lunedì 19 dicembre 2011

io me ne andrei


Ebbene sì, sto per prendere un aereo: di quelli che non portano troppo lontano, ma ti restituiscono 20 gradi. Io e Unfattovéro espatriamo per una decina di giorni. Voi fate i bravi, mangiate il giusto, bevete e fornicate senza misura, rilassatevi con una cannetta, fate girare l'economia oltre che le balle (ma senza esagerare). In poche parole, fate un buon Natale. Ché noi implacabili si torna. Credo.

mercoledì 14 dicembre 2011

come una corsa dentro al louvre


La giovane receptionist mi guarda come fossi uno scarafaggio, felice di sapere che non dormo lì. «Primo piano» dice. «Non sono abbastanza vecchio o abbastanza sfardato» penso io. Sopra, l'età media è 70 anni. Dopo un po' arriva la coppia lavorativa-forse non solo di quelle due che più le guardo più mi piacciono, due donne più belle dentro che fuori, e pensare che con una ci avevo litigato via mail qualche anno fa. Poi si appalesa la terza, che non mi ricordavo così interessante in tutti i sensi, con un marito strana mistura di intelligenza, silenzi e faccia da ex pugile di un film francese. Quattro alieni, cinque con me che qui faccio panza-e-presenza a nome della ditta. Gli altri, usciti da un misto di Waters e Buñuel e non lo sanno: ci sono pure due piccoli incroci tra Divine e Moira Orfei. Cerimonia interminabile, compreso un quartetto di orchestrali che insieme avranno sessant'anni e abbassano notevolmente la media. Sempre meglio che lavorare, penso guardando l'orologio. Soprattutto di questi tempi.


lunedì 12 dicembre 2011

si starà meglio quando si starà meglio


Beh, è proprio vero: esci da Midnight in Paris (Mezzanotte a Parigi no, eh?) e stai bene. Un po' com'era con Basta che funzioni. Vuoi vedere che Woody Allen va ad anni alterni? Sebbene il trailer inviti a non guardarlo, il film è adorabile, a cominciare dal cast: un sorprendente Owen Wilson, perfetto alter ego del regista, e poi Adrien Brody, che ha finalmente una bella parte in un bel film dopo tante robe brutte, Rachel McAdams fica di legno, Michael tonyblair Sheen ineccepibile cacacazzo, la coppia di fasci ignoranti Kurt Fuller e Mimi Kennedy... Direte: è uno spottone su Parigi. Vero, viene subito voglia di tornarci. Direte: tutti i personaggi celebri sono delle macchiette. Vero, serve alla tesi del film, che non vi spiego sennò è inutile spendere quei 7-8 euro de felicità. Unico neo, il doppiaggio: i francesi che parlano come Clouseau sono insopportabili, anche se si chiamano Léa Seydoux.


mercoledì 7 dicembre 2011

l’ospite disatteso


Ci sono film che passa un po’ di tempo e t’incazzi. Esce venerdì, ma l’ho visto al Tff la settimana scorsa, Mosse vincenti, traduzione scema dell’intraducibile Win win. Regista Thomas McCarthy, di cui ai tempi avevo tanto apprezzato L’ospite inatteso. Ora, non è che Win win sia brutto, è che più ci ripenso più mi accorgo di quanto tutto sommato sia abbastanza scontato, anche il finale happy solo a metà; la classica pellicola sportiva che vede l’incontro-scontro tra l’adolescente problematico (il pur bravo esordiente Alex Shaffer) e l’adulto (onni)comprensivo Paul Giamatti che, lontano dalle sue prove migliori, torna a fare l’ennesimo sconfitto con il fisico di un pupazzo gonfiato male. Peccato, perché alcuni dialoghi sono divertenti, Bobby Cannavale nel ruolo dell’amico e Burt Young nei panni del vecchio rinco sono due piccole perle.

martedì 6 dicembre 2011

qualcuno era comunista


Robert Guédiguian invecchiando diventa sentimentale. Dovremo preoccuparci? Mah. Io di notte dormo lo stesso, tuttavia Le nevi del Kilimangiaro, pur essendo un buon film, mi ha lasciato un po’ così. Dirigendo i suoi “soliti” attori (Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Gérard Meylan) e ispirandosi liberamente a un poema di Hugo, Guédiguian riesce a raccontare senza lagne e con poche sbavature una storia di crisi, cassa integrazione, mancanza di memoria, ignoranza, sensi di colpa, voglia di godersi quello che si è sudato senza per questo essere accusati di essere borghesi piccoli piccoli. Darroussin dà vita a un personaggio splendido che cita Jean Jaurès, ama l’Uomo Ragno e, di fronte al suo rapinatore, resta più ferito dalla ingiustizia delle parole che dalle botte. Peccato che il tutto culmini in un finale stucchevole e poco credibile, nella forma come nella sostanza.


lunedì 5 dicembre 2011

oltre björk c’è di più


Il Torino Film Festival l’ha vinto un bel film, e son soddisfazioni. Si tratta di Á annan veg (che vor di’? pare In ogni caso o Comunque sia…) dell’islandese Hafsteinn Gunnar Sigurdsson. Su Repubblica è stato definito “beckettiano”: ottimo per allontanare il grande pubblico e deludere quello che ama farsi le seghe mentali. In una parola, con tutto il rispetto e l’ammmore per il teatro del sommo, Beckett in questo caso non c’entra una minchia. Più calzante l’accostamento a Kaurismaki, specie quello dei primi film. Ambientata negli anni Ottanta, è la storia divertente e malinconica della difficile amicizia tra due operai della compagnia stradale: il più giovane è ingenuo e fissato col sesso, il più vecchio, giuggiolone e fidanzato con la sorella dell’altro, tenta di imparare il tedesco con le cassette. Nonostante il film si regga sostanzialmente su di loro (la fidanzata vive in Germania, le uniche altre due presenze sono uno spassoso camionista dispensatore di alcolici e una donna che appare in un paio di occasioni senza dire una parola), si ridacchia e non ci si annoia neanche un momento. Uscirà in Italia? Mah.


venerdì 2 dicembre 2011

quasi 34


La storia è avvenuta davvero nel Massachusetts ed è stata trasportata cinematograficamente dalle sorelle Delphine e Muriel Coulin nella Bretagna più inguaiata. Parlo di 17 filles, che uscirà anche in Italia col titolo miracoloso di 17 ragazze, e che ho visto nei giorni scorsi al Torino Film Festival. Si racconta per l'appunto di sedici giovani virgulti che, coinvolti dalla diciassettesima di loro, decidono, per rivoluzionare la loro triste vita di provincia, di emularla restando incinte alla bell'età di sedici anni. Detto così, si può pensare a una lamata. In realtà il film è meno inquietante di quanto sembri, anche se siamo in zona Dardenne. Le protagoniste sono perfette e, al di là del tocco tragico, il finale è quello che mette davvero paura, quando si spegne l'utopia e la baia si popola di carrozzine.


giovedì 1 dicembre 2011

mr. beane e il baseball


Per cominciare, sappiate che non mi sono perso. Sono al Torino Film Festival, e me lo sto godendo ancora per poche ore. Mentre sto scrivendo sono a quota 22 film. Problemi di connessione, o di costi di, ma datemi tempo e vi relaziono. Comincerei dall'inaugurazione, in compagnia naturalmente di miss po' e della Bionda, oltre che di stelle e stelline (la notte s'avvicina) tipo Charlotte Rampling, Laura Morante e, soprattutto, quella fica stratosferica di Valeria Solarino. Che quasi me la perdevo (pensate come sto messo) se non fosse stato per la prontezza di riflessi della poison. Il film d'apertura, che il resto dei mortali (salvo quegli sciagurati che usano il mulo) vedranno dal 27 gennaio, era Moneyball-L'arte di vincere, commedia sul baseball ispirata a un libro tratto da una storia vera. Direzione del regista di Capote, bei dialoghi, qualche ghignata, storia assurdamente davvero successa, finale amaro, Brad Pitt in grande spolvero, Philip Seymour Hoffman che ha sempre il suo perché, rivelazione Jonah Hill. Per il resto, poco di più. E se non capite una mazza di baseball (sì, insomma), continuerete a vivere nell'ignoranza.