giovedì 1 marzo 2012

lucio dove vai


A mio padre non piaceva. In verità non gli piaceva nessun cantante "moderno", ma chissà perché ce l'aveva con lui in modo quasi “fisico”. Sarà anche per quello che Dalla l'ho scoperto tardi? Chissà. Ho saltato a piè pari il periodo Roversi (troppo complicato per un ragazzino, vero, ma continuo a pensare anche a quaranterott'anni che sia un po' sopravvalutato) e mi sono trovato ad amare incondizionatamente tre dischi: Lucio Dalla, Dalla e, ma molto più tardi, quando stavo con la Drfm che con i suoi racconti di bambina me l'ha fatto scoprire, Come è profondo il mare. Che è un concept album (o almeno io l'ho sempre pensato come concept album) molto più concept di Automobili, per dire. È soprattutto questa canzone qui, scritta come un disegno di Jacovitti, che mi scatena una risata, un buonumore, una illogica allegria per dirla alla Gaber. Come ha detto giustamente Assante alla radio poco fa, sia quando ha fatto cose notevoli, sia quando ha fatto robe brutte, ha sempre dimostrato di essere uno che non si fermava mai, uno che voleva sempre sperimentare cose nuove: che senso ha la morte? che senso ha la vita.


3 commenti:

  1. Un grandissimo.
    Lascia pezzi straordinari e l'impressione che sia finita troppo presto.

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  2. Sono sincera, da anni non lo ascoltavo più. Ma ho amato il suo album del 1980, Dalla, in particolare la canzone Mambo che ancora adesso è nella mia top list emotiva.
    Avrei da ringraziarlo anche solo per quella.

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  3. In Italia il numero uno. Per sempre.

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