lunedì 19 gennaio 2009

gli occhi di malcolm mcdowell


Questo weekend io e madame Bovary abbiamo fatto intima conoscenza: sono giunto a metà delle sue vicende e sinceramente mi chiedo com
e ho fatto a vivere per 39 anni senza aver mai letto Flaubert. Io ed Emma abbiamo anche fatto le pulizie di Pasqua (che la primavera non ci colga di sorpresa!), cucinato per i due giorni a venire e, dulcis in fundo, ci siamo dati ai piaceri proibiti: grazie al Mulo, abbiamo potuto guardare tre grandi invisibili, tre film scandalo, tre lacune piuttosto imperdonabili per uno che sostiene di essere appassionato di cinema. Abbiamo iniziato con Je vous salue Marie di Godard, annunciazione in chiave laica e moderna, gran casotto da parte della Chiesa, accuse di blasfemia, picchetti di invasati, persino una torta in faccia al regista in quel di Cannes: noi non l'abbiamo trovato per nulla blasfemo, anzi ci è parso piuttosto pervaso di spiritualità; peccato che sia un film mortalmente noioso (come quasi tutto il Godard degli ultimi trent'anni), il cui unico pregio è la brevità. Tutt'altra cosa I diavoli di Ken Russell, tratto da una storia vera accaduta durante l'Inquisizione: qui lo scandalo non è certo nella condotta del prete libertino protagonista (grande Oliver Reed) né nelle fugaci passere al vento delle suore finto-indemoniate, ma nella figura che ci fa la Chiesa del tempo (?), pronta a ricorrere a Satana pur di distrarre l'attenzione dagli intrallazzi politici. La grande sorpresa però è giunta con la versione integrale (o almeno "la più integrale" di tutte quelle attualmente disponibili, 156 minuti) di Caligola: io e Madame avevamo letto di tutto, e di tutto ci aspettavamo. E invece. E invece abbiamo deciso che ci piace proprio perché è così: un pastiche esagerato, colorato, kitsch, pop porno (questo sì, davvero), visionario, lisergico, potente, con attori del miglior teatro inglese, sequenze geniali (la nave-bordello), sceneggiatura di Gore Vidal, soldi del patron di Penthouse non ancora convertito al silicone e regia (fra gli altri) di Tinto Brass, in transito dalle anomale pellicole anarchiche degli esordi all'odierna triade culi-specchi-organetti. Insomma, un film probabilmente fuori tempo massimo per quegli anni: i micidiali Ottanta erano alle porte e con loro il tramonto della rivoluzione sessuale, il dramma dell'aids, l'avvento dell'erotismo patinato. Ad ogni buon conto, se fosse stato girato – che so – da uno come la buonanima di Derek Jarman, Caligola sarebbe già stato rivalutato. Ma io e Madame ne siamo sicuri, diventerà un cult vero, questione di tempo.

5 commenti:

  1. ben traslocato! A breve ti seguirò. Ho un account su blogspot e su splinder, ma io vorrei bloggare su wordpress, se non fosse che una signorina inglese utilizza il mio glorioso nick. Mi riservo di decidere entro il mio quarantesimo compleanno... P.S. Ma perchè il mio bloggo è linkato in arancione? :)) Bacio

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  2. oddio. è lo stesso rapporto che ho io con Il giovane holden, c'ho messo venticinque anni per comprarlo ed altri tre per cominciare a leggerlo. non l'ho ancora finito ma come Tafazzi mi martello per non averlo fatto prima. Su caligola avrei da dire che nominare senatore un cavallo, adesso come adesso, a noi ci salverebbe. buondì eri

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  3. di Caligola devo leggere quello di Camus

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  4. La Bovary mi manca. ma ho letto altro di flaubert.

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  5. poly: tienimi aggiornato
    eri: se non ci hanno separato alla nascita ci sposiamo?
    sammy: io l'ho visto a teatro qualche anno fa, molto tosto, mi piacque parecchio. e secondo me vidal un po' ci si è ispirato
    lavinia: mi aspetto tanto da "bouvard e pecuchet"

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