sabato 24 novembre 2012

12 psicopatici


Il tff è cominciato e io ci sono ufficialmente dentro con tutte le scarpe e lo sguardo stropicciato che piaceva tanto a S. E ieri sera, senza uno straccio di biglietto per l'inaugurazione, abbiamo visto Holy motors, ritorno alla macchina da presa di Leos Carax. Ventiquattr'ore nella vita di un uomo che si sposta in limousine e cambia continuamente identità. Omaggio al cinema e ai suoi generi, trama incomprensibile di quelle che se la costruzione non fosse geniale diresti vaffanculo dopo dieci minuti, cameo di Eva Mendes e di una strepitosa e sorprendente Kylie Minogue. Finale strepitoso. Denis Lavant, come sempre, inquieta. Molto.


venerdì 23 novembre 2012

non guardare in cantina


Temevo. Lo so che sembra brutto, ma temevo la questione anagrafica. Bertolucci che si misura con un adolescente e una ventenne, peraltro abbastanza disturbati. Tanti grandi registi prima di lui si sono schiantati su un mondo a loro (giustamente?) incomprensibile. Eppure. Eppure quello che mi ha lasciato un po’ così alla fine di Io e te non è questo. Anzi, da parte sua c’è la giusta empatia, la giusta partecipazione. Empatia e partecipazione che però non si creano con il pubblico (che poi sarei io). Si accendono le luci e rimane poco: profumi, suggestioni, i due protagonisti (Jacopo Olmo Antinori e Tea Falco) che, come nel caso di Tutti i santi giorni, sono quasi meglio del film. Mi sa che devo leggere il romanzo di Ammaniti.


mercoledì 21 novembre 2012

i figli... so' pezzi


C’è questa scena, loro due al parco che parlano dopo aver letto il referto medico, sparano frasi a salve mentre intorno è pieno di bambini, fanno progetti in cui non credono, girano parole vuote a riempire il silenzio. È uno dei punti più alti di Tutti i santi giorni, insieme alla scena dei nomi nel ristorante indiano, alla fuga con la bambina, agli interminabili viaggi in autobus. Peccato che però il film di Virzì non riesca sempre a conciliare dramma e commedia, lasci al caso alcuni dettagli (perché lei odia la sua famiglia?) e scelga un finale incomprensibile. Protagonisti adorabili, soprattutto Thony, autentica rivelazione musicale e cinematografica.


mercoledì 14 novembre 2012

casalingo inquieto


No, non parlo del fatto che secondo la ms preparo da mangiare con la velocità di un cuoco da fast food. Ho passato due giorni a casa con l’influenza. Due giorni senza mettere il naso fuori casa, dopo che domenica ho battuto il mio record personale di starnuti in quel di Paratissima, la versione alternativa e ggiovane di Artissima, sicuramente meno ingessata, meno finta, meno cara. No, non ho comprato nulla: primo, sono povero; secondo, sono povero; terzo: non c’era niente che mi entusiasmasse. Beh, insomma, che puoi fare a casa? Dormi, leggi con non troppa convinzione Graham Greene, guardi la tv dopo aver litigato col decoder giusto in tempo per scoprire che danno ancora Uomini e donne. E poi dai da mangiare ai gatti, togli la cacca dei gatti, recuperi qualche film di quelli scaricati da tempo (niente male La scomparsa di Alice Creed, fico Following), prosegui nella tua scaglionatissima visione di Dexter, provi con refresh compulsivo ad acquistare i biglietti per l’inaugurazione del Tff che non metteranno mai in vendita (buttigghiaranannò!). Un lavoro, signora mia, e nessuno che mi paghi.


martedì 6 novembre 2012

road to bondition


- Tutti hanno qualche hobby.
- Il tuo qual è?
- La resurrezione.
(007 Skyfall, Sam Mendes)

Per me James Bond è un’istituzione fin dall’infanzia: nel mio personale Skyfall ci sono l’adorabile faccia da culo di Roger Moore la domenica pomeriggio al cinema e l’impareggiabile faccia da schiaffi di Sean Connery la sera in tv. Brosnan l’ho sempre detestato, andava bene per Remington Steele ma 007 no, proprio no. Daniel Craig mi piace (non in quel senso, sono troppo etero per il genere), e mi piace proprio tanto quando veste i panni (firmati Tom Ford) dell’agente segreto. Dalla regia di Sam Mendes mi aspettavo grandi cose: il risultato è interessante ma, come ci dicevano a scuola, il ragazzo si poteva impegnare di più. Dopo un inizio da classicone e prima del gran finale, il film, che si avvale comunque di una valida sceneggiatura e di dialoghi quasi sempre all’altezza, si ammoscia talvolta qua e là: spiace dirlo, ma la causa principale è Javier Bardem con il suo ambiguo villain psicopatico biondo platino che non sai mai se prendere sul serio.


lunedì 5 novembre 2012

oliver!


Che poi la Tiz me l’aveva detto. Esagerando un po’, dai, ma me l’aveva detto. Le belve, che in originale sarebbero Selvaggi, come si ripete continuamente per tutto il film, accontenta l’occhio (anche cinematograficamente parlando), regala ancora timide erezioni (cit.) grazie alla presenza di Taylor Kitsch, Aaron Johnson e Blake Lively, fa venire una gran voglia di farsi almeno una canna e... e basta. Il resto è già visto, già detto, e c’è persino una fastidiosa puzzetta reazionaria che si avverte qua e là. Lo dico? Lo dico: roba per quindicenni drogati di italia1. Si salva Salma Hayek, divertente e sopra le righe quanto basta.