mercoledì 25 febbraio 2015

col tipico ritmo incalzante di cassa, rullante e charleston


Avevo zompato allegramente Whiplash al Tff perché, qualche anno prima, al medesimo festival avevo visto l’esordio del regista, Guy and Madeline on a park bench: un inutile compitino da scuola di cinema, una presuntuosa robetta in bianconero a base d’ammore e musica che avevo abbastanza detestato. Poi però di Whiplash sono venute fuori le recensioni dei primi blogger, di quelli che scavano nello streaming come cani da tartufo, quindi le candidature all’Oscar, infine l’uscita italiana. E io sono curioso come una scimmia: potevo non vederlo? Risultato: il ragazzo ha fatto molta strada, ma non ha ancora trovato il cuore. Damien Chazelle ha talento. Ha tecnica registica. Ha imparato a usare la musica (e meno male, visto che la musica è l’anima di questo film). Ha anche scelto due attori che funzionano molto bene: J.K. Simmons (Oscar meritato) gigioneggia alla grande a metà strada tra il sergente Hartman e la versione stronza di Miyagi, Miles Teller ha sufficientemente l’aria da batterista bravo ma sfigato che sogna di diventare un mito come Bird sminchiandosi le dita fra lacrime, sudore e sangue. Dici: scusa, ma Charlie "Bird" Parker non suonava il sax? Che c’entra, il ragazzo musicalmente si ispira a Buddy Rich. Purtroppo Rich non è morto giovane, non era triste, pare fosse piuttosto stronzo e ha anche fatto in tempo a fare una figlia che da ragazzina aveva una voce (e una presenza) davvero inquietanti: insomma, non proprio il mito adatto a uno sfigato un po’ fiero di esserlo. Di conseguenza, molto meglio Charlie Parker e l’aneddoto su cui ruota tutto il film: pare che Bird sia diventato Bird solo dopo aver schivato un piatto lanciatogli addosso da un furibondo Jo Jones. E a forza di sentirlo ripetere, ’sto benedetto aneddoto, a un certo punto mi è apparso il buon vecchio Clint Eastwood con una sedia da regista in mano, pronto a scaraventarla sul malcapitato Chazelle: così la prossima volta magari farà un vero cult, e non un film che vive di una prima mezz’ora spettacolare, di un finale dal ritmo strepitoso, ma anche di una parte centrale fiacca e prevedibile, compresi il suicidio e l’inutile parentesi sentimentale che salverei solo per la scena della pizzeria.

14 commenti:

  1. Ecco, vedi, il dramma delle aspettative! Ne avevi troppe e ti si sono ritorte contro, noi al Tff non ne avevamo mezza e ci siamo spellati le mani per applaudire. La prossima volta, fidati, fatti fare il programma da me, Poison, la Bionda e la tizsorella, e non ti perderai più nulla... ;-D

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    1. mmm... solo perché non avevate visto Guy and Madeline...

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    2. in che senso?! tu l'hai visto?

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    3. no, l'abbiamo visto tutti e tre contempoaraneamente:

      "alla fine del film il dottor piazza è schizzato verso l’Ambrosio a vedere “made in hungaria”, io ho aspettato che Tiziana si riprendesse dall’attacco narcolettico che l’aveva colta dopo dieci minuti di film.."
      (questo è quello che scrissi all'epoca, fai tu)

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    4. ah beh, vedo che vi aveva conquistato...

      come mi dicesti forse non più di una settimana fa, «ma secondo te io posso ricordarmi di una cosa che hai scritto sei anni fa?»

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    5. dovresti sapere che io sono quella che "una seconda possibilità la si dà un po' a chiunque..."

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  2. Concordo in pieno, su Clint e su questo film.
    Solo buono, discretamente sopravvalutato.

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    1. è da un po' che siamo troppo in sintonia, cowboy! forse dovresti preoccuparti ;)

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  3. Ti voglio bene per il titolo che hai scelto e anche per il post: pur non condividendolo in toto mi rendo conto che c'è del vero e l'idea di un Eastwood che scaglia la sedia contro Chazelle mi perseguiterà per sempre XD
    Detto questo, io l'ho adorato!

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    1. prima o poi gli Elii mi chiederanno i diritti per tutte le frasi rubate alle loro canzoni :D

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  4. Il cattivo vecchio Clint un film con questo ritmo se lo può solo sognare...

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    1. certi film del buon vecchio Clint andrebbero mandati a memoria. tipo Bird :D

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