mercoledì 18 aprile 2012

quella gente là


Mi stanno a un metro. Pausa pranzo con fedi che ruotano nervose sulle dita, racconti di tv della sera prima, preannuncio di maalox post pizza. Età: più o meno la mia, temo. La più giovane spiega di un programma in cui si narrano fantastiche “storie vere” tipo quella di un pesce pescato e finito direttamente nella bocca della stupefatta e inesperta pescatrice, o quella del tizio che ce l’aveva piccolo, si è legato una salsiccia alla gamba con un laccio emostatico ed è morto perché non gli circolava più il sangue. Ma il peggio addavenì. Da uno dei tanti tv appesi alla parete parte in sottofondo l’ultima lagna di Antonacci. «Ah, è quello con la figlia di Celentano, quella un po’…» tergiversa. Vorrei aiutarla: un po’ calva? un po’ alta? un po’ gnocca? un po’ melafareisubito? Decide di tacere e fa una cosa che non vedevo da almeno vent’anni: piega la testa di lato, leggermente, un paio di volte. Avrei trovato meno volgare se avesse detto «frocia».

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