Su, alzate la mano, facciamo outing, ché di quella leva lì qui ne passano spesso. Io me lo ricordo in questo modo: era quell’ora un po’ così, con il primo buio che impigriva la voglia di giocare, l’odore di cena ancora acerbo, l’occhio svagato a un compito iniziato qualche ora prima e mai finito, colpa della testa persa a fantasticare di sé o della mano persa a curiosare dentro i pantaloni. Insomma, a quell’ora là, passate le sette e non ancora le otto, c’era una roba sul due che si chiamava Buonasera con…, al cui interno è passato gran parte dell’immaginario televisivo della nostra allora implume generazione, da Goldrake a Mork e Mindy fino ai Muppets. Ecco, il Muppet show. Un’idea geniale con tocchi surreali, uno spettacolo come si facevano negli Usa (anche se noi non lo sapevamo) ma interpretato da pupazzi, una star (vera) in carne e ossa in ogni puntata, tv adulta per bambini o tv bambina per adulti, chissà. La serie andò avanti per cinque stagioni, probabilmente neanche tutte edite in Italia. Poi vennero i film (carini), la morte di Henson, il figlio che ne prese l’eredità, la Disney. E ora questa specie di reboot cinematografico. Che io e Unfattovéro abbiamo visto (unici adulti non accompagnati) circondati da bimbi belli come il sole e da genitori invadenti come la neve che s’incrosta sotto la macchina. Che dire? Le idee ci sono, e l’ironia, la malinconia, l’odore della polvere di palcoscenico sono palpabili. Purtroppo ci sono anche le canzoncine buoniste, il doppiaggio italiano, le zaffate di kitsch più o meno consapevole, gli attori in carne e ossa tutti abbastanza insopportabili. Alla fine, un film che non sai bene a che pubblico sia dedicato, proprio come l’imperdibile corto iniziale con protagonisti i personaggi di Toy story.
martedì 14 febbraio 2012
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Una delle cose più belle che abbia mai visto, i Muppets. Bellissimi, divertentissimi e altri diecimila "issimi". Li ho sostituiti con Real Time, ma non rido più. Anzi.
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