Era la mia prima vacanza estiva rosicchiata al lavoro, un weekend lungo alle Cinque Terre con la DRFM, la sua macchina nuova, il mare, le camminate, quel ristorante in un paese deserto, piccole sale e un balconcino e un panorama tutto nostro. Tornavamo la sera e la tv ci investiva con una violenza fascista, crudele e inconcepibile, la realtà e il suo contrario, voci che si accavallavano mentre un ragazzo morendo diventava santo o criminale appena 100 chilometri più a ovest. C’era più dell’impotenza: come un senso di colpa, un sentirsi fuori luogo, fuori contesto. Ci guardavamo, ci prendevamo per mano, sperando che l’amore cancellasse quella mostruosità, o almeno ce la facesse dimenticare.
giovedì 4 agosto 2011
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