mercoledì 5 maggio 2010

bringing it all back home


Ricordo il pomeriggio in cui vidi Happiness. Giugno milanese, rassegna del meglio di Cannes, annata eccellente. Fu una folgorazione. E mi aspettavo tanto, forse troppo da questo seguito. Così sono molto curioso di sapere cosa ne pensa chi ha visto Life during wartime (o Perdona e dimentica, il titolo italiano per una volta non è strampalato perché riprende il leit motiv del film) e si è perso il precedente. Perché in questa strana radiografia americana c’è la solita miscela alla Solondz, tra dialoghi surreali e molto divertenti, domande pesanti come macigni, bambine imbottite di Xanax e un 11 settembre che salta fuori persino se si parla di pedofilia, ma è come se mancasse qualcosa, un'alchimia felice che rende, ad oggi, Happiness il film più compiuto del regista. E perché i nuovi attori (tutti diversi rispetto al primo film) non bucano, tranne forse Ally Sheedy che è sempre bello sapere che è ancora viva e lotta insieme a noi. Impari il confronto tra Phillip Seymour Hoffman e Paul Reubens; a proposito, quest'ultimo tornerà a indossare i panni di Pee-Wee: io, nonostante l'idiozia della cosa, sono quasi contento per lui.

5 commenti:

  1. allora non lo vedo Happiness, ché un incauto mi ha prestato il dvd... per quanto se lo vedessi sarebbe lo stesso, tanto un raffronto ponderato, fatto con tutti i santi crismi non riuscirei a farlo manco con un trapianto di cervello... è una cosa organica.

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  2. ma non ci credo! comunque l'incauto ti ha prestato il film perché lo vedessi, non per adornare la cima del frigo ;) penso che ti piacerà

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  3. ... OOOOh (di meraviglia) come fai a sapere che è nel freezer?

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  4. conosco cose che voi umani non potreste immaginarvi! (come "nel" freezer? ooooooooh?!?)

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  5. conosco cose che voi umani non potreste immaginarvi pur'io :-D

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