giovedì 28 ottobre 2010

pathé de foie gras


Al bar della multisala niente alcolici, solo porcate. Sarebbe interessante sapere se anche nei Pathé francesi è uguale o qui si sono semplicemente adattati ai nostri standard fintofiloamericani.

Una birra por favor, una cerveza a malincuor...

mercoledì 27 ottobre 2010

ci starebbe bene una piramide


Quando in un cinema inaspettatamente pieno sei l’unico a capire una battuta abbastanza facile, pensi ancora una volta che anche per l’impero romano deve essere stato così, forse pure per gli assirobabilonesi o – restando in tema con il film – per l’antico Egitto e, chissà, persino per gli pterodattili. Pensi che le invasioni dei bàbbbari siano state una scusa per scaricarsi le coscienze e che la decadenza non passa per le orge ma per la grettezza e la pigrizia mentale. Detto questo, volevo parlare anche del film, che è Adèle e l’enigma del faraone (titolo italiano – tanto per cambiare fuorviante – di Les aventures extraordinaires d'Adèle Blanc-Sec). Besson non ne azzeccava una da un po’, producendo bruttarelli film d’azione e dirigendo insopportabili cartoon, facendo dimenticare che si tratta pur sempre del regista di Nikita, Il quinto elemento e, soprattutto, Lèon. Qui si diverte e diverte parecchio. Non conosco il fumetto da cui è tratto, ma Adèle si fa gustare. Non aspettatevi chissà che capolavoro, però se ne avete le palle piene di mummie ipertecnologiche e film d’avventura che si prendono drammaticamente sul serio, la cosa vi piacerà. Louise Bourgoin, oltre che discretamente gnocca, è un’impeccabile protagonista.

martedì 26 ottobre 2010

scacatissimo lui


Quando Max Giusti imitava Al Bano mi divertiva proprio. Come attore in Distretto di polizia, lassamo perde', nun se pò fa' a scimmiotta' l'ispettore Belli de li castelli... è stata quasi un'eresia. Dei pacchi so poco, non è il mezzo né la fascia che mi confà. Ora doppia. Dici «chi?» Cattivissimo me. Che ha una parte iniziale fragilina ma piena di citazioni e frecciatine buttate un po' lì ndocojocojo. Poi diventa quasi dickensiano e (puttanaeva) ci si commuove. Che poi uscito dal cinema dici «Ma come? Per così poco?». Sì, per così poco. Peccato. Perché il film traballa e spreca, ti fa passare una piacevole ora e mezza ma, sarà che hai visto troppi cartoni animati geniali, ti lascia un po' così. E, per l'appunto, come se non bastasse, Gru è doppiato da Max Giusti. Ah, i minions somiglieranno un po' agli Oompa Loompa, ma viene voglia di portarseli a casa; e i divertenti titoli di coda che li vedono protagonisti sono l'unica cosa che dà senso alla versione 3D.

martedì 19 ottobre 2010

mark white ha avuto più culo


Ostinato come un mulo (quello che raglia, non quello che scarica) e complici gli orari favorevoli del cinema, sono andato a vedere Buried (che in Italia sarebbe Sepolto, a psiconania no). Ottantatre minuti di film dentro una bara? Mi aspettavo le peggio cose (dici «ma allora che ci sei andato a fare?». aspetta, eccheccazzo, leggi!) e invece tutto sommato... Che dire? Sarebbe stato un eccellente episodio di Ai confini della realtà, invece dura un'ora e mezza. E gli ansimi che durano più di cinque minuti non li sopporto neanche in un porno. Ma ci sono momenti... Per dire, la telefonata di licenziamento e il finale, signora mia... Uh il finale! Non ve lo posso dire, ma vale il prezzo del biglietto.

lunedì 18 ottobre 2010

al centesimo catenaccio


Forse l'ho già raccontato altrove, ma chissenefrega. Mi innamorai di Toni Servillo una sera di sotto Natale di alcuni anni fa, guardando in tv a un'ora improbabile Sabato, domenica e lunedì di Eduardo. Straordinaria commedia sull'amore e l'incomunicabilità (altro che Antonioni!), prova difficile per un attore principale che, tranne alla fine del secondo atto, parla pochissimo. Nonostante l'ora, il vino, la tv, non mi addormentai. Bevevo ogni sorso di quel pezzo di teatro con l'avidità di un alcolista. Da allora ho visto quasi tutto quello che ha fatto. Compreso, in attesa dell'ultimo Martone, Gorbaciof. Che, come Buried, sarebbe un ottimo corto-mediometraggio. Così, è solo un buon film che si regge su una grande interpretazione e un finale inaspettatamente tarantiniano. Quasi cartone animato, vestito sempre uguale, un culo imbarazzante, un po' stefanozecchi un po' Charlot, Servillo è spettacolare. Ancora una volta.

mercoledì 13 ottobre 2010

sì, ma i fiori?


Di là i concerti, di qui il regno dei non luoghi. Aggiro il parcheggio a pagamento infilandomi in quello gratuito del vicino centro commerciale. Quattro passi nell'uggia ed eccoci nell'equivalente milanese uso foresteria delle Vele di Scampia. Lì gli spacciatori, qui gli spacciati. Uffici-banche-uffici-banche-uffici, edifici di cinque piani di cui solo uno o due sono abitati. Adesso non c'è nessuno ma tra un po' li vedrai, giovani zombie incravattati a metà delle loro otto ore quotidiane, alle prese con pasta e verdure strapazzati da un microonde di troppo, Mtv senza volume dagli schermi piatti, il piacere di lavorare in un ambiente così triste. Piccola città bastardo posto in cui non manca neanche un tristanzuolo asilo nido. C'è tutto. C'è così tutto che non mi stupirei se passassero lì anche la notte. Anche perché, ad arrivare in centro, se non hai la macchina ci va quasi un'ora e mezza. Eppure guardali: se potessero non lavorare, probabilmente si impiccherebbero.

lunedì 11 ottobre 2010

se moratti si occupasse di baseball comprerebbe jack clark


- Conosco tuo padre.
- Sì. Anch'io.
(The town, Ben Affleck)

Lacittacheselatira ieri era assediata dai turisti momemagnortartufo: considerata l'impossibilità di parcheggio e la mia proverbiale pazienza zero, con la coda tra le gambe la mia visione di Avati è stata rimandata a data da destinarsi. Tornando nel bdcdP ho così ripiegato sul film di Ben Affleck che, come attore è la mezzasega che sappiamo, ma come regista aveva dato soddisfazioni con un film che ingiustamente, almeno in Italia non s'era filato nessuno: Gone baby gone. Com'è quest'opera seconda? Se non fosse per il finale buonista e per l'edizione italiana che non brilla né per doppiaggio né per traduzione (ci si è persi per strada un congiuntivo e CSI Miami non si chiama Miami CSI neanche negli Usa), sono due ore discretamente ben spese tra azione, ironia e denuncia sociale. Poi ti aspetti che da un momento all'altro Pete Postlethwaite ti chieda «Te piace 'o presepe?» ma (ops, spoiler) non succederà.

venerdì 8 ottobre 2010

solo un bambino


Mentre ti aspetto in macchina, l’occhio cade sulla targa della via. Quella parola proprio non la capisco, di un cattivo gusto annacquante, molto cattolico. Sotto «Nicholas Green» dovrebbe esserci scritto bambino, vittima, innocente, sfortunato, e invece leggo benefattore. Ma un bambino di sette anni non è un benefattore. Un bambino di sette anni ha voglia di giocare, di vivere, di scoprire la vita, non di morire per sbaglio ucciso da un proiettile mafioso di merda. Eppure, benefattore. In un paese geloso anche dei suoi corpi morti, fa ancora notizia la generosità di due genitori nel rendere disponibili gli organi del figlio.

martedì 5 ottobre 2010

secondo me dio si pensa che vi parlate da soli


Lo dico? Lo dico. Per me La pecora nera è uno dei più bei film italiani del 2010. Celestini lo conoscevo di faccia e poco altro, mai visto a teatro (recupererò), spulciato in tv. Un film sul disagio mentale mi faceva pensare a una roba grama. Tratto da uno spettacolo teatrale mi faceva immaginare una regia piatta di una roba grama. Nulla di tutto questo. Perché il film funziona, anche con la voce fuori campo, anche con i flashback continui. Celestini si muove come supermariobros in mezzo a tutti i pericoli di un'opera prima che parla di disagio mentale ed è tratto da uno spettacolo teatrale senza cascarci mai. In sovrapprezzo, parla di cose serissime con il dono della leggerezza. Tirabassi, ha ragione quello lì, è uno su cui si dovrebbe puntare di più.

lunedì 4 ottobre 2010

so now you put your head in your hands, oh no!


Saranno state le troppe aspettative, i troppi abbasso e alè (che invecchiando cominciano a starmi simpatici quanto le emorroidi a grappolo), sarà che amo quasi sempre i film di Christopher Nolan (a parte i vagamente soporiferi Batman), attendevo una specie di miracolo da Inception, miracolo che ahimè non è arrivato. La storia è molto bella, l'idea di partenza – pur non originalissima – è succulenta, ma dopo due ore e mezza cosa resta davvero di questa prolissa costruzione cinematografica? Davvero ci si emoziona ancora per una città che si ripiega su se stessa? E si può reggere per quasi un'ora il triplo svolgimento parallelo senza sbirciare l'orologio e sperare che il furgoncino finalmente caschi in acqua?
P.S.: sono l'unico che quando vede quell'emobietolone di Lukas Haas pensa ancora «Guarda, il bambino di Witness!»?

venerdì 1 ottobre 2010

risparmi

«Pago per le mie idee».
(Maurizio Belpietro, 1/10/2010)


Giancarlo Siani (1959-1985)