Per dirla con i Neri per Caso, quando c’è sentimento non c’è
mai pentimento: al quinto appuntamento di questa rubrica (in fondo trovate i
link alle puntate precedenti), la mia cinquina di oggi parla tanto, tanto
d’ammmore. Ancora grazie a Frank Manila per l’ideona.
Anche stavolta mi cito, ne scrissi un annetto fa. Ricordo
che il film mi entrò in circolo lentamente. Uscii convinto che fosse finita lì,
ridacchiando per qualche battuta, ma la notte stessa mi rinvennero come dolcissima
peperonata certi dialoghi, certe situazioni, la geometrica perfezione
dell’impianto, quella levità mai sciatta o banale, la gnocchezza e la faccia da
tolla di Meg Ryan. Come se non bastasse, il film di Rob Reiner (sceneggiatura
della povera Nora Ephron) ha contribuito notevolmente alla mia educazione
sentimentale insieme a Io e Annie e Pensavo fosse amore invece era un calesse.
Mi ero innamorato di Aki Kaurismäki l’anno prima con
Leningrad cowboys go America, ma se lì si ghigna, qui viene fuori l’anima più
malinconica, seppure divertente e divertita, del regista finlandese. La storia
di Jean-Pierre Léaud (scelta paracula da e per cinephile, d’accordo, ma quanto
è bravo?!?), sfigatissimo disoccupato causa Thatcher che non riesce a
suicidarsi e ingaggia un killer malato terminale per farsi ammazzare, è una
sorta di versione spassosa e surreale de Le tribolazioni di un cinese in Cina
di Jules Verne. Prefinale bellissimo, cameo e canzone di chiusura di Joe
Strummer.
Titolo banalotto di Frankie and Johnny, sottovalutato film
di Garry Marshall che, fresco del successo di Pretty woman, non riuscirà mai
più a bissarlo. Eppure Michelle Pfeiffer e Al Pacino proletari, lei cameriera
lui cuoco ex galeotto, sono assolutamente credibili. Lei bella come il sole
anche struccata e coi capelli pisciati, lui paraculo come sempre. Lei con il
freno a mano tirato, lui totalmente perso. Scopano, litigano, si innamorano,
fanno pace, non necessariamente in quest’ordine. E io ricordo di essermi fatto
un po’ di pianti, non perché il film sia lacrimoso, ma perché sono un po’
piciu.
Nel mio periodo da cineclub, un’amica mi portò a vedere la
prima parte di questo film-fiume composto da 13 capitoli e diretto dall’allora
sconosciuto Edgar Reitz. Pensavo sarei schiantato dopo dieci minuti, e invece
divenne l’appuntamento fisso del martedì. Noi lì in sala, sempre più o meno le
stesse persone, partecipavamo di quello che accadeva sullo schermo più o meno
come in Nuovo cinema Paradiso e, delle vicissitudini di Hermann, Clarissa,
Ansgar, Helga, nella Monaco a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, finimmo
per parlare come dal parrucchiere si ciancia di Beautiful.
1993 - L’età dell’innocenza
Dal bellissimo romanzo di Edith Wharton (che però ho letto
una dozzina d’anni dopo), ambientato nella irriconoscibile New York di fine
Ottocento, Martin Scorsese trae non il suo film migliore, ma di sicuro la sua
opera più insolita. Ancora Michelle Pfeiffer, sempre bellissima e triste, ma
stavolta nei panni aristocratici di una contessa in fuga dal marito violento da
cui vuole divorziare. Scandalo per tutti, ovviamente, anche perché la donna nel
frattempo si innamora di Daniel Day-Lewis, promesso sposo della scialba cugina
di lei (Winona Ryder). Un solo Oscar, per i costumi realizzati da Gabriella
Pescucci.
Forse la tua cinquina che prefisco finora.
RispondiEliminaGrande Ho affittato un killer, L'età dell'innocenza e Heimat 2 Capolavori, gli altri supercult.
è stata forse la più sofferta, c'era talmente tanta tanta scelta! alla fine, come sempre, ha vinto il cuore. e anche un po' i ricordi
Eliminaeh beh! qui si vola alto , altissimo!!!
RispondiEliminacome diciamo noi gggiovani, tanta roba ;)
EliminaQuesta cinquina obbliga il mio status di cinefilo "nazionalpopolare" a venire
RispondiEliminaallo scoperto. Del lotto ho visto solo Harry ti presento Sally.
Recupererò, Spero.
beh, ma guarda che a parte Heimat sono tutte scelte abbastanza nazionalpopolari, recupera! comincia da Kaurismäki, è tanto divertente
EliminaL'età dell'innocenza è un film che per me significa tantissimo visto che ho convissuto con lui per un anno, facendoci la tesi sopra. Uno dei più belli, particolari e sottovalutati di Scorsese!!
RispondiEliminavero, verissimo. hai letto il romanzo?
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