In un periodo in cui si affoga tra commedie inutili e neanche gli Autori stanno troppo bene, a distanza di due settimane arrivano in sala due imperfetti quanto interessanti esordi alla regia di due attori italiani. Di Ratman abbiamo già parlato, oggi tocca al Miele di Valeria Golino. Che, come Lo Cascio, un po’ ci si rosola in questo primo film, come se ci volesse per forza mettere il tocco di minchiasonolautore. Però, insieme alla gratuita lunghezza di qualche scena e a un paio di evitabili banalità (la corsa in bici con la musica in crescendo...), è uno dei pochi limiti di una pellicola tosta su un argomento tosto: il suicidio assistito, con tutte le implicazioni umane, etiche, i dubbi, i rimorsi, le bugie, le incomprensioni, che la protagonista deve sobbarcarsi nel tentativo di avere una vita normale. Valore aggiunto: la Golino non fa battaglie, non prende posizione, non sbatte in faccia nessuna ideologia, si limita vivaddio a raccontare. Cecchi recita se stesso come sempre, e come sempre lo fa benissimo, Libero De Rienzo somiglia sempre più in modo inquietante a Nanni Moretti. Che Jasmine Trinca fosse brava l’ho già detto lì, qui è anche estremamente gnocca; merito di un taglio di capelli che sembra le abbia tolto quell’aria da figadilegno che non la dà a nessuno figurati a te. Inoltre i corpo a corpo con Vinicio Marchioni, sebbene brevissimi, sono piuttosto attizzanti: forse ci voleva lo sguardo di una donna per portare un po’ di eros nel cinema italiano.
martedì 7 maggio 2013
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se lo dici tu. io non mi sono attizzata nemmeno un po', vaccapire.
RispondiEliminae comunque il Marchioni, portatore sano di moglie cornuta, l'inutile quanto ingiustificata scenata di gelosia post-pompino-interruptus se la poteva risparmiare.
Come dici? che se non fosse stato interruptus se la sarebbe risparmiata?
ah ecco.
anfatti...
Eliminama quante ne so? :)
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