giovedì 29 luglio 2010

fimmini ’i sustanza


Non ci crederò, ma confermatemi, vi prego, che lo fate davvero per la benzidamina e non perché avete smesso di leggere anche le etichette e avete la soglia di attenzione di un bambino di due mesi.

mercoledì 28 luglio 2010

she don't lie


Scrivere qualcosa di meglio di quello che è uscito ieri a firma Michele Serra è piuttosto difficile. E poi è anche difficile star dietro alla cronaca, un po' perché mi annoia a morte, un po' perché i sigilli a quanto pare saranno rimossi in quanto quel bagno e quel privè ripresi dalle telecamere non ci sono più (giuro!). Tuttavia, io che dall'Hollywood ci passo di tanto in tanto in orari non canonici – dalla stazione Garibaldi in direzione galleria Sozzani o cinema Anteo e viceversa – non posso non pensare a un'altra Milanobbene, quella dei ragazzini della discoteca al sabato pomeriggio. E non perché nelle loro improbabili mise gli implumi meneghini scimmiottino gli adulti (?), ma perché preferisco dieci-cento-mille sfigate tapparelle al conformismo di quelle vite terribilmente basse, destinate a finire tra qualche anno (pochi?) nello stesso cesso, nello stesso privè, con la stessa striscia bianca, la stessa gazzosa color piscio pagata fior di pezzi da 100.

martedì 27 luglio 2010

diverso da chi?


Nella colonia – più sud che americana – allegramente comandata dal proconsole Cesare Staminchia, è uscito da qualche settimana un film che si intitola About Elly. Io, che invece non mi sento italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono, oggi vi parlerò di A proposito di Elly (o, al limite, Darbareye Elly), Orso d'argento a Berlino, secondo film che quest'anno ha fatto esclamare ai soliti «Oh, un film iraniano diverso», espressione che non significa un cazzo, come dire che gli italiani sono solo Moccia e Vanzina o i francesi solo Resnais e Rohmer. Comunque qualcuno, credo Pezzotta sul Corriere ma non trovo il link di riferimento, ha scritto una cosa abbastanza vera: A proposito di Elly è perfetto finché non succede nulla. Fino a quando il bambino non cade in acqua e siamo soltanto immersi nella quotidianità di questo eterogeneo gruppo vacanziero, il ritmo, gli attori, la storia, funzionano a meraviglia. Poi c'è qualche stiracchiamento, qualche buco, qualche domanda che non ha risposta non si sa se per sadismo o per pigrizia. Però. Però il film si fa vedere, ci interroga sul senso di fidanzamenti e matrimoni (leggete i giornali prima di dire che a noi non succede nulla perché siamo l'occidente evoluto...) e racconta la condizione della donna iraniana borghese senza predicozzi e senza ricorrere a fantasmi e poesie com'era purtroppo in Donne senza uomini.

domenica 25 luglio 2010

noi siamo i giovani (con i blue jeans)


Al concerto di Elio e le Storie Tese con quattro più o meno ventenni. Tre interessantissimi esemplari, uno un po' più anonimo. Il primo mi ha fatto scoprire la tipologia più comune degli spettatori dei concerti degli Eelst (e cazzo, aveva ragione), il fratello più giovane ci teneva a farmi capire che non era minchione come i suoi coetanei (e in effetti...), la fidanzata del meno interessante mi insegnava tecniche di vendita (già le conosco, ciccia, anche se non lo faccio di mestiere). Ma soprattutto, tutti e quattro mi vedevano come uno di un'altra generazione. E scusate eh, ma... col cazzo: la prossima volta, se trovo la “mia” generazione vi telefono.

mercoledì 21 luglio 2010

una giornata fiorentina


Martedì è iniziato da due ore, mi sveglierò fra quattro, fuori è un cicalare e cantare e strillare italiano e anglofono. Mi alzo, mi affaccio, nessuno, torno a dormire. Sapevatelo, la mia canzone delle gite è Pronto buongiorno è la sveglia. Al recupero della macchina cade già giù qualche santo, quattrocento chilometri senza radio e due ospiti che si addormentano a turno, i cartelli che dicono mare, la forte tentazione di mettere la freccia e uscire. Siamo quasi a Fiesole. Villa rinascimentale, intorno colline, sotto, forse, Filippo ed Evaso. Open space riservatezza zero, visti dall'alto quasi polli in batteria. Riunione vera, utile, con gente che sa quel che vuole. Pranzo in una trattoria di quelle che bisognerebbe farsi sbattere fuori per limiti d'orario con il fiasco ancora in mano, ma ci aspetta la seconda parte e, porcocazzo, soprattutto quattrocento chilometri di ritorno.

lunedì 19 luglio 2010

aquile drag queen


Mentre scorrevano le immagini di My son, my son, what have ye done? pensavo che dev’essere bello divertirsi a destrutturare un genere, rivoltarlo come un calzino, specie quando ci si riesce. Dopo aver decolpevolizzato Il cattivo tenente, Werner Herzog si è buttato quasi contemporaneamente e con una parte degli stessi attori in questo piccolo film girato in digitale che torna a bazzicare il poliziesco americano, infilandoci omaggi e affettuose prese per il culo al produttore David Lynch. Risultato godibile, colonna sonora sufficientemente folle, cast impeccabile, perfetti Grace Zabriskie (che era anche mamma di Laura Palmer), e Brad Dourif che, nella parte dello zio vaccaro, ha alcune delle battute più divertenti. Il film per ora è quasi invisibile: forse uscirà ufficialmente il 10 settembre. Fino a domenica prossima, però, si può vedere al Massimo di Torino in originale con i sottotitoli.

P.S.: una volta guardavo Chloë Sevigny e pensavo fosse la versione fica della mia prima fidanzata. Poi ho visto The brown bunny. E da allora mi fa pensare a tutt’altro...

mercoledì 14 luglio 2010

affetti ed effetti
(ci intitoliamo un film da far uscire a luglio?)


«Vorrei che ti decidessi ad essere felice»
(Il padre dei miei figli, Mia Hansen-Løve)

C’è questa frase, e lo sguardo di Alice de Lencquesaing cui è indirizzata. Poi c’è una scena. La ragazza ha appena passato la notte fuori, ha dormito con il suo primo ragazzo. Si gode l’aria del mattino, lega i capelli di lato, entra in un bar. Si siede, non sa cosa prendere, non le importa, forse anche questa è una prima volta. Ecco, se il film fosse quella frase e questo pezzetto (bella la scena, pulito il montaggio, bellissima e credibile lei), sarebbe un piccolo capolavoro. Ma Il padre dei miei figli è anche un ingenuo, romantico e un po’ didascalico omaggio a Humbert Balsan, produttore cinematografico suicidatosi per debiti. Non male, ma i giudizi entusiasti degli addetti ai lavori sanno di autoreferenzialità, sensi di colpa, malinconia, affetto, chissà in che ordine.

martedì 13 luglio 2010

faggot mit uns


Andare a vedere Fratellanza (o Broderskab, col cazzo che metto il titolo inglese) nella vicinanze del bdcdP mi faceva temere la presenza di anzianotti di ogni età pronti a disgustarsi davanti al primo accenno di affettuosità omo neanche si aspettassero di guardare Biancaneve. E invece, grazie al cielo, l’alta densità gaia ha fatto sì che godessi del film in santa pace. Godessi, poi, oddio. Film tosto, non c’è che dire. Però. Però capisco la banalità del male e via discorrendo, ma questi neonazisti che se la contano tra una birretta e l’altra, fanno vivere di rendita i tatuatori e al massimo pestano qualche pakistano (a proposito, cazzo ci fanno i pakistani in Danimarca?), mi sono sembrati un po’ troppo morbidi. Il personaggio di Thure Lindhardt è perfetto nella sua insopportabilità, David Dencik ha il suo perché, sarà l’ambientazione bucolica ma il corteggiamento ricorda Brokeback Mountain o qualche vecchio porno con trama, le scene di sesso mi sono sembrate la versione soft e omo di quelle di Cuori nel deserto (ma perché Donna Deitch non torna a fare cinema?), il bel finale è un pugno nello stomaco (e anche parecchi altrove).

domenica 11 luglio 2010

facce di bronzo (¡que viva españa!)


Mai capita la finalina. Proprio mai, anche quando pensavo avesse un senso anche il calcio. E adesso che siete terzi? Qualcuno se lo ricorderà fuori dal bar sport? O è servito solo per l'ultimo assegno, l'ultima marchetta pubblicitaria, l'ultima notte in un albergo di quelli che potresti essere ovunque, la boccetta di ansiolitici vuota come il frigobar, l'ultima botta e via?

venerdì 9 luglio 2010

frizzi e lotzi


Non ho amato il primo Toy story. Sarà stato il doppiaggio di Fabrizio Frizzi, la poca simpatia dei personaggi principali, o forse averlo visto a cavallo tra il primo e il secondo tempo della mia storia con AP, fatto sta che mi aveva un po’ annoiato. Ho saltato il turno per il numero 2, ma davanti a un 3 di cui avevo letto meraviglie non ho resistito. E ho fatto bene. La storia non è un pretesto di riciclo ma parte da un’idea forte e bella che funziona per tutti i 95 minuti. Si piange, e pure tanto, soprattutto sul finale che, tra l’altro, garantisce in modo intelligente un possibile numero 4. Il doppiaggio è sempre la nota dolente: Frizzi è Frizzi, di Gerry Scotti non si capisce il senso, Faletti ha il tono perfetto del clown triste ma non ci mette anima, funziona bene invece il duo De Luigi-Gerini. Sulle polemiche delle femministe americane cali saggiamente l’oblio, altrimenti dovrebbero insorgere gli zoppi per la cattiveria di Lotzo e gli spagnoli per gli stereotipi del Buzz resettato. Uh, bellissimo il corto iniziale che deve tanto, tanto a Cavandoli. E Big Baby m’inquieta a 40 anni, credo che da bambino mi terrorizzerebbe.

mercoledì 7 luglio 2010

era meglio la magic america


Non ho resistito, ho visto lo spot per promuovere il turismo in Italia. Come mi aspettavo, vecchio. Decrepito. Patetico. Specchio di un paesello aggrappato al proprio pianerottolo. Non occorre augurare loro la morte, sono già morti.

martedì 6 luglio 2010

beata ignoranza


Dici «mbeh? ancora con ’sta fica?». Perché, non ti piace? Depilata è depilata. Sì, ci sono le scritte che rompono, ma il fine è pedagogico. Dici «racconta qualcosa». Non sono stato al cinema e mi manca, ho almeno tre film che mi fanno gola ma figurati se li danno nel bdcdP. La cronaca non mi ispira, anzi mi annoia. La politica forse implode, forse no. Come l’economia. Devo dire «l’avevo detto?». No, tutto ma il grillo parlante no. Che finiva a martellate sul capino, peraltro. Sto ancora con la testa nel weekend. Che è stato case da vedere e chilometri da macinare e fatti véri e amore e carne e vino e parole ed emozioni. E che è stato anche conoscere una blogger che adesso è una persona vera (che mica è detto che la cosa sia così automatica…). Insomma si stava così bene che il caldo e il traffico e i dubbi (troppo grande? troppo lontana? due piani?) stavano lì, sfanculati col resto del mondo. E io ce li avrei lasciati volentieri.

venerdì 2 luglio 2010

dantès per il sociale


Miei sconosciuti amici di giugno, voi che mi avete trovato cercando su google trappola per polpi, sappiate che provo una partecipe tristezza; anche se a malincuore, vi consiglio un psycho che vi tiri fuori da quella maledetta gabbia che si chiama ansia. A tutti coloro che invece mi hanno trovato negli ultimi 30 giorni alla ricerca di fica, morte della figa, chi mi da la figa, chi mi visita figa, esce qualcosa dalla figa, figa 18, figa blogspot.com, figa di velluto, figa vecchia che scopa, il ballo della fica, il ballo della figa, la fede della figa, la fiera della fica, la figa della vicina, leggare bene la fica, mi da la figa, tutta colpa della fica, visiona come e fatta la figa, visione di una figa, foto della figa da vicino, grande figa da vicino, i labri della figa, la figa vicino, la visione della fica da vicino, visione fica, visioni fica, figa da vicino, voglio vedere la figa da vicino (ma allora è vero che farsi le seghe fa diventare ciechi!), regalo questa immagine didattica ed esplicativa nella speranza che impariate qualcosa.

giovedì 1 luglio 2010

nubi di ieri sul nostro domani odierno


Ha 43 anni e chiama il suo convivente “moroso”:
forse perché non le paga l’affitto dell’utero?