martedì 7 dicembre 2010

paura e delirio a los angeles


Gli australiani sono gente strana. Tipo, si sono rifiutati di proiettare L.A. zombie perché secondo loro inneggia alla necrofilia. Certo, vedo un morto che scopa uno vivo e subito mi fiondo al cimitero sperando che mi s'inculino. Ma mi facciano il piacere! Non sarà che se a scopare c'erano zombie etero il film non disturbava nessuno? Vabbè, comunque il film è passato in concorso a Locarno in versione soft, è approdato al Torino Film Festival nella sua interezza, e ieri (mica stiamo qui a pettinare le bambole, siamo sul pezzo noi!) è uscito in vendita in Italia in cofanetto con un altro dvd del medesimo regista, Bruce LaBruce. Che quando lo pronunci, bruslabrus, ti viene voglia di dieresi tanto sembra piemontese o lombardo. Vabbè, comunque io l'ho visto la scorsa settimana in quel di Torino, preceduto da un cortometraggio, Triviality di Sterling Ruby, che, se fosse durato la metà (quattro minuti e mezzo) sarebbe stato cinico e divertente al punto giusto. Fil rouge tra corto e lungometraggio, la presenza di François Sagat, marcantonio protagonista dei porno gay più tosti. Nel piccolo film, mentre la voce del regista ripete all'infinito quanto siano volgari i violenti, il povero Sagat cerca di farsi venire un'erezione: immaginavo al suo posto Trentalance o Rocco; non so se avrebbero accettato, non so neanche se sarebbero riusciti a non farselo venire duro. Comunque, arriviamo a L.A. zombie. Che è la storia di un senzatetto solo e sgarrupato che immagina di essere un morto vivente. Solo che invece di uccidere, lui riporta alla vita, scopandoselo, chiunque muoia o gli venga ucciso sotto gli occhi. Metafore scoperte a go go, cazzo a forma di pantofola persiana, musiche porno, campionario trash come se piovesse, eppure, con tutti i difetti del caso, resta una creatura strana e affascinante. E non mi riferisco a Sagat, che a me, specie senza trucco, mette paura.

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