lunedì 28 dicembre 2009

cose turche/1


In albergo, durante lo zapping precolazione, fra le sigarette censurate in Lucky Luke (che qui, forse per evitare assonanze tabagistiche, si chiama Red Kit) e un canale spagnolo in chiaro che trasmette noiosi porno americani 24 ore su 24, il tg turco (o forse è la versione locale di Paperissima) mi annuncia che il cardinale Etchegaray, 87 anni, si è rotto il femore durante una registrazione di Scherzi a parte: complice della burla, tale Joseph Ratzinger.

lunedì 21 dicembre 2009

ritardi mensili


L'altro giorno ho festeggiato il compleanno della DRFM dopo quasi tre settimane. Tra qualche giorno vado in Sicilia a festeggiare il mio di compleanno con chi per ragioni geografiche non ha ancora potuto elargirmi i regali tre mesi fa. Quest'anno Santa Lucia è caduto il 19, il mio Natale in famiglia si svolgerà tre giorni dopo il 25, il Capodanno almeno una settimana dopo l'1. Ma ci saranno anche un Natale turco e un Capodanno siculo, quelli più o meno puntuali, e sarò con la donna che amo insomma, micacazzi! Comunque quello che volevo dire è che mi diverte festeggiare quando la festa – teoricamente – sarebbe finita. Odio le scadenze. Odio ricordarmi che devo fare i regali almeno quanto amo farli. Ah, grazie alle mirabolanti prodezze di blogspot, persino questo post vi arriva in differita di qualche giorno. A presto e tanti auguri a tutti.

mercoledì 16 dicembre 2009

minuti di piombo


«Normale è una brutta parola. Quando vinciamo la rivoluzione, la aboliamo»
(La prima linea, Renato De Maria)

Il film di cui tutti parlano ma che un sacco di gente continua comunque a non vedere è tutto fuorché un inno al terrorismo e alla violenza. Comprensibile che ai parenti delle vittime girino comunque i coglioni, squallide e noiose le polemiche di chi oggi sta al capezzale del padrone dal dente spezzato mentre a quei tempi gli avrebbe tirato una molotov. Freddo come un blocco di ghiaccio (ecco perché è tanto piaciuto ai Dardenne), spiega poco (quello toccherebbe ai libri di storia, dicono), lascia l'amaro in bocca, non dà risposte e semina domande come un buon film dovrebbe fare: un po' troppo per noigggiovani. Sarà per quello che, dopo un quarto d'ora, le ragazzine poco distanti hanno preferito a Scamarcio gli acerbi cazzetti dei loro accompagnatori.

martedì 15 dicembre 2009

i segnali spesso non significano mai


«I ragazzini si vantano, un uomo no»
(L'uomo nero, Sergio Rubini)

Se il protagonista de L'uomo nero studia da Cézanne, Sergio Rubini studia da Eduardo. A proposito di paragoni azzardati, secondo alcuni cazzari «se Bari teniv Tornatore, iev 'na piccola Baarìa». Ma non bastano un lungo flashback, un bambino e una piazza del sud per fare due film uguali. Rubini vola più basso, gli interessa raccontare altro, e comunque vola davvero che è una meraviglia e a tratti commuove pure. Validi gli attori (persino Scamarcio che ormai mi convince quasi sempre, persino la Buy che appare per cinque minuti), bella l'idea delle apparizioni dei morti (che detta così... ma voi fidatevi e andate). Il finale, che sembrerebbe scontato a tre quarti, in realtà riserva ancora dieci minuti di sorpresa.


domenica 13 dicembre 2009

o mia bela madunina


In treno ne parla un gruppo di ragazzi, non li prendo sul serio. Torno a casa, appiccio internet, ed eccolo lì. Adesso processi e articolesse come se piovesse (scusate la rima, sono un poeta pentito). Ma in fondo cos'è successo? Un uomo mentalmente disturbato ha colpito un altro uomo mentalmente disturbato. Cose che succedono spesso, purtroppo, in un manicomio.


venerdì 11 dicembre 2009

mer(d)e
ovvero come finire in un plastico di porta a porta


Bambino: (leggendo) Cri-sto-fo-ro-co-lom-bo. Chi era Cristoforo Colombo?
Nonno: È quello che ha scoperto l'America. Sai che a Genova, di fronte all'Acquario, c'è una grande statua di Colombo?
Bambino: Mamma, un giorno andiamo a Genova?
Mamma: (con aria schifata) No.


(me possino se ho inventato una virgola)

giovedì 10 dicembre 2009

l'uomo che cadde sulla luna


«Sai che ti dico? O è un pazzo oppure è un immigrato clandestino.
In entrambi i casi, devono rinchiuderlo»
(Moon, Duncan Jones)

C'è una piccola perla che vaga per (poch)i cinema d'Italia, si chiama Moon e bisogna vederla. Fantascienza da camera, low budget come si usava negli anni Settanta (che poi, mentre guardavo il film, pensavo che, in una manciata di anni, quel filone è nato con THX 1138 e morto con Guerre stellari, dietro la macchina da presa sempre George Lucas). Ora, leggerete recensioni che parlano di psicanalisi e pippe simili: diffidate. Certo, è vero, non ci sono mostri e raggi laser, siamo più dalle parti di Solaris e 2001, ma con una levità davvero rara. Raccontarvelo? Neanche per sogno, anche perché è difficile senza togliere il gusto di vederlo. Sam Rockwell è molto bravo, Kevin Spacey c'è ma non si vede, la regia è del figlio del duca bianco e sono sicuro che sia Ziggy Stardust sia Thomas Jerome Newton sarebbero orgogliosi di lui.


martedì 8 dicembre 2009

bonobo power


- Per favore, accetti il mistero.
(A serious man, Joel ed Ethan Coen)

Parafrasando Vivian Mercier a proposito di Aspettando Godot, il nuovo film dei Coen è una commedia in cui non accade nulla... per un po' di volte. Giudizio negativo? Manco per niente, solo che la cosa più divertente di A serious man è il trailer. Si ride di gusto in un paio di occasioni (l'apologo iniziale e il responso del rabbino Marshak dopo il bar mitzvah sono due begli esempi), ma in realtà si tratta di una pellicola parecchio seria. Forse non ci ho capito niente, ma io l'ho vista (altro che Religiolous) come una critica ai danni irreversibili della religione. O forse è una sorta di summa della cultura yiddish privata del sarcasmo cui siamo abituati. Inevitabile ripensare alla celebre frase dello zoologo Desmond Morris: «Esistono 193 specie viventi di scimmie, con coda e senza coda. 192 sono coperte di pelo. L’eccezione è la scimmia nuda, che si è data il nome di Homo sapiens. Questa insolita specie di grande successo passa molto tempo a esaminare le motivazioni sue più elevate, e un tempo altrettanto lungo a ignorare con cura quelle fondamentali».


giovedì 3 dicembre 2009

io fossi ronconi mi toccherei le palle


C'è polvere, naftalina, puzzo di muffa, segatura, brillantina e scorregge stantie: lo spot che annuncia il reintegro del fondo unico per lo spettacolo e istituisce la giornata nazionale del teatro per il 27 marzo di ogni anno, è talmente vecchio da far sembrare avanguardia pura quello dei pennelli Cinghiale. Dopo aver visto la pubblicità, chi non è mai stato a teatro continuerà a non andarci, perché l'idea che ne viene fuori è didattica, noiosa, pesante e pedante, esattamente come il claim, un po' Amleto un po' no, affidato alla salma di Giannaletta: «Tante cose in cielo e in terra, il teatro per capire». E che vor di'? Che Gabriele Lavia prima o poi mi rivelerà il quarto segreto di Fatima? O che la Melato troverà le prove che dimostrano inconfutabilmente la mafiosità dello psiconano?

mercoledì 2 dicembre 2009

corsi e ricorsi


Eravamo giovani. Io vivevo un lutto recente fortissimo e crudele, noi tutti vivevamo giorni in cui la nostra città era sospesa fra le bombe e la rabbia, l'attonimento e la voglia di reagire. Ritrovarsi ogni giorno per cinque ore, a volte anche dopo e poi spesso pure la sera, una voglia cannibale di stare insieme come in una strana replica o appendice dell'ultimo anno di scuola, era forse il nostro modo di sentirci un'ultima volta ragazzini, una prima volta adulti. Professionalmente quei mesi servirono poco e a pochi di noi. Umanamente, fu una parentesi fantastica. E rincontrare S. dopo tanti anni a Roma è stato come non averla mai persa di vista.