mercoledì 21 aprile 2010

gabbio

- Si sente male?
- Sto invecchiando. Questo posto è una Shangri-La al contrario.
(The ghost writer, Roman Polanski)

Un regista che sconta a distanza di 33 anni la sete di protagonismo e torbidi desideri giustizialisti da rotocalco di chi non vedeva l'ora di sbatterlo dentro, gira un film tutto ambientato in un'isola più claustrofobica di Shutter Island. Attori che sembrano quasi tutti prigionieri di qualcosa (Brosnan di Remington Steele, la Cattrall di Sex and the city, Wallach degli spaghetti western, Jim Belushi del fratello, Timothy Hutton del padre, tutti o quasi comunque del passato), interpretano personaggi doppi, forse tripli, ma sempre prigionieri dei loro cliché, immersi in una atmosfera torbidamente noir, densa come la bottiglia di orzata dove galleggia Milano (e questo è Faber, mica io). In tutto ciò si aggira il parolaio un tanto al chilo Ewan McGregor, puro siccome un angelo e quindi perfetta vittima sacrificale. Non è il miglior Polanski, ma la sensazione finale di aver spiato per 130 minuti una terapia di gruppo è un interessante torcibudella da meditare nel silenzio della propria casetta.


- Ma chi è che c'è nell'ombra? Non ho capito chi è che sta nell'ombra.
- Domandare è lecito, rispondere è fantasia.
(I soliti accordi, Enzo Jannacci e Paolo Rossi)

2 commenti:

  1. devo confessarti che l'ho visto lunedì: lo trovo un film prescindibile basato su un libro che non ho letto ma ho notato le pubblicità a virgin, UPS e BMW.

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  2. la presenza bmw era imbarazzante, il resto mica tanto. d'altra parte sono soldi...

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