Ho passato buona parte del primo tempo (a parte la scena dell'auto, che intuivo per qualche ragione essere perfetta) a chiedermi se avesse un senso doversi sorbire Melancholia giusto per vedere le tette di Kirsten Dunst. Odiosa lei, odioso il contesto, gente orribile tutta concentrata sul proprio ombelico, Charlotte Rampling che le sentivo già le madaminchie a dire «Eh sì, brava ad avercela col mondo con un marito così», laddove il marito era solo un povero, magnifico priapico svampito interpretato dall'ottimo John Hurt. Per tacere del personaggio di Udo Kier, ché se voglio vedere checche isteriche mi sintonizzo su canalecinque. Poi però il film comincia. Sì, a metà. E allora scopro che von Trier ci ha preso abbondantemente per il culo. Che il suo è un messaggio incredibilmente ottimista. Che gli onanisti mentali, così impegnati a credere o a non credere a qualcosa per nascondere le proprie ubbie, alla fine hanno la peggio. E solo la protagonista, che soffre davvero e davvero risorge, alla fine è quella che muore serena. Un film sorprendente. Nulla di strano che le mie “valvole”, come quelle del protagonista di Una banda di idioti, abbiano giustamente fatto i capricci.
film immenso, non immediato, che cresce anche dopo la visione.
RispondiEliminae poi ci sono le tette di kirsten dunst :)
Io ci vedo l'equilibrio perfetto tra l'assoluta mancanza di ottimismo e l'assoluta mancanza di pessimismo... come avere un vetro finto e dilettarsi a farci il mimo. Ce l'hai un paio di collant e un lupetto neri? ' si sa mai.
RispondiEliminaMi manca ancora, e più ne leggo più appare chiaro che l'unica cosa da fare è andare a vederlo e capire come lo prendo.
RispondiEliminaAh, mi sono letto un po' di post che mi mancavano: sono ormai così abituato al mio SN che non saper come metterti un like mi ha molto innervosito.
RispondiEliminams: un paio di collant? mh, direi di no. calzerotti?
RispondiEliminafilippo: sono così commosso per i due commenti (per non parlare del tuo post) che mi hai fatto venire il blocco dello scrittore. insomma, che dirti, non riesco a scrivere nulla. e sì che di cose ne avrei da scrivere, almeno la recensione di tintin e invece ho solo il titolo. poi certo uno potrebbe anche scrivere cose a casaccio, tanto per riempire uno spazio, ma sai che non sono capace, no? perché ci sono anche quelli che ci riescono. stanno lì e si avvitano su quelle due-tre frasi... li trovo insopportabili. vabbè. che diamine è uno sn? e, soprattutto, a cosa avresti messo un like?
salve, son una che scrive a casaccio, tanto per. e, nella mia veste di tuttologa, che non sia mai che ci si fa mancar qualcosa, mi verrebbe da dire che SN sta per socialnetuorc. ma tu mi spieghi come son fatti i calzerotti?
RispondiEliminapoison: come farei senza la tua immensa curtura? calzerotto-non-andare-via (che non so se poi si chiamino proprio calzerotti, ma tant'è) è una delle mie recenti perversioni sessuali. sono quelle calze appena sopra il ginocchio che voi ggiovani donne d'oggi indossate solitamente nel segreto della vostra cameretta quando avete freddo
RispondiEliminaEsatto, social network (non Facebook, ma ve ne sarete accorti). Avrei messo like qui e là, come uno che ha fatto una raccolta di bollini e ora deve riempirci le schede.
RispondiEliminaMa i like e i bollini si possono mettere anche sull'SNC?
RispondiEliminaE mò chiedetemi cos'è l'SNC... gnec gnec
il termine tecnico per le calze sopra il ginocchio è "parigine". ma, perdonami, dubito possano donarti. ;)
RispondiEliminaanfatti donano tanto al mio ammmore ;)
RispondiEliminanon nutrivo dubbio alcuno. il tuo ammore tiene quel corpicino strepitoso per cui le donerebbe anche il sacchetto usato dell'ipercoop.
RispondiEliminaAvevo scritto 'na roba, c'entrava Twin Peaks e il sacchetto di plastica, ma 'sto burino non me l'ha preso. E vabbè... :-D
RispondiEliminaGrazie, Po', sei troppo bbbona :-)
ms
ah sì: qui. simo
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