Nell’anno dei biopic sugli stronzi (domani arriva la Thatcher di Meryl Streep), Clint Eastwood ricade negli errori di Invictus. Dopo quella meravigliosa parabola sulla vita, la morte e altre sciocchezze che era Hereafter, torna ad annoiare con J. Edgar, invecchiando i suoi attori con un makeup da galera e imbastendo dialoghi che vorrebbero essere epici e invece dopo un po' ti spaccano le gonadi. È un gran peccato. Perché la storia di Hoover è la storia di una fetta importante degli Usa, con le sue luci (l’origine di alcuni metodi investigativi che oggi diamo per scontati) e le sue tante ombre di stampo fascista. Perché il personaggio è complesso, dal rapporto con la madre all’incapacità sentimentale quando non relazionale. Chapeau a DiCaprio (sempre più mix tra Brando e il giovane Welles), funzionale l'anda e rianda dei flashback (anche se chi non conosce la Storia non capirà una cippa), particolarmente convincenti Armie Hammer e Judi Dench.
giovedì 26 gennaio 2012
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Ok misà che salterò la visione allora... :p
RispondiEliminammm ancora lo vedo ma ne parlano tutti decisamente bene... tranne te... vedremo
RispondiEliminacmq anche te un blog di cinema? mitico!
ben arrivato!
RispondiEliminaneanche a me è piaciuto,il caro vecchio Clint sta perdendo colpi a quanto pare.
RispondiEliminaIn ogni caso DiCaprio,che è il mio preferito,è stato bravissimo...ma di nuovo snobbato dall'Academy :(