giovedì 31 marzo 2011

tutto intorno a te


Chiami, cerchi, e non c'è nessuno. Hai voglia a spremere l'ultima tacca di telefono e cellulare, a scavare su fb e skype o salcazzo. Eppure stasera avresti bisogno (eh sì, per una volta bisogno) di parlare con qualcuno. Qualcuno che non può essere lei, e lo sai che stasera no, che ti vergogni persino di un sms che non saprà far stare meglio né lei né te. Siamo così convinti di essere connessi con il mondo che non sappiamo capacitarci che il mondo, spesso, non sia connesso con noi.

mercoledì 30 marzo 2011

dizionario bambino della tristezza


Svinalängorna (Oltre) sulla carta aveva tutto per non piacermi: dramma familiare tra finlandesi in terra di Svezia con violenze domestiche, alcool e bambini, presentato da un asettico trailer di comune bruttezza. Ma un po’ per curiosità, un po’ per il giudizio lusinghiero di Unfattovéro, sono andato a vederlo. E ho fatto bene. Perché nulla è di troppo, nulla è fuori posto, non c’è spazio per psicanalisi domenicali e non si piange a comando. Pernilla August, attrice alla sua prima regia, mette dentro al film materiale pericolosissimo, facilmente svaccabile, eppure ne esce a testa alta. Cast particolarmente azzeccato, nel quale spiccano, strepitosi, i due bambini protagonisti, Tehilla e Junior Blad. E si esce con la voglia di avere un quadernetto come quello della piccola Leena.

martedì 29 marzo 2011

sorry, the doctor is out


Nei miei ricordi, il Dottore divenne dottore prima degli altri, o almeno prima dei pochi altri amici delle mie sorelle che miravano alla laurea. Sembrava la versione giovane, grande e grossa di Fred Bongusto. Non era bello, ma piaceva a tutte. Che chissà poi se era davvero così grande e grosso, o ero soltanto io ancora così piccolo. Viveva con il padre, un vecchietto arzillo di antica sicula cortesia, e col fratello spretato di cui lui sembrava la custodia, come una specie di matrioska. Il Dottore è morto, mi dicono, d'improvviso. Non ne avevo notizie da almeno vent'anni, eppure al bambino che ero è calato un velo - neanche tanto sottile - di tristezza.

lunedì 28 marzo 2011

no man’s landis


A chi è dedicato il nuovo film di John Landis? Qual è il suo pubblico? Me lo chiedevo qua e là durante la visione di Burke and Hare, salvo poi annoiarmi delle mie stesse domande. Perché è vero, dispiace che il film sia abbastanza scacato, ma forse è più un segno dei tempi che la conseguenza della prolungata assenza del regista dal grande schermo (dodici anni). Personalmente mi sono sentito catapultato nelle domeniche pomeriggio di trent’anni fa, la sensazione fortissima di girarmi e trovarmi accanto i miei genitori. Burke and Hare è un film volutamente “vecchio”, un omaggio a un cinema che non è più, cannibalizzato da alcuni, dimenticato da altri. Ad ogni modo, sarà la leggerezza del tocco, sarà che si tratta quasi di una storia vera (tranne per le parti che non lo sono, come recita il preambolo), saranno le meravigliose facce da schiaffi di Simon Pegg e Andy Serkis, sarà la pletora di caratteristi azzeccati e camei eccellenti (da Christopher Lee a Tim Curry e Ray Harryhausen), io mi sono divertito. Tanto.

venerdì 25 marzo 2011

west and lode


Mettete a letto i bambini e andate a tromb… no, quello anche, ma magari dopo. Prima correte a vedere quella gemma preziosa di Rango. Non costringete i vostri figli più piccoli ad annoiarsi, non è roba per loro. Gore Verbinski, all’ennesimo film con Johnny Depp (è in arrivo il quarto Pirati dei Caraibi mentre si preannuncia Lone ranger), ha partorito una strana creatura che sarebbe ingiusto e riduttivo definire “per cinefili”: sì, divertitevi se volete a scovare Terry Gilliam e Bruno Bozzetto, il western classico e quello crepuscolare; sorridete compiaciuti dei vostri studi d’arte alla visione della scena del sogno se vi va, ma il consiglio è di mettere da parte tutto e rifarvi gli occhi. Se non vi innamorate almeno della prima sequenza e della bambola senza testa, siete senza cuore.

P.S.: ma per una volta che ne valeva la pena, perché cacchio non è stato usato il 3d?

mercoledì 23 marzo 2011

romano


Braccia rubate alla magistratura.

martedì 22 marzo 2011

personal jesus


Un creazionista che fa il vicepresidente del Cnr sembra il soggetto di un brutto film demenziale americano: noi ce l'abbiamo sul serio. E l'altro giorno, ospite di quel megafono neonazista di radiomaria, se n'è uscito con la storia che quello che accade in Giappone è frutto di una punizione divina. Imagine there's no heaven, it's easy if you try, no hell below us, above us only sky: sai che ridere.

lunedì 21 marzo 2011

supper's ready


Sarà, ma secondo me I ragazzi stanno bene ha la rara capacità di scontentare un gran numero di persone: i fondamentalisti etero, quelli gay, i bisex attivi o in pectore che siano, quelli a cui non gliene frega niente di chi scopa con chi, i sostenitori della famiglia, quelli che piuttosto di fare un figlio si farebbero togliere un rene... Probabilmente fa, farà, ha fatto discutere i sociologi da tinello, gli psicologi della domenica, loschi figuri con cui avranno finto di confrontarsi le casalinghe incastrate davanti alla tv ma, in barba ai buoni propositi, il film di Lisa Cholodenko è solo una discreta commedia convenzionale e a suo modo paradossalmente quasi reazionaria. A volte si sorride, a volte sale una leggera commozione, ma poi tutto resta in superficie. Gli attori, beh, meritano un discorso a parte: perché di Julianne Moore non ci si può non innamorare, perché le rughe della Bening ti parlano e ti raccontano il personaggio meglio della sceneggiatura, perché Mia Wasikowska – non ci son cazzi – è perfetta. Come dite? Gli uomini? Perché ci sono uomini in questo film?

P.S: al prossimo che critica le tavolate di Ferzan Ozpetek, giuro gli spacco il naso.

martedì 15 marzo 2011

up patriots to arm(chair)s



E giovedì chi glielo spiega che non c'è nessuna partita?

domenica 13 marzo 2011

volevo andare al cinema


Avrei potuto raccontare Post mortem a poison. Poi mi hanno detto guarda che c'è sciopero dei mezzi. E così, quasi tre ore per attraversare la tangenziale di Milano, ho solo lavorato. Il giorno dopo volevo recuperare John Landis, ma lo davano solo di sera e di sera portavo fuori a cena mia zia, compleanno in ritardo ma se io festeggio in ritardo il mio perché non possono fare così anche gli altri? Avevo, ho, due trombe che fanno provincia, ma era una di quelle rare volte in cui valeva la pena far finta che andasse tutto bene. E la serata è stata carina. Dov'ero? Da qualche parte tra il giuramento e il papa buono, provincia di Berghem, una strada strana ad andare, una strada migliore e piovosa a tornare. Ah, vi chiedete dov'ero con la testa? Non so, me lo chiedevo anch'io già al mattino, arrancando fra cosplayer di personaggi sconosciuti all'interno di una manifestazione fumettara dove per la prima volta nella mia vita non ho comprato nulla, neanche dischi allo stand del Manifesto (non c'erano!). L'unica cosa che ho notato, Sergio Toppi. In cosa somiglia questo piccolo uomo ai suoi personaggi? mi chiedevo indeciso se chiedergli un disegno o un autografo. Ma non girava, ve l'ho detto. O meglio, un paio di cose giravano. Con l'asse spostato di dieci centimetri, per di più. Già, perché poi venerdì pomeriggio ho anche saputo del Giappone e il mio pensiero è volato a I. e ai suoi genitori. Tutto bene, pare. Per ora.

venerdì 11 marzo 2011

la felicità porta rosico


Sono lì che rimugino, e mica l’ho capito. Dice la ms «Ti fa passare la voglia di bere». Dico io «Non vedevo l’ora che finisse per farmi una birra». Another year di Mike Leigh è uno strano film. Verboso a dismisura. Suddiviso in quattro stagioni, come una pizza. Protagonista una coppia che qualche simpaticone che finge di governare la nostra dittatura definirebbe radical chic. Cominciano ad essere anziani ma sono belli nelle loro rughe, sono sereni, felici e fanno lavori che li soddisfano. Tutt’intorno è un disastro di alcolizzati, disadattati, gente che non vuole crescere. Amici, parenti, o quasi. Quella casa li accoglie, li respinge, li ama, li sopporta, secondo un andamento quasi sinusoidale. Centotrenta minuti terminati i quali non sai che dire. Il colpo d’ala non c’è, tutto scorre. Si vive, si muore, ci si innamora, ci si arrende, si lotta. Voyeurismo, ma senza neanche una tetta o un culo. Attori in forma, con una straordinaria Lesley Manville e un emozionante cameo iniziale di Imelda Staunton.

giovedì 10 marzo 2011

the night before


Mentre negli appartamenti intorno ci si intossica coi tiggì, io aspetto la telefonata di Unfattovéro, spignatto pasta c'anciova, guardo Totò Diabolicus, faccio la barba. Domani mi aspettano quei quattro di cui non so quasi nulla e cui quasi nulla saprò dire. Un po' preoccupato? Mah. La mia collega, stessa incombenza, dice che si sente vecchia a parlare con i ventenni. Ed è più giovane di me. Io non mi sentirò vecchio, mi piace stare con i gggiovani (anche con le gggiovani, che tte credi?), purché siano svegli, reattivi, intelligenti. Esistono? E soprattutto, io ho culo? I quattro giorni in cui me li dovrò spupazzare sono ancora lontani, domani è solo un giro di conoscenza. Ma per dirla con Balzac, sempre meglio che lavorare.

mercoledì 9 marzo 2011

quasi come il dottor danieli


Tanzi più ingenuo e sprovveduto del giovane Cecchi Gori? Chissà. Per quello che mi riguarda è pure peggio. Tra uno stronzo che sa quello che fa e uno che non ne ha idea, preferisco il primo. Come il ragiunatt che ne Il giocattolino, opera seconda di Andrea La ragazza del lago Molaioli, è interpretato dal solito, magistrale, Toni Servillo. Stile glaciale quello di Molaioli, ed è l'approccio giusto. Uomini per cui esiste solo il lavoro, donne anonime a casa, al massimo qualche puttana ogni tanto. Provinciali convinti di essere al centro del mondo. Vi ricordano qualcuno? Alla fine, il loro unico guaio è stato quello di non avere una banca. Ma guarda! Anzi, ma che banca! In un paese civile sarebbe perfetto per la prima serata tv. Qui bisogna spiegare con didascalie sul finale (sarebbe stato meglio all'inizio?) e si va al cinema. Sperando in un pubblico non distratto.

lunedì 7 marzo 2011

ma come cazzo pensi che abbia testa per trovargli un titolo?


Odio occuparmi di cronaca nera. Lo fa così bene Plastic Bruno quando non lecca culi maschili e lusinga quelli femminili. Ma dio (anzi – stavolta – Dio!), come fai quando un prete o presunto tale, al funerale di una ragazzina, dice che è santa non già e non solo perché è stata ammazzata, ma perché «come Maria Goretti ha difeso la sua verginità»? Ora, quella di Maria Goretti è storia di ignoranza, di degrado, di connivenze, una tragedia con due vittime al prezzo di una. Qui non sappiamo ancora niente. Ma, soprattutto, quella ragazzina, che non nominerò perché non la conosco e non faccio inutile pornografia del nulla, è morta per difendere la sua vita, non già un banale, inutile pezzo di pelle. Anzi, sai che ti dico, prete del cazzo? Forse se quello stupido pezzo di pelle fosse considerato solo per quello che è, magari attirerebbe molti meno cazzi malati e quella ragazzina forse sarebbe ancora viva. Coglione.

domenica 6 marzo 2011

brutti, sporchi e cattivi (reprise)


«Col cazzo che si è appena alzato dal divano. Lo voglio anch'io un divano così»
(The fighter, David O. Russell)

Posso dirlo? Il trailer era veramente brutto. Da uno a dieci, invogliava a vederlo -1242. Eppure che film è The fighter, soprattutto nella prima parte? Uno spettacolo per gli occhi (e per le orecchie, attenzione alla colonna sonora). Parliamo degli attori? Oscar sacrosanti a Melissa Leo e Christian Bale che, inarrivabile, perfetto come sempre, oscura tutti. Mark Whalberg mi sta sul cazzo ma è un mio problema, Amy quantosessomifai Adams è precisa nel suo ruolo esattamente come ogni singolo personaggio più o meno secondario appaia in tutti i 120 minuti. Protagonista l'America più grezza, bigotta, ipocrita, squallida, violenta, quella cugina di città dei campagnoli di Un gelido inverno, quella con le ciabatte e il vestito in tiro, quella della sacra famigghia davanti alla tv, quella di cui ti sembra di sentire odori e umori, quella che ti si piazza sullo sterno dalla rabbia, quella che piano piano sembra quasi Italia e non sappiamo più chi somiglia a chi. Tanto che quando irrompe la boxe e la storia (che poi è vera) diventa più convenzionale, il film perde un po' del suo mordente. In ogni caso, chapeau.

venerdì 4 marzo 2011

no che non sono le fate


Attendo il mio turno con la pazienza che mi contraddistingue (scusate, rido delle mie stesse battute). Tre persone avanti a me, carrelli da venti di guerra, ché il duce ha detto che bisogna consumare. Intabarrati come fossimo en plein air, hanno a tracolla borse grosse come le loro pance e in mano portafogli che servono solo a rallentare l’interminabile stillicidio dei pezzi sul nastro. Plin, plin, plin. Al quarto codice a barre spero che qualcuno mi abbatta per farmi smettere di soffrire. Ma chi è il parrucchiere delle cassiere? E perché? Voglio dire, così sono capace anch’io. Scodella in testa e forbici a minchia. Magari un colpo di sole così, sbrizziato come i colori di un quadro di Pollock. Fa eccezione solo D., che però da quando non è più il giovane virgulto che si faceva palpare dal sottoscritto (e son passati secoli), è tanto ingrassata: ci sarà una relazione?

martedì 1 marzo 2011

sangue, sudore, lacrime (e fica)


È davvero così facile per gli americani cascare con tutte le scarpe in un'operazione forse persino in buona fede ma così costruita che diventa solo risibile? Evidentemente sì. Cos'è Il cigno nero? C'è una ballerina anoressica, autolesionista, visionaria, frigida, forse vergine (sì, Natalie Portman è brava, ma lo sapevamo già e meglio). Ha una madre padrona ex ballerina (nonostante tutto è un piacere rivedere Barbara Hershey) che... bravi, avete indovinato! è invidiosa della carriera della figlia. Vivono in una casa che somiglia tanto a quella di Profondo rosso (e Suspiria si svolgeva in una scuola di ballo: per il conto a Dario Argento, mister Aronofsky, come la mettiamo?). Il coreografo è... come dite? francese? bravissimi. Ah, ha la faccia da schiaffi di Vincent Cassel e, nel primo quarto d'ora, manda in pensione la prima ballerina (Winona Ryder, miglior attrice non protagonista “non” nominata dalla Academy). Mila Kunis, con quella faccia indovinate cosa fa? Dai, ma allora l'avete già visto! Fa la cattiva, bisessuale (orrore!), porca (non porta le mutande!), che va con tutti ma non prima di essersi alcolizzata e impasticcata (che il sesso, si sa, l'è una roba sporca!). Nel mezzo, Il lago dei cigni, con buona pace di Čajkovskij. Indovinate come va a finire...