domenica 14 novembre 2010

onda calabra


Primavera al caffè. Belle persone nonostante appartengano alla mia generazione. Giovani pance consapevoli pronte a trasformarsi in pupi inconsapevoli. «Mi spiace. Devo campare» a tracolla di qualcuno che silenziosamente chiede l'elemosina. «Si avvisa la gentile clientela che i cellulari esposti in vetrina sono finti» espone un negozio di quelli che stanno intorno a te. Piccoli pezzi che vanno ad aggiungersi a una regione che continua a essere un puzzle senza risposta. Come quando un amore finiva prima di nascere per dubbi e incertezze scambiati per distanze geografiche che sembravano insormontabili. Come quando mio padre mi raccontava i suoi trent'anni qui e io immaginavo che un giorno ci avremmo fatto un viaggio insieme.

2 commenti:

  1. Io direi pance inconsapevoli pronte a trasformarsi in pupi (niente a che fare con quelli siciliani) consapevoli.
    Di mio padre si racconta che a Rossano Calabro non ci volesse stare, faceva i picci, si voleva sposare... Cose così. Come dire? Minchiate.

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  2. la parte della mia famiglia, sono S E C O L I, che è partita ed ha abbandonato il Piemonte, eppure ancora oggi, ribadisce forte il concetto di appartenere a quella terra, e di sentirsi lontana mille miglia da usi costumi e tradizioni di dove viviamo ora. Non so come mai, ma le radici, anche se le dissotterri, pare ricordino il codice genetico della terra che gli diede origine.

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