Faccio bene a non guardare quasi mai i trailer. Faccio bene a non leggere quasi mai le recensioni. Faccio bene a fidarmi della mia curiosità e andare al cinema così come si dovrebbe vivere, d’istinto. Anche perché avrei rinunciato, in un sabato pomeriggio già uggioso di per sé, a un bel film che dai più è stato venduto come difficile, noioso, verboso e, soprattutto, (vade retro!) filosofico. Certo, il Faust di Sokurov non è un cinepanettone, ma non è di sicuro più complicato dell’ultimo Malick o di Melancholia, ed è pure attraversato qua e là da una lieve, rinfrancante ironia. Allora qual è il problema? Che non c’è Brad Pitt? Che la fica di Isolda Dychaux (diciott’anni meravigliosi) è meno famosa delle tette di Kirsten Dunst? O è il formato da film muto a destabilizzare? Che poi, dopo qualche minuto, ti ci abitui: c’è talmente tanto, dentro quelle piccole inquadrature, che alla fine fatichi a pensarle a 35 mm.
mercoledì 23 novembre 2011
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