lunedì 9 agosto 2010

do you, mister lopez?


Quando uno è fico anche vestito da Freddy Krueger c'è poco da dire, quindi sorvolerò su Robert Downey jr. e parlerò soltanto de Il solista. La cosa che mi incuriosiva di più era il motivo per cui fosse stato scacato in patria e, di conseguenza, destinato alle sale cinematografiche italiane intorno alle feriae augusti. Primo: non ha un lieto fine, ché la schizofrenia – si sappia – non si cura soltanto con l'ammmore e la pazienza. Secondo: la Los Angeles del film, nonostante ci siano panoramiche dettate da amore puro che ricordano Manhattan di Woody Allen, non è quella da cartolina poliziesca cui ci hanno abituati, e la quantità di derelitti che la affolla è drammaticamente reale e attuale. Terzo: la musica classica non serve né per trombare né per introdurre storie d'amore tra straricchi annoiati. Magari sbaglio, ma forse no. E nonostante qualche ingenuità (i lampi di luce a rappresentare la musica si usavano tra i Sessanta e i Settanta, non oltre), il film non annoia, non è lacrimoso e, per citare il personaggio di Catherine Keener, è «personale, politico e attuale». Jamie Foxx è bravo, ma non fa urlare al miracolo come in Ray. Il finale è da mandare a memoria per tutti quelli che hanno il tu facile con chiunque, per qualsiasi ragione, appaia diverso.

3 commenti:

  1. Bah. A istinto, io il tu lo dò a chi sento uguale.

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  2. Io adesso sono riuscita a smettere, ma darei del lei a tutti e a chi amo di più in special modo. A parte questo. A me i lampi di luce erano piaciuti. E tutto il resto rosico che hai detto tutto meglio di me.

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