C'è talmente tanto, dentro Cosa voglio di più, che non so da che parte cominciare. Forse dalla bellezza e dalla pulizia della scena finale. O di quando, tornato a casa, hai quasi voglia di una doccia che ti liberi dalla sensazione di essere stato addosso ai protagonisti, tutti. O dalla credibilità degli attori. O da come tutto si svolga a Milano ma potrebbe essere ovunque, ché tanto la città del film è un luogo di non-luoghi, dal finto parco giochi al finto pub messicano, dal motel al super (dio! la spesa al super che sta chiudendo è più o meno galera di quella serranda sempre serrata fino in fondo prima di dormire?). Per non parlare di Battiston che ricorda l'obeso di Gaber. E di quanto la pigrizia e le convenzioni uccidano le passioni, né più né meno della mancanza di soldi.
C'entra e non c'entra, ma a me quest'articolo è piaciuto tanto.
Quindi il mio sospetto che la festa del 1° maggio sia una presa per il culo non è del tutto infondato.
RispondiEliminaLa mia sensazione dopo il film è stata quella di volermi togliere di dosso, con la doccia, quella vita marcia, o quel tipo di marcia di vita che Soldini ha reso perfettamente lasciandola sotto e raccontando quello che succede sopra.
Vabbé, fai finta che si capisca...
ms: lo è diventata, ahinoi. uh, si capisce tutto benissimo, che credi?
RispondiEliminaganfione: commentai!
ma se la mia avemaria è che non mi si capisce... e lui scende dal pero...
RispondiEliminaio scendo dal pero? e perché mai ci sarei salito? lo sanno tutti che schifo le pere!
RispondiEliminaappunto, schifi le pere e scendi dal pero. io che ho detto?
RispondiEliminaquindi non avere soldi uccide la passione? eppure i poveri fanno più sesso ;)))) Stop
RispondiEliminastop: secondo me ormai quella che i poveri non avendo altre distrazioni scopano di più è una leggenda metropolitana, il massimo della libido ormai è stare a casa a guardare la pupa e il secchione
RispondiElimina