lunedì 30 novembre 2009

tetralogia


Pieno. È il primo aggettivo che mi viene in mente a proposito del nuovo film di Coppola. Zeppo, colmo, strabordante. Mancano un pezzo a cartoni animati e una scena porno, poi dentro c'è tutto il cinema possibile. E tutte le storie a cui può venirti in mente di pensare.
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Dici «Ma si capisce subito che...». Si capisce un paio di palle. Io ero troppo occupato a studiare il film per accorgermi di quale potesse essere il finale.
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Carmen Maura è perfetta nell'incarnare la volgarità della cultura che si sente alta e poi si prostituisce in tv. Praticamente la versione femminile di Sgarbi.
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Nonostante tutto, non mi sono riappacificato con Vincent Gallo. Provateci voi, dopo aver visto The brown bunny.


mercoledì 25 novembre 2009

romanticismo bandito


Mann
depp
depp mann
pamm parapamm
pum pum pum
ahhhhhhhhhhhhhhh
daianacral
oh ehm uh
ohhhhhhhhhhhhh

tatatatatatatatatà
trac-tac
sbeng ciaff
noooooo
vrrrrrrrrrrrrr
uh oh
pum pum pum
pss pss
stop.


domenica 22 novembre 2009

che poi ballare il tip-tap è sempre stato un mio sogno


E con sabato è finito il tff. Due film accomunati dalla musica, fil rouge di tante pellicole del festival di quest'anno. In uno era protagonista il jazz, nell'altro il rock and roll. Che dire dell'americano Guy and Madeline on a park bench? Un'ideuzza, di per sé carina per un cortometraggio (e infatti quello era, prima della scellerata idea del regista di dilatarlo per 80 minuti), un lassa e pigghia amoroso con inserti in stile musical (delle canzoncine salverei quella del bacio al parco, divertente e con incorporato numero di tip-tap); una cosina innocua e passabile, insomma, se non fosse per le pretese autoriali (la camera a mano, le riprese sgraziate, il bianco e nero sgranato) assolutamente gratuite in quel contesto, prive della ben che minima logica cinematografica. Una roba che forse poteva prendere per il culo pubblico e critica 25 anni fa, ma... ops, pardon, mi dicono che ha appena vinto ex-aequo il premio speciale della giuria. Vabbè, tiremm innanz. Tutt'altra storia Made in Hungaria, un film divertente, piacevole, fresco, in cui la musica di Jerry Lee Lewis scardina certezze e grigiore nella Budapest degli anni Sessanta grazie a un ragazzo ungherese la cui famiglia è stata rimpatriata a forza dagli Usa nel cuore della guerra fredda. Impossibile non ballare, impossibile uscire senza cantare meidinùn-ga-rià, title track eseguita dall'attempato rocker alla cui vera storia il film si ispira.


giovedì 19 novembre 2009

kaama


Vuoi per l’emicrania, vuoi per un anabbagliante fuso, vuoi per la nebbia, ieri sera mi sono smarrito in casa perdendomi l’anteprima italiana del nuovo Francis Ford Coppola, che tanto uscirà per tutti i comuni mortali già domani. Ma poiché Coppola ormai in qualche modo doveva essere, ho messo su il suo penultimo film, Un’altra giovinezza, titolo con cui assuppari u pani se fai il critico cinematografico, ma un po’ bruttarello rispetto all’originale e più veritiero Youth without youth (provate a pronunciarlo senza sputacchiare, può essere un esercizio divertente). Comunque, lo ammetto, ci ho capito poco: in un caleidoscopio di citazioni storiche e più o meno cinematografiche, si aggira Tim Roth, linguista alla ricerca dell’origine della parola, che viene folgorato da un fulmine a 70 anni proprio mentre voleva suicidarsi: invece di morire, ringiovanisce di 30 anni, assume incredibili poteri di apprendimento, parla con un alter ego un po’ stronzo, sopravvive alle peggio cose belliche e non (il tutto si svolge dal ’38 al ’69), incontra Matt Damon che dice due battute, si innamora di una che ha più reincarnazioni che capelli, la lascia quando capisce che lei, per aiutarlo nel suo lavoro, daje de trance e daje de lingue strane, sta invecchiando e morirà. Metafore come se piovesse, ma scoperte, ammiccanti, ignude, ridotte all’osso. Finale incomprensibile, Tim Roth bravo, ma era meglio andare al tff.

martedì 17 novembre 2009

futuribile ucronia


Al bar sport stamattina si batte la fiacca. Io sono in viaggio con la testa, Riccardo ha già emesso la sua sentenza mattutina, Massimo è lì che mi spiattella le storie sentimentali che gli hanno raccontato.

- Ti ricordi com'era il 27? - mi chiede a un certo punto.
- No, per me era il 10, infatti a mezza vacanza rimanevo sempre senza una lira.
- Euro, erano euro - ribatte lui da pistino piemontese.
- Già, è vero. Sembra ieri che lo facevi per mestiere.
- Ma tu che lavoro facevi?
- Non importa, minchiate. Però scrivevo già gratis. Come adesso. Blog.
- Certo che 'sta cosa che adesso si lavora quando è utile e i soldi non servono più mi lascia ancora un po' sconvolto.
- Perché ti senti in colpa. Perché sei cattolico dentro. Forse anche fuori.
- E che c'entra la religione? Qui si parla di economia, libero mercato...
- Il comunismo è morto, il capitalismo è morto...
- … e io non mi sento molto bene?
- Pensa per te, io sto da dio. E da domani, vacanza.
- Vacanza da cosa?
- E che ne so? Andiamo al cinema?

Sogno

P.S.: chi indovina l'identità di Riccardo e Massimo vince un aperitivo col sottoscritto, mica con Vincent Gallo!

lunedì 16 novembre 2009

cronache dal tff
(ovvero piuttosto che tornare a lavorare mi farei tagliare un dito)


L'ultima volta fu il Pathé, Femme fatale a ora di pranzo, sesso e adrenalina al posto del tg. Sette anni dopo un paio di dissapori e qualche viaggio intorno al mondo, ho rimesso piede al Torino Film Festival. E quest'anno il tff è miss Poison e Sua Bionditudine, un giovane John Lennon che ascolta musica stupenda e ha una grandissima Kristin Scott Thomas per zia, i Dr. Feelgood e la loro isola di pozzi di petrolio nella spettacolare enciclopedia del rock di Julian Temple, Jonathan Demme e il concerto di Neil Young che “non” ha diretto, Jarita divertente gigante buono e innamorato che impara i massaggi in tv, Ozon così stranamente normale da sembrare banale, gli adorabili adolescenti del Quebec che sono adolescenti per davvero e, per finire (almeno per il momento), un film italiano che – ma guarda! – non ha ancora distribuzione. Si chiama La bella gente: spietato, amaro, odioso torcibudella, specchio di quello che siamo diventati, con un'ottima Monica Guerritore. Come vedere un remake di Indovina chi viene a cena? diretto da Fernando Di Leo, ma senza scene di sesso e con una stragnocca ucraina al posto di Sidney Poitier. Insomma una bella sorpresa.

Domande stupide in attesa di nessuna risposta: Gianni Amelio ha il parrucchino? e Maya Sansa è poi davvero una discreta gnocca?

mercoledì 11 novembre 2009

vedo la gente morta (reprise)


C'erano almeno due buoni motivi per non andare a vedere This is it. In primis, la palpabile sensazione di sciacallaggio che aleggiava intorno all'operazione. Secondo motivo, il regista: Kenny Ortega aveva al suo attivo High school musical nonché la regia televisiva di quel tronfio trionfo di retorica che è stato il funerale di Michael Jackson. Che va beh che siamo amici, ma se io muoio mica chiedo a F. di farmi il filmino, pretendo Scorsese, Gilliam, Almodóvar, se voglio restare in casa Bertolucci. Però nutro una vera passione per i documentari musicali. In più, come ormai sa chi mi legge regolarmente, sono curioso come una scimmia (e si sa, la curiosità uccise il gatto, mica i primati). Infine, per dirla tutta, quello strano alieno mi ha sempre affascinato. Ché tra le luci, gli effettoni e gli effettacci (pochi, in verità), dentro al cinema a tratti mi sentivo un po' Richard Dreyfuss in Incontri ravvicinati, però senza droga e con meno alcool in corpo. Che dire? Contro ogni aspettativa il film m'è piaciuto. Tolte le dichiarazioni d'ammmore al di sopra di ogni sospetto da parte del cast tecnico e artistico (tutto il materiale è stato girato prima della morte di Jackson, avrebbe dovuto servire per un making of del dvd del concerto londinese), viene fuori un ritratto interessante: MJ insopportabile nel suo buonismo, nella sua calma serafica, nel suo ecologismo celentanesco, ma anche MJ professionista d'alto livello, perfezionista, macchina da emozioni, potente e fragilissimo insieme.

lunedì 9 novembre 2009

conclusioni


Non so se il mondo finirà davvero nel 2012.
Certo, a giudicare dal trailer di questo film,
è più probabile che finisca prima il congiuntivo.

domenica 8 novembre 2009

symbolum


(roba da far rimpiangere le vacue buone domeniche dei trenini)


giovedì 5 novembre 2009

ilaria condizionata


Ho sempre ammirato Ilaria D’Amico: gran gnocca, intelligente, competente, divoratrice di spazi televisivi un tempo esclusivamente maschili come lo sport e la politica. Per questo ieri sera avrei tanto voluto essere al cinema: il suo Exit sembrava una seduta dal parrucchiere degli intellettuali. Parterre perlopiù femminile per parlare di trans. Non di ricatti, di carabinieri corrotti, di politici bugiardi accartocciati su se stessi, di droga o di prostituzione, no. La domanda che correva da una parte all’altra dello studio era «Perché un uomo va con una trans?» e, soprattutto, «Noi donne dobbiamo preoccuparci?». Curioso come le cose più interessanti le abbiano dette gli uomini (persino Sgarbi!) e le due trans dalla vita normale, sotto gli occhi scandaliftati della sorella scema delle Carlucci, quella misteriosamente eletta al parlamento italiano.

lunedì 2 novembre 2009

impressioni di novembre


Capitalism: a love story in una multisala bevendo la prima e ultima cocacola dell’anno: i gold swap fanno pensare ad Alberto Sordi, i “contadini morti” di Procter&Gamble al fatto che la mia amica P. grazie a dio non ci lavorerà più. Camporella in centro città come quando si era gggiovani. Alda Merini come un’ombra di tristezza alla radio fra uno scontrino e un caffè. Voglia di scendere a Termoli per infilarsi negli anni Settanta della sua stazione. Qualche ora di sonno finché tutto intorno diventa pioggia, pioggia, pioggia e bdcdP. Almeno fino a venerdì.