martedì 3 giugno 2014

anna dai capelli rossi


«Povertà, castità e obbedienza»: esiste bestemmia peggiore nei confronti della vita? Secondo me no. Eppure le suore continuano ad esserci, negando se stesse, la loro femminilità, sposandosi a Gesù, come si diceva una volta, chissà se si dice ancora. Bon, ho visto Ida. Che al Torino Film Festival avevo scacato per principio: «film polacco in bianco e nero», detto nel 2013, sembra l'inizio di una gag di Fantozzi, una roba per snob radical chic falsi come una moneta da tre euro. Beh, ho fatto male. Perché il film dell'anglopolacco da noi sconosciuto Pawel Pawlikowski merita eccome. La storia di questa ragazzetta con gli occhi da manga (Agata Trzebuchowska) che, negli anni Sessanta, prima di prendere i voti passa qualche giorno con la zia (Agata Kulesza, giudice alcolizzata che si dà a chiunque per disperazione) e scopre come sono morti i genitori ebrei durante la guerra, è un film davvero notevole. Stilisticamente, innanzitutto: la composizione delle inquadrature, l'uso sensato del b/n, l'asciuttezza di una sceneggiatura che non si concede sbavature e commozioni ricattatorie, una parte centrale da cui non si riesce a staccare gli occhi. E poi ci sono le due protagoniste, soprattutto Anna/Ida, che sono straordinarie. Bella colonna sonora, finale (quasi) a sorpresa.

4 commenti:

  1. La cinematografia polacca attuale è piuttosto interessante, mio caro snob degli snob con l'aggravante del culo al caldo (direi che 'sta settimana TUTTE le persone che frequento sono in vacanza tranne una sparuta minoranza, che coincidenza odiosa), per cui smetti di essere te stesso al prossimo Tff e segui il nostro programma, ché ti troverai bene! ;-)

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    1. io non mettevo in dubbio il cinema polacco, ma l'accoppiata bn-festival che mi faceva immaginare le peggio cose...

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  2. si un film decisamente d'essai, ma un grande film, mi è piaciuto :)

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    1. paradossalmente, secondo me ha poco o nulla d'essai. è questa la sorpresa maggiore

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