giovedì 28 gennaio 2010

10 04:33


Me la ricordo sì, quella serata bolognese. Io, mio fratello, i suoi amici più grandi, la prima volta a un concerto, i miei 16 anni. Cosa ci fossimo inventati perché i miei mi lasciassero andare, non lo so più. Forse c'è una foto: vestita anni Settanta fuori tempo massimo, capelli lunghi e lisci con la scrima in mezzo, tremenda. Come mi sentivo? Brutta. Inadeguata. Ah se il Principe era bello, invece! Dalla no, con tutto quel sudore sui peli metteva quasi paura, l’inquietudine smorzava un po' solo quando attaccava Anna e Marco o suonava il clarinetto. E poi c’era lui, lì: a dividerci tre metri e cinque o sei persone. Mi fissava, mi fissava e sorrideva. Occhi neri, sguardo sicuro, un poco stronzo, sotto sopracciglia folte. Denti tanti, bianchissimi. E alto. Alto più di mio fratello, che già era una spanna su tutti. Guardavano tutti il palco, io mi avvicinai piano. Gli afrori da stadio a un tratto non c'erano più: via il sudore, via i profumi da due lire, via le canne. Il Principe iniziò con i ringraziamenti, lui iniziò ad accarezzarmi. Camminammo per non so dove, tornammo fra le cartacce e le bottiglie vuote. Mesi dopo scoprii che mio fratello mi aveva cercato a lungo. E cercato così forte da finire in un disco dal vivo. Non gli ho mai raccontato nulla, lui non mi ha mai chiesto. Io, mi chiamo Mariapia.


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