Saranno state le troppe aspettative, i troppi abbasso e alè (che invecchiando cominciano a starmi simpatici quanto le emorroidi a grappolo), sarà che amo quasi sempre i film di Christopher Nolan (a parte i vagamente soporiferi Batman), attendevo una specie di miracolo da Inception, miracolo che ahimè non è arrivato. La storia è molto bella, l'idea di partenza – pur non originalissima – è succulenta, ma dopo due ore e mezza cosa resta davvero di questa prolissa costruzione cinematografica? Davvero ci si emoziona ancora per una città che si ripiega su se stessa? E si può reggere per quasi un'ora il triplo svolgimento parallelo senza sbirciare l'orologio e sperare che il furgoncino finalmente caschi in acqua?
P.S.: sono l'unico che quando vede quell'emobietolone di Lukas Haas pensa ancora «Guarda, il bambino di Witness!»?
A me è rimasto il buon sapore dell'incertezza.
RispondiEliminaLa città che si ripiega non serviva ad emozionare ma a stabilire la capacità che ha la mente nella sua fase onirica.
Si, si può, perchè nelle fasi del sogno nel sogno nel sogno i tempi cambiano e si dilatano.
Sicuramente è una questione di aspettative...come i sogni, cambiano le percezioni!
«il buon sapore dell'incertezza» mi sembra un buon motivo di per sé
RispondiEliminaDopo un'immersione rapida nelle quint'essenze della burocrazia di certa pubblica amministrazione dell'italietta, sono abbastanza pronta a scommettere che cambiereste idea su «il buon sapore dell'incertezza».
RispondiEliminaSono perfettamente daccordo con te. Ho fatto le stesse riflessioni con un mio amico che quasi si è offeso alle mie scettiche parole. Anch'io ho trovato l'idea di base non troppo originale e a conti fatti il film di Amenabar, Apri gli occhi, mi ha affascinato di più. E poi, quanta confusione di base, rumori di fondo assordanti per un motivo inconsistente... Perplessità.
RispondiEliminaHollyGolightly.0