Io su quella battuta lì, figlia di un monologo strepitoso, smettevo di essere chi ero. Crollava il personaggio, mi prendeva una ridarola grassa e contagiosa che poteva durare minuti. Ci divertivamo. Della mia parte amavo molto l’inizio del secondo atto, forse perché è un po’ la chiave di tutto, forse perché finivo sempre per palpare una tetta a T. che fingeva di arrabbiarsi. Quand’è che abbiamo smesso? Di divertirci, dico. Sì, la mia distanza. Sì, gli scarsi progressi. Sì, le vite matrimoniali che crescevano intorno. Ma qualcosa si era rotta già da prima. E ieri, ripetendo qua e là le battute sottovoce mentre era in scena il figlio di Eduardo, vi ho ripensato e un po’ mi siete mancati. Mannaggia ’a guerra, mannaggia.
mercoledì 23 febbraio 2011
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Sei andato a vedere Le bugie con le gambe lunghe? Come lo fa, il figlio?
RispondiEliminasenza far paragoni, se la cava piuttosto bene. quello che mi ha lasciato un po' così è la confezione: potrebbe essere tranquillamente uno spettacolo fatto quarant'anni fa
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