venerdì 29 marzo 2013

sensa de ti


E poi sto lì, ruzzlo in attesa che si liberi il bagno, scorro facebook e improvvisamente scoppio a piangere. Neanche fosse mio zio. Perché lui non era «...neanche un parente né mi guarda come si fa con (citazione colta del medesimo): parlo dell'immenso Enzo Jannacci, uomo che io amo (e da tanto) alla follia. Uno che mi appare immenso comunque, anche quando dice cose che non condivido. Perché confrontarsi con le idee di persone libere è un piacere sempre più raro». Così scrivevo da queste parti qualche tempo fa, e non trovo parole in più. Solo tanta tristezza, un dolore sordo, una roba che mi si piazza là, immobile, non scende. Mi metto a borbottare di Vincenzina che vuol bene alla fabbrica, e di Natalia la bambina in attesa di trapianto, e di Veronica al Carcano in pè. Mentre i singhiozzi si mescolano al fumo del sigaro, e questa notte si ingrigisce ancora di più.

giovedì 28 marzo 2013

stasera ho vinto anch’io


Nella sua immensa bontà (o incoscienza?) Fullmetalcinema ha premiato questo blog con il Liebster Award. E insomma, è inutile che faccia lo snob, quello che se la tira, quello della serie «si vede di più se non vengo o se vengo e sto in un angolo...»: la cosa mi fa molto piacere. Così partecipo subito alla catena attenendomi alle sei famigerate regole:

1) ringraziare chi ha assegnato il premio citandolo nel post
2) rispondere alle undici domande poste dal blog che mi ha premiato
3) scrivere undici cose su di me
4) premiare undici blog che hanno meno di 200 followers
5) formulare altre undici domande a cui dovranno rispondere gli altri blogger
6) informare i blog del premio.

Per fortuna le domande di Mattia sono semplici (fiuuuu).

1) Sei su un'isola deserta. Che personaggio di un film vorresti avere al tuo fianco?
Un Chuck Norris qualsiasi. Noioso come la morte, ma sopperirebbe alla mia totale mancanza di senso pratico.
2) Quale supereroe vorresti che ti salvasse se fossi in pericolo?
Tempesta. Come perché? Vabbè, ma allora ditelo...
3) Hai la possibilità di riscrivere il finale di Lost. ne approfitti?
No, che scherzi? Mi ha fatto piangere come un vitello, va benissimo così. Magari riscriverei qualche puntata qua e là...
4) Se potessi mangiare un solo cibo per tutta la vita, quale sceglieresti?
Ostriche. Lo so, ce ne vogliono tante per sfamarsi, ma quanto sono buone?
5) La tua citazione preferita?
«Che la morte ci trovi vivi» (Marcello Marchesi)
6) È nato prima l'uovo o la gallina?
L’uovo. In realtà non ne sono sicuro, non c’ero ancora.
7) Emma Stone o Emma Watson?
Emma Watson tutta la vita.
8) In che epoca vorresti vivere?
Pisellòv, fratello! Mi piacerebbe un sacco il decennio a cavallo tra i Sessanta e i Settanta del secolo scorso.
9) Esiste una scena di un film che ti fa sbellicare dalle risate in qualunque situazione ogni volta che ci ripensi?
La scena del vagone letto di Totò a colori.
10) Ti piacerebbe se la tua vita fosse accompagnata da un jingle come nei musical e quale vorresti fosse?
Odio i jingle allo stesso modo in cui amo i musical.
11) Ultima domanda: tema libero, come a scuola.
Ehm, mi scusi, signor maestro, sono impreparato...

Ora, in ordine sparso, le undici cose su di me. Alcune chi mi segue le sa già, cazzi vostri.

1) Uno dei primi film di cui io abbia memoria è King Kong del ’33 visto alla tv
2) Vorrei imparare a ballare il tip tap
3) Amo cucinare. Ed è un amore generalmente corrisposto
4) Non capisco i cani
5) Non concepisco le code
6) Trovo molto interessante la mia parte intollerante
7) Per anni sono stato traumatizzato da Jesus Christ Superstar, da Demis Roussos e dalla sigla di Avventura
8) Amo stare in ammollo, nel mare, anche immobile, fino a quando non mi vengono le dita palmate
9) La birra, dopo un po', mi annoia
10) Vorrei che le mie ceneri siano sparse in mare dalla scogliera di Pointe du Raz
11) Mi terrorizza perdere la memoria

Ed ecco qui i miei undici premiati. È stata dura escludere qualcuno, ma diciamo che, a parità di gradimento (tipo, ehm, Filippooooo!), ho scelto quelli più attivi. Si parte.


E adesso le domande ai premiati:

1) Cos'hai pensato la prima volta che hai visitato questo blog?
2) Più o meno quanti libri leggi in un anno?
3) Cosa pensi di quelli che votano scheda bianca perché la politica l'è una roba sporca?
4) Qual'è la cosa più imbarazzante che ti è capitata?
5) Quella più stupida?
6) Hai mai contestato uno spettacolo dal vivo facendo bu e robe simili?
7) Quale canzone che reputi orrenda conosci a memoria?
8) Definisci dio in poche parole comprensibili
9) Una delle cose che non faresti mai?
10) Cosa vorresti aver fatto prima di morire?
11) Cos'hai pensato la penultima volta che hai visitato questo blog?

mercoledì 27 marzo 2013

pornostanley


A pensarci è veramente pazzesco che, a parte pochi fortunati, noi poveri mortali abbiamo dovuto aspettare... quanti? occazzo, 24 anni! per vedere Blue Movie di Stanley Kubrick. Il film uscì poco e male alla fine del 1976 per riapparire qualche mese dopo la scomparsa del grandissimo regista direttamente in dvd. La ragione, l’unica, il fatto che fosse un porno. Idea a lungo cullata da Kubrick, che voleva sdoganare il genere utilizzando tutti i mezzi concessi dalle major, e spesso vagheggiata con l’amico e sceneggiatore Terry Southern: questi, tra l’altro, ne aveva tirato fuori un romanzo divertente nel 1970, abbastanza sicuro che non se ne sarebbe fatto mai niente. Qualche anno dopo, visto l’insuccesso commerciale di Barry Lyndon, la Warner pensò che i tempi fossero maturi per un film americano «erotico e oltre», come ebbe a definirlo un giornalista dell’epoca, e a Kubrick furono date due direttive: carta quasi bianca e budget limitato. Il risultato è qualcosa di ancora adesso fresco, moderno, gioioso, divertente, cinico e, machevvelodicoaffà, all’avanguardia, diventando una sorta di summa “leggera” dell’universo kubrickiano fino a quel momento: una levità molto lontana da quello che sarà Eyes wide shut, sebbene la scena dell'orgia abbia diversi punti di contatto e identico sia lo scambio di battute nel finale («C'è una cosa molto importante che noi dobbiamo fare il prima possibile», «Cosa?», «Scopare»). L’utilizzo sempre più spinto del dolly, a partire da quei titoli di testa che suggeriscono senza (quasi) mostrare, viaggiando in un incomprensibile intreccio di corpi; l’idea dell’illuminazione naturale mutuata da Barry Lyndon (del resto, alle luci c’è lo stesso John Alcott); una colonna sonora che alterna discomusic, Mozart e Salieri secondo una precisa geometria sonora; la scommessa di utilizzare attori non porno (fanno eccezione Harry Reems nei panni del moralista bacchettone e Marilyn Chambers cui, in virtù della somiglianza, fu affidato il ruolo della sorella-amante di Cybill Shepherd) sono tutti fattori vincenti. La storia, blandamente ispirata al romanzo (Kubrick e Southern scrissero la sceneggiatura man mano che si girava), è poi quella della genesi del film, con Peter Sellers straordinario alter ego del regista. Ma la Warner aveva sottovalutato l’operazione, nonché l’impatto sull’opinione pubblica. Il porno stava bene dove stava, con i suoi cinema e con i suoi attori: la contaminazione fu guardata con scandalo e disgusto. Le solite beghine si piazzarono davanti ai cinema a sgranare rosari e brandire cartelli minacciosi. E poi c’era troppa carne al fuoco; oltre al finto incesto, c’erano davvero cose inconcepibili per l’epoca: la passera depilata (come si intuisce dalla rarissima locandina), il sesso interraziale (protagonista una convincente Pam Grier), Jack Nicholson che si diverte a scimmiottare Brando praticando un anale su un giovane virgulto biondo di cui si sono perse le tracce, persino una scena omo tra un forse eccessivo Malcolm McDowell e un perfetto, inquietante androide interpretato da David Bowie. Non ci furono processi, il film non finì al rogo come Ultimo tango, ma semplicemente sparì. Se Kubrick e Nicholson, fingendo buon viso a cattivo gioco, si tuffarono nelle (sempre più) cupe atmosfere del progetto Shining, e se Malcolm McDowell ne uscì praticamente indenne in virtù della sua fama di attore maledetto, così non si può dire di Cybill Shepherd, ostracizzata da Hollywood. Idem per Peter Sellers, che in seguito allo scandalo fu scalzato da Alan Arkin nel (peraltro fallimentare) tentativo di tenere in vita il ciclo della Pantera rosa, e che si diede al piccolo cinema indipendente ritrovando il successo solo negli ultimi anni di vita. Bruttissime pagine di una storia che ancora brucia, per un film vitale, potente, ironico, da recuperare assolutamente.

Ci avete creduto? Ahimè Blue Movie non è mai stato realizzato, e tutto quello che ho scritto è frutto della mia mente malata, complici diversi brandelli di verità. Il post partecipa all’Impossible Movies Project ideato da Mr. Giobblin. Non si vince nulla, ma è tanto divertente. E io ho scritto il post più lungo della mia vita. 

martedì 26 marzo 2013

è dentro noi un fanciullino


Era sabato e sembrava domenica. Di quelle domeniche pomeriggio che si andava al cinema io e i miei. Ché lo so che questa cosa devo averla già raccontata ma, che volete fare, sono un sentimentale. Insomma, sono andato a vedere Il grande e potente Oz. Che è un delizioso (massì, leggetelo à la poison)... dicevo è un delizioso centrifugato di cose. Sam Raimi (il cui penultimo film con i controcazzi, per quello che mi riguarda, è il primo Spiderman...) ci ha messo dentro tutto: l’amore per il cinema più classico (e non parlo solo dei titoli di testa e dei primi splendidi 10 minuti in bianco e nero formato 16mm che tanto hanno terrorizzato la gentaglia intorno a me), ci ha messo i vecchi film Disney in carne e ossa degli anni Sessanta e Settanta, finalmente un 3D sacrosanto, e poi cromatismi lisergici, un pizzico di Ray Harryhausen e, per finire, un’abbondante spolverata kitsch per snob radical chic che ci si rotolano intorno come maiali in calore. Riguardo al cast, James Franco ha la perfetta faccia da tolla utile al personaggio, mentre fra le tre streghe Rachel Weisz vince il confronto con la Kunis e la Williams.

martedì 19 marzo 2013

bruce sings the blues


Ci sono film che a un certo punto non sai più se sono solo nella tua testa perché non se li ricorda nessuno. Colgo quindi l’occasione del Brusuillisday (ché il pargolo oggi compie 58 anni) per autoinvitarmi e parlare di un divertente mockumentary di cui si è persa memoria e che credo sia anche abbastanza irrintracciabile: The return of Bruno. È il 1987: Brus, finito quel delizioso telefilm che era Moonlighting (delizioso va pronunciato come solo sa fare poison) è a un passo da Die Hard ma, non ancora così tamarro, fa due simpatici film con Blake Edwards. Qualcuno comincia a notarlo, o forse nota solo il suo parrucchino, chissà. Nella follia della semicelebrità, pubblica pure un disco. Canta proprio, oh yes. Rock and blues, o almeno una specie. E James Yukich, regista di tanta roba musicale, gli confeziona addosso questo adorabile finto documentario in cui Brus veste i panni dell’indimenticato Bruno Radolini, mentre frotte di cantanti e attori veri si lanciano in dichiarazioni d’affetto, d’odio, di riconoscenza verso l’inesistente bluesman. Ricordo di una domenica pomeriggio, su Telemontecarlo. Mai più visto.


Ah, al Brusuillisday partecipano questi personaggini qua:

50/50 Thriller
Alhoa Los Pescadores
Cipolla pensierosa
Combinazione Casuale
Ho voglia di cinema
Il Bollalmanacco di Cinema
Il cinema spiccio
In Central Perk
La fabbrica dei sogni
Le maratone di un bradipo cinefilo
Life Functions Terminated
Midian
Movies Maniac
Pensieri cannibali
TriccoTraccoFobia
viaggiando (meno)

giovedì 14 marzo 2013

recensione bipolare di un film bipolare sul disturbo bipolare


C’è stato un momento in cui, come mi era successo guardando Incontrerai uno straniero alto e bruno, avrei voluto zittire il pubblico per poter seguire il film... salvo poi accorgermi che chi non smetteva di parlare era proprio lì, sullo schermo. Dopo l’ottimo The fighter e i tanti pareri entusiastici, mi aspettavo parecchio dal nuovo film di David O. Russell. Ma Il lato positivo, che di cose buone ne ha tante, a cominciare dall’idea di fondo, dalle emozioni che riesce a suscitare e da tutte le scene che si vedono nel trailer (grazie, eh!), è pure verboso oltre misura, non rinuncia alle facili piacionerie, spesso si fa furbetto (e basta con ’sti finali natalizi!), dramma e commedia non sempre si incastrano, più spesso si diluiscono a vicenda. Bradley Cooper appare finalmente maturo, De Niro è in grande spolvero, ma è una Jennifer Lawrence in stato di grazia a illuminare il tutto. Bravissima, ma io lo sapevo già da questi tempi qui.

lunedì 11 marzo 2013

non importa sai ci avevo judo


Io e i ragazzini problematici non andiamo particolarmente d’accordo. Credo che l’ultimo film con ragazzini problematici che ho apprezzato sebbene privo di scene di sesso (stile Kids, pe’ capisse) sia stato Breakfast Club e correva l’anno 1985. Quindi a dispetto dei giudizi entusiastici dei tanti blogger, implumi e non, che seguo, non sapevo bene cosa aspettarmi da The perks of being a wallflower (il moccioso titolo italiano non lo scrivo neanche). E invece ho fatto bene a vederlo. Fatta la tara di certi inutili dettagli ciapapuer che si pensa ci debbano essere per forza in un romanzo-film di formazione, fatta la tara della famosa scena del tunnel (catarticami ’sta fava!), resta una pellicola molto gradevole, pulita, ben scritta, discretamente girata dall’autore del libro Stephen Chbosky (ma affidare le scene di ballo o del Rocky Horror a qualcuno che ne sapesse?) e, soprattutto, molto ben recitato: il terzetto composto da Logan Lerman, Ezra Miller ed Emma Watson funziona alla grande. Eccellente la colonna sonora.

giovedì 7 marzo 2013

dantès e la lettone (con buona pace di simenon)


E capita che, per pigrizia serale, la mattina inizi alle sei e venti, un caffè due brontolii di saluto il trio Medusa in quasi sottofondo, a correggere le ultime trenta pagine della tesi della DRFM ché, se ho messo a posto la prima, perché non mettere le mani alla seconda della sua vita? Poi ci si lava e ci si veste alla Fantozzi che si è fatta una certa e, altra storia altra università, vado ad assistere alla sessione di laurea del giovane virgulto dagli occhiali enormi. Ragazza adorabile, a trovarne la chiave. Per farlo, tempo fa ha dovuto litigare con me. La mia spiegazione del perché avessi agito in un determinato modo, però, le è piaciuta. O meglio, alla fine l’ha capita. L’abbraccio post discussione della tesi sembrava interminabile, sicuramente era sincero. Per tutto quello che verrà, cara A., ni puha ni pera!

lunedì 4 marzo 2013

dal calcio al calcinculo


Dico subito che non ho letto i romanzi di Nicolai Lilin e che le polemiche sulla veridicità delle cose che racconta di sé mi appassionano come un programma di maria de filippi. Salvatores a me è quasi sempre piaciuto (a parte il fatto che dopo Happy family lo volevo menare), sarei stato ben felice della sua conduzione del Tff ed ero piuttosto curioso della sua trasposizione di Educazione siberiana. Il risultato, pur non esaltante, a me non è dispiaciuto per nulla. Vero, si ha l’impressione che il regista potesse osare di più. Vero, la scena della giostra con Absolute beginners è l’equivalente catartico delle partite di pallone stile Mediterraneo e ti aspetti che da un momento all’altro esca fuori Abatantuono. Tuttavia il film ha una buona costruzione, un bel ritmo, appassiona. Buona la prova dei due protagonisti maschili, Arnas Fedaravicius e Vilius Tumalavicius, perfetta Eleanor Tomlinson nel ruolo della “voluta da dio”, sempre impeccabile la faccia da culo di John Malkovich, notevole la colonna sonora di Mauro Pagani.

venerdì 1 marzo 2013

brutti, sporchi, per niente cattivi


Ho pianto. Non tantissimo, ma di cuore. Come al cinema non mi capitava da un po'. E nonostante un audio fastidiosissimo al limite dell’ultrasuono. Non sapevo bene cosa aspettarmi da Beasts of the southern wild (Re della terra selvaggia, vi ho già parlato della mia intolleranza nei confronti dei titolisti italiani?): avevo letto cose meravigliose, un paio di critiche più piccate che altro, ma le foto con i cinghialoni e l’idea di una bambina a reggere il tutto erano sufficienti a provocarmi un inizio di orticaria. Poi ha prevalso la curiosità e – che dire? – per quanto sopravvalutato, il film dell’esordiente Benh Zeitlin, tratto dalla pièce Juicy and delicious di Lucy Alibar, è di quelli che restano lì a macerarti il cuore, ne senti l’odore di umidità, alcool da due soldi, vestiti indossati da troppo tempo. Il romanzo di formazione della piccola Hushpuppy (Quvenzhané Wallis da Oscar) alle prese con l’ineluttabile morte del padre, la vana ricerca della madre (la scena del bordello vale da sola tutto il film), la sconfitta delle proprie paure e (forse) la fine dell'innocenza, è un piccolo gioiello cui avrebbero giovato mezzi tecnici migliori.