«Vorrei che ti decidessi ad essere felice»
(Il padre dei miei figli, Mia Hansen-Løve)
C’è questa frase, e lo sguardo di Alice de Lencquesaing cui è indirizzata. Poi c’è una scena. La ragazza ha appena passato la notte fuori, ha dormito con il suo primo ragazzo. Si gode l’aria del mattino, lega i capelli di lato, entra in un bar. Si siede, non sa cosa prendere, non le importa, forse anche questa è una prima volta. Ecco, se il film fosse quella frase e questo pezzetto (bella la scena, pulito il montaggio, bellissima e credibile lei), sarebbe un piccolo capolavoro. Ma Il padre dei miei figli è anche un ingenuo, romantico e un po’ didascalico omaggio a Humbert Balsan, produttore cinematografico suicidatosi per debiti. Non male, ma i giudizi entusiasti degli addetti ai lavori sanno di autoreferenzialità, sensi di colpa, malinconia, affetto, chissà in che ordine.
in inglese sono dei finti simili (o dei veri diversi?) To affect means to have effects. ma anche to affect is to infect. e così via dicendo di inutilità in inutilità
RispondiEliminaDantès, prrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr.
RispondiEliminaEcco.
(in effetti, affetta affetti)
RispondiEliminaelena: mi insegni? che io fingo di conoscere almeno quattro lingue, compreso l'italiano, ma non sempre mi viene bene. magari una sul serio vorrei riuscire a impararla
RispondiEliminams: e perché mi spernacchi?
perché neanch'io conosco le lingue, però così gli altri almeno vedono la mia. per finta.
RispondiEliminache poi sono figlie vero?
RispondiEliminaStop
esatto, sono tutt'e tre femmine. solito problema di traduzione, troppa fatica azzeccarne una! ormai la mia è un'incazzatura continua contro chi fa i titoli italiani
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