ragno si innamorasse di Gwen Stacy solo nel reboot... come dite? è già successo? non l'ho visto, quindi non esiste). Comunque, parliamo di Iron Man 3. La cura agli attacchi di panico di Iron Man post Avengers sono le esplosioni, il bricolage elettronico ('nsomma) ma mai scopare con Gwyneth Paltrow o con la molto più appetibile Rebecca Hall. E poi c'è un bambino, simpatico come una ragade quando hai voglia di sesso anale. Cambia la regia (ma Jon Favreau è produttore esecutivo e si regala un'apparizione come sempre), ma non il prodotto: fico, divertente, avvincente ma non ficcante, con qualche buco di sceneggiatura, qualche battuta per pochi eletti e uno sprazzo di critica sociotelevisiva. Le cose più riuscite sono le interpretazioni di Robert Downey jr. e Ben Kingsley, i titoli di coda stile Seventies e il postfinale con Bruce Banner/Mark Ruffalo.
lunedì 6 maggio 2013
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