venerdì 19 giugno 2015

pastorale francese (ovvero john c. reilly is the new james franco)


«Scusi, che rivista è?». La ragazza ha gambe interminabili e pantaloncini minuscoli, capelli corti e celestini e, se non fosse che se sta qua dentro è maggiorenne, la prenderei per una di 15 anni. Sto leggendo un articolo di Internazionale sulla cultura pop giapponese, onestamente una robetta, ma «Sa, quello nella foto è il mio manga preferito!». Le cedo la rivista, tanto l’ho già letta tutta, si spengono le luci, le gambe infinite si arrampicano sulla poltrona, cerco di non distrarmi più di tanto. Beh, Les cowboys, opera prima dello sceneggiatore Thomas Bidegain (ha scritto un sacco di robe belle, buttate un occhio su Imdb) in effetti non permette grandi distrazioni. Sì, forse come ha detto qualcuno del pubblico, in certi momenti il regista «la fa facile», ma la disperata ricerca, nell’arco di una ventina d’anni, di una ragazza scappata di casa per vivere con una specie di terrorista musulmano, prima da parte del padre, poi del fratello, ha momenti davvero notevoli. E, soprattutto, fa incazzare e pone di fronte a interrogativi mica da ridere. L’ormai onnipresente John C. Reilly si ritaglia il ruolo di un americano molto traffichino. Ah, il titolo del film gioca sul fatto che la famiglia in questione sia di vaccari patiti del country. Ma quanto è bella Tennessee Waltz? Peccato che nella colonna sonora non ci sia la versione di Leonard Cohen.

6 commenti:

  1. interessante l'etichetta "me ne vado cannes cannes (a milano)"...
    separarle con una virgola no? :)

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    1. allora, parte lo spiegone: andarsene canne canne (senza la esse) è un'espressione sicula che si può tradurre un po' come «andare in brodo di giuggiole». insomma, è un simpatico gioco di parole. ma tu non mi conosci le lingue!

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  2. Ho capito che dopo la tua gitarella a Berlino, con questo Cannes a Milano mi si allunga la lista di un altro bel po' di titoli!

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    1. Les cowboys ha già un distributore italiano, ma non si sa quando uscirà

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