mercoledì 29 giugno 2011

vegetali


Tu ridi e pregusti tutte le verdure che mangerò stasera, probabilmente una concentrazione che supera la mia media trimestrale. Ma è tutto buono, persino le cose da cui mi aspetto poco o nulla. Le ragazze sono in gamba, il glicine forse non è un glicine, C. aleggia discreto, Beppe è un fantasma che vedo solo io. In compenso la fauna intorno è drammatica: la media è femmina, 30-40enne, disturbi alimentari, fumo, piatti lasciati a metà, acqua naturale, neanche il pensiero di un vino, dolci spazzolati con colpevole rapidità felina. Guardo noi e il nostro tavolo: la bottiglia vuota, le briciole di pane, i bicchierini dell’ammazzacaffè, poca voglia di andar via. Come salutisti siamo più credibili io e te.

martedì 28 giugno 2011

ce parigi tenéve lù mare


Mentre negli Usa è tempo di blockbuster (non il negozio, i filmoni! ma minchia ma vi devo spiegare tutto?), qui si nicchia aspettando l'ultimo Erripotte (vivaddio, e lo dico da fan) e quell'ennesima minchiata di transformer (che mi stavano sul cazzo come giocattoli quand'ero bambino figuriamoci mò da film). Poi dici: vabbè, c'è un film francese divertente, Le donne del sesto piano, andiamo... ma ahimè te ne penti dopo dieci minuti. Venti, su, ché gli dai ancora il beneficio del dubbio. No, non si può soffrire una commedia se è innocua, da qualunque nazione provenga. Sennò stavo a casa e mi cercavo un pieraccioni qualsiasi. E invece sto qua, a pensare «povero Lino Banfi, Fabrice Luchini comincia a somigliargli». Il resto è Natalia Verbeke (grazie al cielo!), la Francia anni Cinquanta, De Gaulle alla radio, qualche schizzetto reazionario, padroni buoni e scemi, stereotipi sui francesi, stereotipi sugli spagnoli, Carmen Maura che te la ricordi con Almodóvar e un po' ti intristisce che stia lì a fare la spagnola che fa la spagnola. Un po' come i toscani che devono fare i toscani. Un po' come Pieraccioni. E allora forse tutto torna.

lunedì 27 giugno 2011

marta che non parla con dio


Esci che canti ridendo «Mi sintonizzo con Dio, è la frequenza giusta», ma addosso hai l’odore dei gas di scarico di una sconnessa città di cemento, e contemporaneamente ti senti pieno di tenerezza per alcune sequenze (Marta che si osserva le tette minuscole allo specchio), di tristezza e rabbia per altre (quelle che raccontano la totale vacuità dell’ambiente chiesa), di malinconia per quel bel finale un po’ surreale un po’ no con i ragazzini in riva al mare. E pazienza per qualche metafora un po’ troppo scoperta: Corpo celeste è l’ottimo film di una regista di talento (Alice Rohrwacher). La giovane protagonista Yle Vianello potrebbe avere un grande futuro, memorabili Salvatore Cantalupo e Pasqualina Scuncia, grande Renato Carpentieri nel ruolo piccolo ma molto significativo del vecchio prete. Anita Caprioli è tanto fica anche nella versione dimessa richiesta dal copione.

venerdì 24 giugno 2011

tunnel of love


Veronesi (Umberto, non l’invidiato compagno della Solarino) è come il papa o Napolitano: se dice minchiate c’è pronta la claque, se gli scappa qualcosa di interessante tutti a dargli addosso. Ma cos’ha detto di così terribile? Che l’amore finalizzato alla procreazione non è disinteressato e quindi è meno puro di quello omosessuale. E lo ha detto in risposta alle deliranti dichiarazioni di un nazista sindaco di merda e dell’uscita infelice di un altro primo cittadino. Una provocazione? Ma anche no. Io lo trovo un concetto elementare quanto romantico: se quando scopo con te antepongo il fatto che mi caco in mano della morte e voglio un microme cui trasmettere il mio piccolo inutile patrimonio genetico; se subordino o non penso più che amo ogni centimetro del tuo corpo e ti succhierei in ogni dove e solo sentire il tuo profumo anche quando sei fuori casa me lo fa diventare duro... beh, allora sono soltanto un essere triste e anche un po’ miserando.

giovedì 23 giugno 2011

grisù


Sappiatelo, da oggi so usare un estintore. Che mi dicono, purtroppo, estingua solo gli incendi. Mattinata pregna, iniziata con un'alba piovononpiovo e Quando mi vieni a prendere sull'ipod (perché Liga non sarà più quello di una volta ma è capace ancora a scrivere cose così, cari miei), infine proseguita con il corso antincendio. Senza caffè per quattro ore, devo aggiungere altro? Sì, l'insegnante. Che diceva intavno invece di interno, aveva il culo a papera e l'abito blu con i mocassini senza calze. Per la prima ora non ho guardato altro. La bruttezza, a volte, è ipnotica.

lunedì 20 giugno 2011

trust someone (like me?)


Non l'avrei mai detto, ma a Elio, per una volta, preferisco Seth Rogen. Ché io insomma quel paciarotto l'ho trovo abbastanza insopportabile, anche se in Zack e Miri era quasi simpatico, per dire. In Paul è la voce dell'alieno e devo dire che è molto meglio del Nostro che lo doppia in italiano: troppo meccanico, troppo piatto. Vabbuò. La notizia vera è che il film di Greg Mottola è divertente, con punte persino molto spassose. E fa niente se alla scena della maglietta con Gesù che spara a Darwin solo io e Unfattovéro ci ribaltavamo dalle poltroncine del cinema: siamo pur sempre in Italia, e nella fattispecie nel bdcdP. D'altronde gli ingredienti perché una commedia così funzionasse c'erano tutti: l'omaggio al mito alieno e alla fantascienza specie quella Lucas-Spielberg, l'intramontabile must della rivincita dei nerds, le differenze Inghilterra-Usa, le stoccate al fondamentalismo religioso, il giusto tono politicamente scorretto. Nick Frost e Simon Pegg, anche autori della sceneggiatura, fanno spesso faville; e pure grazie al suo ruolo, viene fuori a meraviglia Kristen Wiig.

mercoledì 15 giugno 2011

padri e ladri


I primi venti minuti sembra di leggere certi post di only, ti viene persino male alla milza e senti le gambe pesanti. Il bambino è odore di grasso di bici, polverosa cancelleria scolastica e campetti di calcio che non hanno mai visto erba, capelli incollati e rivoli sudati di nero che non riescono a cancellare il profumo della sua età. Dicono: finalmente un film dei Dardenne che finisce bene. Sì ma quanto fa male la scena dell’autolesionismo? Io ho pianto, così, di botto e tanto, in quei pochi, lunghissimi secondi. Il ragazzo con la bicicletta, che racconta la fallimentare ricerca di una figura paterna da parte di un ragazzino di 11 anni, è meno intenso degli altri film dei due fratelli ma è comunque molto bello. Grande merito va al debuttante Thomas Doret; Cécile de France è perfetta.

martedì 14 giugno 2011

i vecchi e i giovani


Ieri in ufficio s’è aspettato le cinque, poi è partito il tifo da stadio. Un urlo liberatorio e salvifico per quel 57% più o meno fisso ormai a ogni refresh di internet. Non ci credevo, non me l’aspettavo. Fino alla fine. Domenica ho seguito con parecchio interesse su fb la cronaca puntuale della mia amica S. dal suo paesello vinicolo: buona affluenza, età media piuttosto alta, quasi assenti i 30-40enni. Sarei curioso di sapere se anche altrove è stato così. Perché allora sì che sarebbe rivoluzione, con gli anziani che s’informano a dispetto di una tv bulgara e volutamente geriatrica, e i ragazzi con i loro social network e le prese per il culo virali e il ritorno della risata capace di seppellire. In culo alla mia generazione, troppo occupata a masturbarsi con la playstation.

lunedì 13 giugno 2011

when dantès met ms


Mi ricordo una casa moderna fuori museale dentro, una scalinata, una madre e un figlio che sembrava Norman Bates, un libro dei testimoni di geova per bambini. E mi ricordo come tutto è nato, quando le parole scritte sono diventate suono, in quel letto, tra quelle strade, sotto quei portici, in quel cinema con le musiche dei Gogol Bordello. Due di due. Più tre.

lunedì 6 giugno 2011

porn in the u.s.a.


Americani, signora mia! Quanto rumore per nulla di fronte a Zack e Miri make a porno (il titolo italiano no, vi prego, è quasi peggio del moralismo statunitense)! E sì che il penultimo film di Kevin Smith, uscito tre anni fa in patria e da noi mò, è in realtà una commediola incredibilmente romantica, una specie di Frank Capra che parla di vibratori e fiche di gomma, bolle di sapone fatte col culo e costipazioni risolte col sesso anale. Volgare? Massì. Di una volgarità liberatoria, un po' infantile un po' no, trionfalmente (e a volte tronfiamente) scorretta. Un film dove, te lo immagini già dall'inizio, alla fine l'ammmore trionfa. Non è il Kevin Smith di Clerks o Dogma, ma si ride senza vergognarsi. Attori perfetti, sequenza dell'ubriaco da antologia, titoli di coda da seguire.

domenica 5 giugno 2011

lapide forse lepida (e che rodari mi perdoni)


In questo letto bianco e giallo
dove forse si dispersero puà neri
giacque un po' di là e adesso molto di qua
il bloggaro Danté fu Piazzadellerbe
a contatto metà fisico metà metafisico
con un fatto véro così véro
che abbrancicato a tergo
rideva leggendo con un sorriso sulla spalla
in una pioggia mattutina che profumava di entrambi.

mercoledì 1 giugno 2011

una settimana, un giorno


Mercoledì? Cioè vuoi dirmi che non aggiorno il blog da una settimana? Beh, sì, ho avuto il mio daffare. Lavoro, ché Genova mi ha scippato tempo ed energie, compreso lo scazzo cristonante che mi è preso davanti a una poliziotta incapace di sopportare quanto fossi stanco domenica sera, mentre cercavo inutilmente il pullman che mi avrebbe portato a casa. Pullman talmente vuoto che veniva voglia di togliersi le birki (fatto) e mettersi col pisello al vento (non fatto). E lunedì alla fine è arrivato e con lui i risultati elettorali. Troppo occupato per festeggiare: che poi cazzo dovevo festeggiare? Il bdcdP è felicemente guidato da una donna di sinistra già da un paio d’anni mentre al cafone non si è ancora dissolto. Auguri casomai ai neoeletti, ché non li invidio per niente, dovranno farsi un culo mica da ridere, soprattutto a Napoli e Milano. Comunque, mentre altrove si facevano i caroselli per le strade, io ci avevo un carosello tutto dentro, una fibrillazione di vuvuzelas come neanche domenica allo stadio per Inter-Palermo (ok ragazzi ci abbiamo provato, è stato bello arrivare fino lì). Una specie di pizzicorino sul corpo, una roba che attraversava testa e pisello passando dal cuore e rendendo molli le gambe. No, niente per cui serva il Polase: è "solo" che il mio ammmore è arrivato a casa. La nostra.