giovedì 6 marzo 2014

lo chiamano gay e tu pensi ricchione


Lo so che oggi escono il seguito di 300 e l’ennesimo remake animato di Tarzan (m’è bastato vedere la sagoma cartonata per decidere di evitarlo), ma date retta a me: cercate il posto più vicino in cui vedere Felice chi è diverso. Ispirato a un verso di Sandro Penna, il documentario di Gianni Amelio (che ho visto a Berlino un mesetto fa) è la cosa più bella realizzata dal regista calabrese dai tempi di Così ridevano. Per raccontare la difficoltà in Italia di vivere la propria sessualità da parte di quelli che fino a quarant’anni fa erano definiti “capovolti” e che oggi gente con giovanardi nel cervello definisce culattoni, Amelio compone un riuscito mosaico di interviste a venti omosessuali, tutti anziani tranne l’ultimo giovanissimo: in buona parte sono persone comuni di varie estrazioni sociali, ma c'è anche qualche personaggio noto come Ninetto Davoli e Paolo Poli. A questi si alternano omaggi a Bindi e Pasolini, nonché un agghiacciante, fascistissimo corredo di vignette e fumetti, rotocalchi e cinegiornali di varie epoche, per ricordarci di non dimenticare. Bello, a tratti commovente, spesso “incazzante”, forse più adatto a un’idea di tv che non esiste che al grande schermo.

8 commenti:

  1. oh, Paolo Poli. Quanto lo adoro.
    Adesso guardo dove è in programmazione e magari lo recupero.

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  2. L'unica cosa da vedere uscita oggi, assieme a Il sopravvissuto, che mi incuriosisce, grazie della rece, Paolo Poli e Ninetto Davoli valgono la visione!
    Scusa poi, ma l'omaggio a Bindi ad alcuni gggiovani non sembrerà alla Rosy nazionale? :-D

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    1. no, Umberto Bindi è quello molto più femminile e con lo sbrillocco al dito

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  3. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  4. Vedrò di recuperarlo a brevissimo.
    Mi pare una cosa decisamente interessante.

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