Siete mai stati al President di Milano? Non l'albergo, il cinema. Ci si arriva dopo aver camminato per un pezzo di storia del nostro paese. Superato il duomo, sulla destra, passate dalla questura, la cui aiuola sottostante ospita le due lapidi ricordo di Giuseppe Pinelli: una è quella originale con la scritta «ucciso», l'altra è del comune e dice «morto tragicamente». Poi attraverserete piazza Fontana: sobriamente, forse troppo, una targa sulla facciata della banca nazionale dell'agricoltura ricorda la strage che si avvia verso i suoi quarant'anni di interrogativi irrisolti. Un semaforo ancora e poi, sulla sinistra, ecco il cinema. Dove, a parte il dolby surround e la vendita dei dvd, tutto il resto è miracolosamente Seventies. Vederci Frost/Nixon mi ha fatto un certo effetto: uscendo avrei voluto ordinare un punt e mes al bar, magari leggendo sul Corsera le ultime bravate di Vallanzasca. E invece sulle colonne del medesimo giornale ho scoperto che, secondo Alberto Pezzotta, il film di Ron Howard parla di «una materia per noi estranea». Massì, forse ha ragione lui: in Italia un uomo di potere che, messo alle corde, ammette di avere sbagliato e chiede scusa al Paese potrebbe esistere solo in un film di fantascienza.
martedì 3 marzo 2009
ritorno al futuro
Siete mai stati al President di Milano? Non l'albergo, il cinema. Ci si arriva dopo aver camminato per un pezzo di storia del nostro paese. Superato il duomo, sulla destra, passate dalla questura, la cui aiuola sottostante ospita le due lapidi ricordo di Giuseppe Pinelli: una è quella originale con la scritta «ucciso», l'altra è del comune e dice «morto tragicamente». Poi attraverserete piazza Fontana: sobriamente, forse troppo, una targa sulla facciata della banca nazionale dell'agricoltura ricorda la strage che si avvia verso i suoi quarant'anni di interrogativi irrisolti. Un semaforo ancora e poi, sulla sinistra, ecco il cinema. Dove, a parte il dolby surround e la vendita dei dvd, tutto il resto è miracolosamente Seventies. Vederci Frost/Nixon mi ha fatto un certo effetto: uscendo avrei voluto ordinare un punt e mes al bar, magari leggendo sul Corsera le ultime bravate di Vallanzasca. E invece sulle colonne del medesimo giornale ho scoperto che, secondo Alberto Pezzotta, il film di Ron Howard parla di «una materia per noi estranea». Massì, forse ha ragione lui: in Italia un uomo di potere che, messo alle corde, ammette di avere sbagliato e chiede scusa al Paese potrebbe esistere solo in un film di fantascienza.
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o forse come nel caso Frost dovremmo anche noi importare i giornalisti
RispondiEliminanel caso non ci consentissero l'importazione dei giornalisti, potremmo sempre optare per l'esportazione degli uomini di potere. magari gioverebbe pure alla bilancia commerciale, hai visto mai?
RispondiEliminaforse ho visto un altro film, ma non mi pare che Nixon abbia chiesto scusa al paese, piuttosto che si sia definitivamente sputtanato ammettendo che in qualità di presidente degli usa e quindi padrone e capo del mondo, ogni sua decisione fosse lecita.
RispondiEliminaForse dovremmo importare giornalisti meno servili, che da che mondo è mondo non ho mai visto nessun capo di stato o semplice ministro, chiedere scusa neppure per un rutto ma ho visto troppi giornalisti leccare culi in maniera plateale!
beh, con prosopopea tutta statunitense alla fine ha ammesso di aver «tradito il popolo americano». ipocrite o sentite che siano, sempre scuse sono...
RispondiEliminaposso dissentire?
RispondiEliminaAmmettere una colpa non è chiedere scusa.
Giustificava le sue azioni come unica cosa da fare.
Non c'è ipocrisia in questo semmai delirio d'onnipotenza!
certo che puoi dissentire! mi guardo bene dal difendere nixon, resto però dell'idea che si tratti di due momenti diversi: c'è il delirio di onnipotenza che tu hai descritto e su cui sono perfettamente d'accordo, e c'è il momento in cui l'uomo crolla e dice più o meno quello per cui tutta l'intervista era stata messa su. sincero o no, non lo sapremo mai
RispondiEliminada quando ti leggo questo è il post più bello che hai scritto. sarà anche che non ti leggo proprio sempre. però te lo dico da milanese, anche.
RispondiEliminavero. anche se quando dice che "tutto quello che fa un presidente non è illegale" ho riconosciuto un leggerissimo odore di dittatura mista Silvio
RispondiEliminaesatto eri, questa «materia» purtroppo non ci è per nulla «estranea»...
RispondiEliminaha ammesso ma in modo larvato. poi con 600000 dollari le scuse le caghi meglio, ungono assai.
RispondiEliminadoveva farsi processare se proprio voleva rendere un servizio al paese. in contrapposizione al nostro sembra un grande statista ma è solo questioni di confronti.
chiedo scusa senza bisogno di farmi dare mezzo dollaro
non so se avrebbe potuto rinunciare al «perdono presidenziale» di ford. ma al di là della giurisprudenza americana, di cui onestamente non so una cippa, mi chiedo: se un nostro qualsiasi presidente del consiglio (giuro, non c'è ombra di malizia) fosse graziato dal suo successore, la maggior parte degli italiani si incazzerebbe poi davvero o tutto finirebbe a tarallucci e vino a porta a porta?
RispondiEliminanon ho visto il film e non posso entrare nel merito di scuse sì, scuse no: ma mi piace l'idea-guida del tuo 'racconto', accompagno i tuoi passi nella storia e condivido amarezze fantscientfc.
RispondiEliminama com'è che quando descrivi un luogo mi sembra di essere seduta sulla panchina li davanti?
RispondiEliminaScusandomi per lo spam, vu segnalo che ho aperto un nuovo blog: si chiama Scritti Apocrifi http://scrittiapocrifi.wordpress.com/
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