giovedì 16 luglio 2009

ode all'amico divuddaro


Alle sette e un quarto ci sono sempre loro. Arrivassero insieme, sai che terapia di gruppo. C'è lo sdrucito prof di sinistra, che sa di buone letture e cattive sigarette, baffi gialli e serate di solitudine; l'ultima volta che l'hanno visto sorridere aveva 12 anni. C'è poi il quarantenne che vive con la madre, veste come un ragazzino, si entusiasma col 3d e il blu-ray, ripete tre o quattro volte le stesse cose come uno che ha smesso di farsi, ti illude di accomiatarsi e non se ne va mai. Con la saracinesca a metà ecco spuntare quello che ti saluta come fossi il capitano Kirk, potrebbe avere 20 o 40 anni, ha la faccia da informatico e il corpo da fast food: lui compra qualsiasi cosa, ti risolve il mese, basta solo sopportarlo mezz'ora oltre l'orario di chiusura. E poi ci siamo io e te, mio unico amico autoctono di questo bdcdP, che fingiamo di volerci scambiare i lavori ma poi finiamo per guardare il tramonto e qualche culo di passaggio, in questo vicolo stretto appena fuori dal negozio.

3 commenti:

  1. Ci sto. Per la terapia di gruppo con loro, dico. Li amerei tutti. Li ascolterei a lungo e farei qualche intervento di tanto in tanto. Dammi le coordinate. Purché non mi guardiate il culo.

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  2. Guardare i culi di passaggio, lo trovo un ottimo lavoro. Lo sdrucito di sinistra, mi sa che lo conosco anch'io.

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