No, non parlo di politica che poi m’incazzo e mi intristisco e faccio pure discussioni con quelli a cui voglio bene. Viva la libertà l’ho visto prima delle elezioni, durante un tardo pomeriggio postlavorativo in trasferta, in fuga dalle bruttezze dell’hinterland milanese. Di Roberto Andò conoscevo Viaggio segreto, drammone psicologico di cui ricordo la Solarino e un paio di scene di sesso, null’altro. A spingermi, stavolta, Toni Servillo, che potrei guardare mentre legge le Pagine Gialle. La storia è quella, non originalissima, di due fratelli gemelli: uno è un noioso e impigrito capo dell’opposizione che vivrebbe d’amore e di cinema (e dagli torto!), l’altro un filosofo pieno di vita appena uscito dall’ospedale psichiatrico. Dopo la fuga del primo verso un vecchio amore (l’insopportabile Valeria Bruni Tedeschi), il suo fedelissimo Mastandrea decide la sostituzione. Il matto, che matto non è, convinto com’è che le alleanze si fanno con le persone e non con i partiti, sbancherà le elezioni. Il finale è scontato, o forse no. Il film funziona a corrente alternata, a volte brilla, a volte si ripiega o si stiracchia, ma ci parla di tanta roba. Bello rivedere Gianrico Tedeschi, notevole lo pseudodalema di Andrea Renzi.
giovedì 28 febbraio 2013
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento