Allora, cominciamo dall’inizio: Tarantino, a dispetto di certe critiche miopi quanto Mr. Magoo, non c’entra una beata fava. Tuttalpiù c’entra Tarantini, Michele Massimo, indimenticato (?) autore di un cinema di genere che non esiste più. Esattamente come Mario Bava, che oggi avrebbe compiuto cent’anni e che la solita cricca dei blogger cinematografari omaggia oggi con una serie di recensioni. Tipo la mia. Nella fattispecie, Cani arrabbiati. Film del 1973, quasi invisibile fino al 1995 (data di uscita del dvd) e trasmesso ufficialmente in tv solo nel 2004. Dici: perché? Boh. Misteri della fede. Comunque, uno dei migliori film del Maestro, conosciuto più per i suoi horror, ma che, probabilmente, con questa pellicola si mostra molto, molto più avanti di tanti del suo periodo. Liberamente tratto da un racconto di Ellery Queen (sì, il finale a sorpresa è uguale…), Semaforo rosso (titolo dato alla messa in onda in tv che a me fa pensare a quella hit di Cicciolina che io adoro!) è la storia di tre balordi (il quarto muore subito) che, dopo una rapina, sequestrano una donna e un uomo con il figlio infermo. Comincia così un road movie piuttosto malato in cui la povertà di mezzi diventa quasi virtù. Se la sceneggiatura non sempre convince, brillano le interpretazioni che non ti aspetti: Maurice Poli nella parte dell’unico uomo “normale” (?), il gigante bello e psicopatico George Eastman (ovvero Luigi Montefiori, attore, regista, produttore e scrittore da Cannibal holocaust a Il maresciallo Rocca), ma soprattutto Don Backy, sottoutilizzato come attore quanto sottovalutato come cantante, qui perfetto nel ruolo. Riccardo Cucciolla, poi, si ritaglia una parte insolita, proprio lui con quella faccia da vittima e buon padre di famiglia, pronto a narrare, con la flemma di un figlio di Piero Angela, qualsiasi documentario dell’epoca. Violento, bastardo, imperdibile.
Ovviamente partecipano al Mario Bava Celebration Day anche questi tizi qui:
La fabbrica dei sogni
Non c'è paragone
Recensioni Ribelli
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