Quello che mi piace di Michael Winterbottom (non si ride dei cognomi altrui, su!) è che è uno dei pochi che difficilmente dirige un film uguale a un altro. L'assassino che è in me (perché un titolo italiano ci sarebbe, quello del libro da cui è tratto, che suona anche tanto bene, ton sur ton con l'ottima ambientazione da noir un po' maledetto anni Cinquanta) è di quelli in cui ci sono giusto quelle quattro scene di violenza quasi prive di effettacci ma che pure ti si piantano sullo stomaco e ci rimangono per un po'. Casey Affleck, fratello minore non scemo di Ben, è perfetto nei panni dello psicopatico, Jessica Alba è inaspettatamente convincente e fica a tutto tondo, Kate Hudson imbrocca finalmente un film dai tempi di Quasi famosi.
mercoledì 15 dicembre 2010
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Temo che le mia recensione sarà poco convincente. Però devo scriverla, per ricordarmi di aver visto il film: post-it.
RispondiEliminaIo sul cognome ho riso. Chiedo venia.
RispondiEliminaPensavo... w(h)b potrebbe essere l'acronimo traslato di bdcdP
RispondiElimina... devo assolutamente cambiare la suoneria di quel (biiiip!) di telefono di 'sta (biiiiio) cippa.
RispondiEliminaè un bip, pure il secondo, nonostante le apparenze.
RispondiEliminaw(h)b??? hai un telefono col bip biologico?
RispondiEliminaA futura memoria: winter (hole) bottom.
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