Era iniziata l'estate. Una mattina senza mare ti eri messo alla macchina per scrivere e avevi riempito una paginetta seguendo giusto un paio di dritte trovate su un tascabile di dubbia utilità. Avevi spedito la lettera senza aspettarti una risposta e invece il telefono era squillato una mattina senza mare di qualche settimana dopo. L'uomo aveva detto «vieni oggi pomeriggio, ne parliamo», tu ancora omertoso col resto del mondo eri andato al tuo primo colloquio di lavoro. Il tipo, che somigliava a Wolfman Jack ma aveva una voce sottile sottile, ti diede la prima cosa da fare. Da allora hai sempre fatto quello. In modo diverso, con persone diverse, da vent'anni. Pagato poco, tanto, quasigratis, gratis, il giusto. Ora che i sogni, gli ideali, le idee, la voglia, la passione, si sono esauriti, guardi con tenerezza a quel ragazzo lì, ma pensi che se potessi smetteresti di lavorare anche domani. E al prossimo poveretto che ti chiede «E che faresti tutto il giorno?» risponderesti semplicemente con una testata sul naso.
martedì 18 agosto 2009
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Shadia
RispondiEliminapreferiresti tornare indietro e dire così?:
http://www.youtube.com/watch?v=-w9EBTB8a3Y
no, ma lo direi volentieri adesso, potendomelo economicamente permettere, s'intende (la tipa era una specie di accattona...). più in generale, ed è una cosa di cui mi sembra di aver già parlato qua e là, sono convinto che quasi tutti lavoriamo troppo per quello che serve realmente, ed è un grande grosso spreco di tempo
RispondiEliminaPoi mandalo da me, che nel caso la prima testata non lo avesse fatto ragionare, magari con la seconda si ravvede.
RispondiEliminaIo lo so cosa cose (plurale) farei tutto il giorno. Non sto manco a perdere tempo a dargli la testata a quello. Però se non si ravvede neanche con la seconda, mandatemelo: mi alleno, al lavoro serve.
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