Ashgar Farhadi è diventato l’alfiere del cinema iraniano che racconta la piccola borghesia, ed era abbastanza prevedibile che ispirasse degli epigoni. Nima Javidi è uno di questi, e il suo Melbourne lo testimonia. La storia di questa coppia in partenza per una nuova vita in Australia (lui è Peyman Moaadi, già protagonista del capolavoro di Farhadi Una separazione), i cui piani sono stravolti dalla morte improvvisa di una neonata che dovevano ospitare solo per poche ore, ha un meccanismo quasi perfetto. Girato tutto in appartamento, più o meno in tempo reale, con l’invadente presenza di telefoni, cellulari, skype, citofoni, campanelli, macchine fotografiche, computer, per non parlare di vicini, parenti e conoscenti che si avvicendano continuamente quasi a impedire che i due possano pensare a come venirne fuori senza incartarsi ancora di più tra bugie e sotterfugi, il film vive di un’angoscia che non concede tregua. Peccato che il finale non sia all’altezza e sembri quasi un po’ tirato via.
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Mi incuriosisce. Se la rete me lo offre, lo guardo volentieri.
RispondiEliminacredo che ti piacerà
EliminaSembra interessante. Visto che siamo in zona, ieri ho trovato il tempo di guardarmi Incendies (La donna che canta)...consiglio vivamente...
RispondiEliminaeh, devo recuperarlo, è lì in attesa
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