martedì 31 marzo 2009

portammatrix


Si è appena svolta una gara di vuoto sincronizzato.
Ha perso «esclusivamente» una ragazza di Garlasco.

lunedì 30 marzo 2009

cuaffér


Domenica mattina. Io e il Martini (inteso come alcolico) ci godiamo la pioggia dalla veranda di un bar. Poco dopo, al tavolo accanto si accomoda qualcuno che riconosco solo dopo un po'. È il Coglione, come vent'anni fa ebbe saggiamente a definirlo un Beppe Grillo in stato di grazia. È uno di quelli che dicono faccia il giornalista, in realtà dirige una rivista di curtigghiu (corna vip e dintorni), il cui grafico usa Photoshop con la stessa oculatezza con cui lo psiconano evita di sparare cazzate. Ora, dal profondo della mia ingenuità penso sempre che uno, in privato, non possa davvero essere come appare in pubblico. E invece. E invece eccolo lì, versione checca di Belmondo, pontificare su quanta cultura ci sia già nei programmi Rai («i numeri che fa Voyager»!), sparare sui “cattocomunisti” con la scusa di prendere per il culo un suo collega al telefono, studiarsi Garlasco come fosse una puntata di C.S.I., fare ipotesi su Gesù per qualcosa che rischia di diventare il libro del suo accompagnatore. Nel frattempo, come se non bastasse, è finito anche il Martini.

sabato 28 marzo 2009

articoli in esaurimento


La bottiglia è quasi finita, unica consolazione di una serata malmangiata, malparlata, malvissuta. Finite le parole già dette, già viste, già sentite, lei sposta il discorso sui miei amici P. e da lì si scivola a parlare di A.
- Perché non vi siete messi insieme?
- Perché io stavo per trasferirmi e lei stava con un minchia. A voi purtroppo non piace la minchia, vi piacciono i minchia. E allora fate, prendeteveli pure 'sti minchia, però, per favore, lasciatemi in pace.

giovedì 26 marzo 2009

e adesso la pubblicità


Ché quando trovi accostamenti così, ti vien voglia di metter su gli adsense...

mercoledì 25 marzo 2009

na forsa de leun


Non parlerò del paradosso Racz-Vespa, lo fa benissimo stamattina Aldo Grasso sul Corriere, lo stesso giornale che, per non farsi mancare nulla, ospita anche l'intervista di Aldo Cazzullo a un delirante Fabrizio Cicchitto convinto (?) che lo psiconano abbia «smontato l'egemonia culturale della sinistra italiana anzitutto con i libri». Non so se c'entri qualcosa, ma mi riecheggiano in testa le parole del neopresidente Rai Garimberti: «Mai visto un reality». Che poi è come se un ginecologo si vantasse di non aver mai avuto a che fare con una vaginite.

lunedì 23 marzo 2009

teodicea sicula


«Dio è giusto, la morte non la nega a nessuno»
(La matassa, Giambattista Avellino, Salvatore Ficarra, Valentino Picone)

venerdì 20 marzo 2009

chiamatemi kowalski


- Vorrei parlarle.
- Non finché sarò vivo.
(Gran Torino, Clint Eastwood)

Per una volta chissenefrega che sai già come andrà a finire cinque minuti dopo che è cominciato. L'ultimo Eastwood non è un capolavoro; è piuttosto una sorta di testamento-monumento che a guardare bene, però, racconta di noi. Noi che abbiamo un passato grosso e stretto come il culo del figlio del protagonista. Noi che respingiamo un presente che non ci piace, circondati da estranei che dovrebbero essere nostri parenti, amici, conoscenti, e che invece giocano a sembrare brutte copie di personaggi tv. Noi che il futuro non ha bussato, è arrivato e vaffanculo. Noi che ci siamo persi qualcosa ma che siamo pronti a recuperare, se e quando ne vale la pena. Ho riso a tutte le battute politicamente scorrette e quel maledetto è riuscito anche a farmi commuovere. Come posso non ringraziarlo?

giovedì 19 marzo 2009

terapia


È ufficiale: tra qualche settimana, per lavoro, tornerò sul luogo del delitto. Da ieri sera mi chiedo che senso ha spendere un sacco di soldi per andare da uno bravo quando poi ci pensa il tuo capo, vitto e alloggio compresi.

mercoledì 18 marzo 2009

nessuno si senta escluso


Era l'estate di Sidney Sonnino informatore di Starsky & Hutch e del mio amore frustrato per L. Combattuti tra la voglia di andare al mare e l'attesa di un esame che poteva cambiarci la vita, studiavamo cose che teoricamente avremmo dovuto già sapere, di storia e di diritto. Il diritto continuava a rimbalzare inutilmente fra i neuroni, come nei pomeriggi di studio da F., qualche anno prima, quando veniva fuori la nostra anima demenziale salvo zittirci di fronte ai vocalizzi della vicina che a quell'ora – beata lei – trombava felicemente. La storia no. Quella contemporanea, specie se italiana, piano piano cominciava a conquistarmi. E a farmi incazzare. E a farmi capire. Qualche mese dopo, Al Cafone avrebbe fatto la sua invasione di campo. Pensammo che l'operazione sarebbe fallita come la Standa: purtroppo sappiamo com'è andata.

(avrei voluto corredare il post con una vecchia vignetta di Massimo Bucchi,
una matrioska di mussolini intitolata Riassunto della storia d'Italia:
ahimè, su internet non l'ho trovata)

P.S.: grazie a terra666 per l'ispirazione.

venerdì 13 marzo 2009

limelight


Anche stavolta avrei voluto scrivere altro, tipo che il Boris Godunov della Fura dels Baus non mi ha inquietato, entusiasmato, emozionato come pensavo. Sarà che dopo aver visto OBS, gli altri spettacoli della Fura ti lasciano in fondo in fondo una piccola insoddisfazione. Sarà che l'operazione è nobile, gli attori bravi, il richiamo nelle scenografie al cinema muto è d'effetto, ma il risultato non è all'altezza delle aspettative. Però è bastato vedere il palcoscenico seminudo in cui per tre quarti si svolge la pièce per ricordarmi che quella polvere l'ho respirata anch'io, due volte: lì, proprio lì, ho litigato con un divano per aiutare degli amici alle prese con uno spettacolo (e prendi la chaise longue, e sposta la chaise longue, io j'a tajerei que'a sceslon!), proprio lì un'altra volta ho parlato con un Platinette mezzo struccato e col piedone fasciato per una brutta storta. Molte molte molte vite fa, in una galassia lontana lontana.

giovedì 12 marzo 2009

(fra)intendimenti


Anita: Ma dove siamo?
Coso: Anch'io.
(L'urlo, Tinto Brass, 1968)

martedì 10 marzo 2009

ispirazioni


Avrei voluto scrivere che il mio personaggio preferito è il Dr. Manhattan. Che la sequenza dei titoli di testa è la cosa migliore del film e che l'uso della colonna sonora è spettacolare. Che le donne come Spettro di Seta mi annoiano a morte nella realtà, figuriamoci nella finzione. E che continuo a pensare che tra la DC Comics e la Marvel ci sia la stessa differenza che passa tra Microsoft ed Apple.
Poi, invece, ho composto questa:

Ognuno sta solo sul cuore della terra
trafitto da una fissione nucleare.
Ed è subito Watchmen.

giovedì 5 marzo 2009

duplice copia


Caro ignoto internauta,
cercavi Natacha Merritt e ti sei ritrovato a leggere un post su Nixon. T'aspettavi tette e cazzi glamour e ti sei sciroppato un peana su Milano. Inoltre, probabilmente non sei neanche italiano e quindi, finora, non avrai capito nulla di me e del mio blog (ecco perché ho tradotto il post nel mio traballante inglese). Ora, se ti va, rispondi solo a una domanda: quante migliaia di pagine di google hai dovuto sfogliare per giungere fino a qui?

Dear unknown netizen,
you looked for Natacha Merritt and found yourself reading a post about Nixon. You expected glamour tits and cocks and put up with a paean about Milan. Besides, you aren't probably Italian and then, so far, you'll have understood nothing about me and this blog (that's why I'm translating the post in my shaky English). Now, please, answer just a question: how many thousands google pages you had to leaf through before you arrive here?

mercoledì 4 marzo 2009

abiccì


«Penso che a Schiller serva una donna»
(The reader, Stephen Daldry)

martedì 3 marzo 2009

ritorno al futuro


Siete mai stati al President di Milano? Non l'albergo, il cinema. Ci si arriva dopo aver camminato per un pezzo di storia del nostro paese. Superato il duomo, sulla destra, passate dalla questura, la cui aiuola sottostante ospita le due lapidi ricordo di Giuseppe Pinelli: una è quella originale con la scritta «ucciso», l'altra è del comune e dice «morto tragicamente». Poi attraverserete piazza Fontana: sobriamente, forse troppo, una targa sulla facciata della banca nazionale dell'agricoltura ricorda la strage che si avvia verso i suoi quarant'anni di interrogativi irrisolti. Un semaforo ancora e poi, sulla sinistra, ecco il cinema. Dove, a parte il dolby surround e la vendita dei dvd, tutto il resto è miracolosamente Seventies. Vederci Frost/Nixon mi ha fatto un certo effetto: uscendo avrei voluto ordinare un punt e mes al bar, magari leggendo sul Corsera le ultime bravate di Vallanzasca. E invece sulle colonne del medesimo giornale ho scoperto che, secondo Alberto Pezzotta, il film di Ron Howard parla di «una materia per noi estranea». Massì, forse ha ragione lui: in Italia un uomo di potere che, messo alle corde, ammette di avere sbagliato e chiede scusa al Paese potrebbe esistere solo in un film di fantascienza.