giovedì 29 ottobre 2009

heath parade


Sbaglierò ma, se non fosse morto, e morto nel bel mezzo di due film, e morto come muore una star secondo l’immaginario di chi si sforza di pensare che la morte – quand’è misteriosa – forse ha un senso, Heath Ledger probabilmente oggi sarebbe considerato soltanto un buon attore “medio”. A guardare Parnassus inevitabilmente ci si chiede come sarebbe stato se l’avesse potuto girare fino in fondo, se Gilliam non avesse dovuto ricorrere all’escamotage (peraltro perfettamente funzionale alla storia) di utilizzare più attori per lo stesso personaggio (a proposito, mi sa che amo Johnny Depp). In ogni caso il film mi frulla in testa da quattro giorni e non riesco a capire se e quanto mi sia piaciuto. Certo c'è quel diavolo di Tom Waits, ci sono Alice e la perdita dell’innocenza (ma Tideland era un’altra cosa), c’è l’odore della polvere di palcoscenico che trasuda dallo schermo, c’è il talento visionario di un regista sfigato quanto discontinuo e geniale.


martedì 27 ottobre 2009

acchiapparella


Prima ha ispirato l'assassino di John Lennon, ora Federico Moccia. E poi ti chiedi perché J.D. Salinger viva come un eremita e spari a chiunque si avvicini a casa sua.

domenica 25 ottobre 2009

bolle


... quelli che non si sono mai occupati di politica
perché dicono che la politica l'è una roba sporca
quelli che votano scheda bianca per non sporcare
oh yeah...
(Quelli che..., Enzo Jannacci)

Sono intollerante, lo so, ma un po' me ne vanto. Per dire, non sopporto chi s'ingozza al cinema, chi parla al cinema, chi ha l'orologio che suona ogni ora al cinema, chi a sala vuota entra e dice «Quanta folla, dove ci sediamo?». Non sopporto chi odia lo psiconano (io, personalmente, lo disprezzo e basta, non mi sembra che meriti altro), non sopporto chi aspetta la reincarnazione di Berlinguer per andare a votare, non sopporto i Tafazzi di sinistra (che muoiano psiconanisti, porcocazzo), non sopporto che lo strabico responsabile del mio blackout televisivo debba concionare (concionare? no no, scusate, volevo proprio dire coglionare!) di questione morale, non sopporto gli ingenui (che figura di merda, Piero, porcocazzo!), non sopporto la politica dell'antipolitica. E non sopporto le etichette: mi fanno grattare il culo anche quelle che non stanno dentro le mutande.

mercoledì 21 ottobre 2009

wanderlust


Per questi spilli negli occhi, la pioggia nelle ossa, i pesi sulle spalle. Per la vecchia garrula che strilla la sua solitudine di figlia e moglie in una sala d'aspetto, per il lavoro che s'infila come un tarlo telefonico fra un colpo di tosse e un discorso da treno, per la radio che gracchia indecenze per oltre un'ora prima di trasmettere una vera canzone. Per il blackout di internet e telefono e per tutti i santi scomodati nel pomeriggio cercando di non incazzarsi con gli intimiditi operatori di un call center. Per un sms lontano, inaspettato e ricevuto con grande piacere, che mi racconta un desiderio di fuga che capisco forse più di quanto chi me lo ha inviato possa immaginare. Per le immagini false delle scatole dei Lego che ci siamo ripromessi di non guardare mentre costruiamo il nostro grattacielo di cento piani (oppure è un girasole?). Per quell'uomo di cui leggo e che mi somiglia, che un po' muore quando si spoglia nell'incompresa felicità di un bosco e a cui ride il cuore quando può scrivere a una donna «Con te, ritrarsi è un delitto».




lunedì 19 ottobre 2009

99.999.999 luftballons


«Sudamerica! È come l’America, ma a sud.»
(Up, Pete Docter e Bob Peterson)

Una bellissima storia d’amore, un Fitzcarraldo per bambini, la vecchiaia non come peso ma come bagaglio di esperienze, e poi la crudeltà del progresso, i sogni dell’infanzia rubati, l’ineluttabile stupidità della morte, l’ottusa abnegazione dei cani che somiglia a quella di alcuni genitori in sala. Siamo tutti piccoli Carl mentre ci aggiustiamo gli occhiali, stampandoci su le impronte delle dita nel tentativo di dissimulare le lacrime. E poi c’è chi dice che sono solo cartoni.


venerdì 16 ottobre 2009

00.00


Senza strapparsi le vesti e urlare di piacere come ha fatto (scritto) qualcuno che viene pagato per farlo (scrivere, non strapparsi le vesti e urlare), vi dirò se può fregarvene qualcosa che La doppia ora è in effetti un buon film. A cominciare dal fatto che stavolta non ci ho capito niente fino a che il regista non ha detto «Vabbè, mò ti spiego», cioè dopo un'ora. Io che ho riconosciuto la citazione di Bob Dylan in Vanilla sky, io che ho intuito il giochino avantendrè di Davanti agli occhi a dispetto dell'agghiacciante doppiaggio riservato a Uma Thurman, io che vedendo un cappello ho capito tutto di Secret window e con una valigia mi sono illuminato su The village, stavolta zero. Ma porc...! Insomma non aspettatevi miracoli, ma le idee sono rubacchiate con stile ed è bello vedere Torino senza Mole e gianduia. Capotondi (non Maccio Capatonda, che è un'altra cosa) è un signor regista esordiente, gli attori sono credibili e Timi, a dispetto del culo peloso (poison dixit?), continuo a dire che se fossi gay non mi dispiacerebbe per niente. Quanto a donne che vissero due volte, Kim Novak a Ksenia Rappaport je fa 'na pippa. Il perché, sono buono, non ve lo posso raccontare. Sappiate solo che, alla fine, trionfa l'ammmore. Qualsiasi cosa significhi.

martedì 13 ottobre 2009

se play e play si dicono allo stesso modo un motivo ci sarà?


Ok, la parte iniziale e quella finale sono da grande cinema. Brad Pitt è irresistibile, Mélanie Laurent folgorante, Waltz è una maschera perfetta (ma siamo sicuri che fosse davvero il miglior attore di Cannes?). Però i tempi di Inglorious basterds sono dilatati oltre misura e 160 minuti, sebbene scorrevoli, sono comunque troppi. Così il film finisce con l’essere troppo spesso un divertissement per intellettuali un po’ snob che si danno di gomito quando appaiono l’operatore Antonio Margheriti o il generale Ed Fenech (bel cameo di Mike Myers, peraltro). Che poi essendo io un intellettuale un po’ snob, mica la cosa mi fa schifo. Solo che mi sembra un giochino un po’ fine a se stesso. In fondo come quel piccolo gioiello di nome Forgotten silver, incrociato per caso 24 ore dopo sul mulo: è un finto documentario di Peter Jackson pre-Anelli in cui si racconta con precisione certosina di un regista neozelandese mai esistito, complice, con incredibile faccia da tolla, il megacritico Leonard Maltin. Una burla in stile Orson Welles assolutamente da recuperare. Ah, tra l'altro prende solo 52 minuti del vostro tempo.

lunedì 12 ottobre 2009

il cielo sopra milano


Fidanzata a fidanzato
Ah, è lo stesso autore? Figurati che non ho mai visto Blade runner. È perché la fantascienza non è il mio genere. Dev'essere la mia parte femminile che si ribella.

Tra scientologisti
Oramai capisci subito chi fermare, vero? Sì insomma, quelli che non ti mandano a cagare...

Donna (dis)informata sui fatti (dello psiconano)
Io non ci credo. E poi lui dice che non è vero niente. L'han fatto lasciare con la moglie, persino.

giovedì 8 ottobre 2009

gruppo di famigli in un interno


- Grazie per avermi raggiunto in questo momento così difficile.
- Beh, veramente...
- Lo so, i nostri rapporti non sono sempre stati facili...
- Certo ma...
- Ma so di poter contare su di te, su di voi, tu, Al, Gianni, Sandro, il tuo ragazzone, il mio popolo.
- Ecco, a questo proposito...
- Sì, faremo una grande manifestazione!
- Avrei bisogno...
- Oh, non dirmi nulla. Avrai tutto il mio appoggio. Vuoi Barbarossa in 500 sale?
- Ehm, guarda, non è per me...
- No, capisco, il popolo innanzitutto.
- Più che altro lui.
- Tuo figlio? Gli serve una laurea, un altro incarico ministeriale?
- No, è che pensavo...
- Umbi, dopo il coccolone devi andarci piano coi pensieri...
- Lui pensava...
- Dimmi, non avere remore!
- Ecco, visto che il compleanno s’avvicina e lui come dire... non ha... non ha mai... Tu che sai... puoi procurare una troia a mio figlio Renzo?

mercoledì 7 ottobre 2009

beati gli umili


Dantès: Questa cosa bisogna studiarsela bene.
A.: Quale? La razionalità o Barcellona?
Dantès: Barcellona, io parlo solo di cose che conosco.

martedì 6 ottobre 2009

sveglie


Una da ieri mattina sta nel petto del mio fratellone. Un’altra ieri sera mi ha sussurrato raianér. Un’altra ancora mi ha annunciato che ho un nuovo quasinipote. Una miagola per rientrare, una in qualche modo forse idem. E io da ventiquattr'ore mi dibatto come una palla da squash tra gioia, attesa e preoccupazione. Per fortuna poi c’è una sveglia silenziosa, che squilla a sorpresa, di solito per iscritto.

È tempo. Di cosa si vedrà.

domenica 4 ottobre 2009

l'àrbulu 'i zuoccula


- Ma questo socialismo che saresse?
- Tu sai ballare?
- No.
- E allora che puoi sapere!
(Baarìa, Giuseppe Tornatore)

Sbattendomene allegramente della inusuale generosità dei critici italiani almeno quanto delle bastonate di quelli tedeschi (a dirla tutta, anche Variety ci ha un po' sputato sopra), dell'incomprensibile entusiasmo del piccolo priapo (ma che film ha visto?) quanto delle inutili polemiche degli animalisti (che s'adda fa' per un po' di visibilità), sono andato a vedere il film di Tornatore. E per vederlo come lo vedranno i siciliani, pochi altri italiani in poche sale elette e all'estero, sono andato a Torino. Perché il film è stato doppiato in un siciliano italianizzato, mentre ovunque, nel mondo ancora civile, sarà proiettato “in originale” con i sottotitoli. Un'operazione degna del nostro analfabetismo di ritorno, che fa ancora più ridere quando si pensa che al governo certi loschi figuri si spacciano per promotori dei dialetti, e che d'altra parte si sposa benissimo con l'attenzione del talè cu ccè (guarda chi c'è) del pubblico bue e stracco. Pubblico che peraltro non coglierà alcuni riferimenti, uno su tutti quello della strage di Portella della Ginestra, perché la storia a scuola, in questo Paesucolo senza memoria, si ferma se va già bene alla seconda guerra mondiale. Tornando al film, è la summa di Tornatore, nel bene e nel male: la commistione tra Storia e storie, grandi eventi e aneddoti microscopici, scene epiche e quotidianità, funziona bene; ottima la prova degli sconosciuti protagonisti, quasi tutte azzeccate le comparsate eccellenti. Peccato per qualche concessione al bozzettismo, qualche scivolone retorico, qualche evitabile autocitazione da Nuovo Cinema Paradiso, qualche eccesso di Morricone. Insomma niente capolavoro, ma sicuramente un buon film. I titoli di coda meritano occhi e orecchie attenti.

giovedì 1 ottobre 2009

scusate se ho scritto così tante volte un


Qualcuno dei non-psiconanisti avrebbe dovuto dire non molto tempo fa una cosa tipo «E no, checcazzo, se l’informazione Rai è fatta di minzolini e brunovespa, non ci sto. Se mi segate non solo Santoro-Travaglio, ma persino (Gesù se state messi male) la Dandini e Fazio, immolandovi a 90 gradi davanti al piccolo priapo e facendo peraltro un harakiri pubblicitario che persino un Dantès che non capisce un cazzo di economia sarebbe capace di prevedere, io il canone col cazzo che lo pago». Mò arriva cacchiocacchio il giornale di famiglia (come quale famiglia?) e ti rivolta la frittata. Peccato che la frittata, porcocazzo, non ci sia, e forse neanche le uova.