venerdì 30 settembre 2011

a clockwork roman


Teatro al cinema senza noia o artifici, una regia così presente da divenire impalpabile, un quartetto di attori impagabile (Christoph Waltz e Kate Winslet una spanna più su): Carnage non è un capolavoro, ma “solo” una godibilissima, crudele, gran bella trascrizione di Polanski della commedia di Yasmina Reza.


lunedì 26 settembre 2011

rocchetti e carboni


Lui ha un ciuffo colorato di verde sotto un berretto di cotone grosso, unghie laccate e piedi curati in sandali da donna, lei piuttosto tonda ha un vestito classico da uomo di mezz’età. Scherzano, parlano di ragazzi, ogni tanto si fermano a cantare una canzone quasi fosse una preghiera. Chi dovrebbero essere, non lo so. Troppo vecchio, troppo poco conoscitore di manga. Non va meglio con gli altri, tanti, fermi fuori dalla stazione e poi via, verso la sala dell’albergo che li accoglierà. Riconosco al massimo un Jigen, una Sailor Moon, un pagliaccio di mcdonald’s (ma perché?). Alcuni si spogliano, vestono, truccano cammin facendo, un corteo colorato a metà tra Fellini e Gregg Araki. Chi guarda senza capire, chi con sconcerto, chi sorride, chi si sofferma su un deltoide, una coscia, una scollatura. Gli asiatici, gnanca un plissé.

venerdì 23 settembre 2011

il portiere della notte


Alto, mezzo curvo, quasi calvo, l’uomo scende dall’auto. Muovendosi come un fragile John Wayne al rallentatore o un Jimmy Stewart che si accorgesse di essere vecchio, apre il cancello della villetta, rientra in macchina, fa pochi metri dentro il cortile, parcheggia, richiude alle sue spalle per un tempo che sembra infinito. È quasi entrato in casa quando sente il rombo di una moto. Torna indietro con la medesima lentezza, riapre il cancello, il ragazzo scorreggia un’inutile potenza dall’alto del sellino. Si scambiano un cenno (padre e figlio? nonno e nipote?). Richiude di nuovo, resta appeso per un attimo al cancello, guarda intorno, poi il cielo, quasi a sincerarsi che non ci sia davvero più nessuno.

giovedì 22 settembre 2011

grazie (e auguri)


Ci sarebbe da andare a prendere X. Dove? A Milano. Stica. Sarà anche meglio che lavorare, specie con il bdcdP penetrato in ogni dove? Sì. E così ci si documenta, Unfattovéro legge il suo romanzo, io ogni tanto sbircio: penso che potrebbe starmi sul cazzo (lui? il libro? tutt’e due?), ma forse no. Infine si va, macchina francese brutta come un transformer ma veloce come una scheggia. Milano di domenica a pranzo, se non sei in centro, è deserta come un qualsiasi paesello dei dintorni: neanche l’eco di una partita alla radio, l’ombra di un bar aperto. Una pizzeria sguelfa ci concede di malavoglia un caffè, noi che una pizza, averci tempo, la si mangerebbe volentieri. L’uomo scende, dà subito del tu, parla, chiede, risponde, fa quello che non se la tira, noi quelli che chissenefrega se è un vip. Dopo due ore d’auto volate via con piacere, il gelo per il brutto albergo che gli è stato riservato. Seguiranno a breve i capricci per il ristorante dove mangerà (pregiudizio gratuito, stavolta) e chissà che altre pippe di cui non sono a conoscenza. Che resta della persona con cui abbiamo viaggiato? Una simpatica dedica sul frontespizio, temo.

mercoledì 21 settembre 2011

è solo il giorno che muore?


Chi ha detto che le bombe delle sei non fanno male dev’essere uscito dall’ufficio alle cinque e mezza. Ho avuto la mia prima doccia fredda della nuova gestione. Certo, altri metodi: discussione pacata, ascolto, comprensione, lucidità. Ma la cazzata che ho fatto resta, lì, tenace come una vecchia cacca di piccione.

martedì 20 settembre 2011

especially tonight


Quando partono le note di Povera patria mi rendo conto che non è la prima volta che ascolto Battiato dal vivo. Era l’estate del 1992, c’era questa grande manifestazione con cantanti e attori a partecipare del dolore, dello sdegno e della voglia di ribellione (almeno così pareva allora) nei confronti della mafia e di quelle stragi che nel giro di due mesi avevano cancellato Falcone e Borsellino. Insomma, ora come allora mi commuovo, tanto. A parte che non è neanche l’unico momento del concerto in cui mi sciolgo, provateci voi quando ccu tuttu ca fora si mori na' mori stranizza d'amuri. E poi il grande spettacolo è lui che, vestito come suo nonno, sembra uno dei giovani truccati da vecchi di qualche moda fa. Ed è un fantastico mistero la perfetta alchimia con la chitarra di Davide Ferrario, scatenata ombra rock alle sue spalle, con quella faccia un po’ così, da strappamutande introspettivo.

mercoledì 14 settembre 2011

e come l’anno scorso


Anche questa stagione inizia con Elle Fanning. E io a dire quanto è brava. E bella. Se il buongiorno si vede dal mattino, siamo sul genere Mariel Hemingway: speriamo non si perda. Super 8 è un film che aspettavo senza saperne nulla. Mi bastavano le parole fantascienza, Spielberg (sì, vabbè, ha prodotto anche Transformers, ma cerco di dimenticare), Abrams (l'uomo che con Lost mi ha riportato dopo anni alla visione sistematica di un telefilm). Della trama non sapevo una beata mazza, se non di vaghi omaggi a E.T. e Incontri ravvicinati. Ma il film è molto di più. Intanto ha dieci minuti iniziali e dieci finali di totale perfezione, compresa una scena, quella delle riprese in stazione, che ti scioglie qualsiasi cosa dentro e se non piangi a fontana hai qualcosa che non va. E poi un gruppo di giovanissimi attori che funziona benissimo, un’ambientazione impeccabile, una spudorata dichiarazione d’amore verso il cinema che culmina con l’imperdibile “film” dei titoli di coda. A trovargli dei difetti, le musiche di Giacchino che campa un po’ di rendita da Lost, e il bruttissimo alieno che, per fortuna, appare nella sua interezza solo verso la fine.

martedì 13 settembre 2011

la risposta alla domanda fondamentale sulla vita, l'universo e tutto quanto


Insomma c’era questo mare che faceva quasi male tanto era bello e desiderato e caldo e appena mosso, in un pomeriggio che era già ritorno anche se facevamo finta che no. E ti guardavo, mentre leggevi il romanzo angosciante che forse non mi piacerà ma poi chi lo sa. E meditavo sulle ultime 48 ore insieme, alle curve e ai tornanti che sono il karma di un’estate (ma si chiamano tornanti perché tornano?), ai tanti visi studiati, le vite incrociate, ché si fossi Rumiz arderei lo web ma si fossi Dantès come sono e fui a malapena riuscirei a scriverci un post. E ti guardavo e ti accarezzavo con finta noncuranza, un’anca, un fianco, la linea del costume. E pensavo che 42, in fondo, è un gran bel numero.

giovedì 8 settembre 2011

un giorno senza (ma anche gli altri dopo)


Prima notizia: Valentina Lodovini è davvero tanto fica, anche con (o forse anche grazie a) quei chiletti in più: urge la visione di Pornorama, leggerina commedia tedesca sul mondo degli hard anni Settanta in cui la Nostra fa vedere le tette. Seconda notizia: Abatantuono in versione leghista dalla morale con triplo salto carpiato è un’innocua, simpatica macchietta, lontana, troppo lontana dalla vera merda verde. Terza notizia: credo che Mastandrea mi piacerebbe anche se leggesse il bollettino dei naviganti. Quarta notizia: Laura Efrikian (sì, la fidanzata del Giannone Morandi nei musicarelli; o miei lettori, ma quanto siete vecchi?) regala un personaggio e un paio di battute memorabili a un film (Cose dell’altro mondo, non l’avevo scritto?) che scorre un po’ via, così.