mercoledì 11 marzo 2015

l’imprevedibile virtù della perseveranza


Si sa, sono curioso. E Al Pacino… beh, non ne ho una venerazione come qualcuno che passa talvolta da queste parti, ma mi è sempre piaciuto. Barry Levinson è uno di quei registi da “solido cinema classico” che mi ha spesso dato soddisfazione, Philip Roth è uno dei miei romanzieri americani preferiti. Potevo chiedere di più? Così ieri sera ho visto The humbling. Che ha un solo, grosso difetto: è stato girato più o meno nello stesso periodo ed è uscito appena un mese dopo l’acclamato Birdman. Ed è stato più o meno massacrato da tutti. Ingiustamente. Perché tutti si sono messi a far confronti, visto che si parla in entrambi di teatro. Che poi, a dirla tutta, i primi dieci minuti di The humbling (che, ripeto, è tratto da L’umiliazione, scritto nel 2010) e il finale, beh, ricordano un po’ certe cose che ci sono anche nel film di Iñárritu. Certo, a Levinson non importa che si sbavi dietro la sua tecnica: un artigiano non ha bisogno di effetti speciali per stupire, stupisce con quello che ha. E quello che ha è un romanzo con tutte le ossessioni di Roth: l’esplorazione della sessualità, la passione per le donne giovani, la paura della vecchiaia, della morte, dell’oblio. E il film è divertente, tragico, con qualche battuta memorabile e alcune sequenze davvero riuscite (la scena dal veterinario, le istruzioni per la pulizia dei dildo, quella - tristissima - della sala d’attesa). Pacino è splendido, Greta Gerwig (ah ah, proprio quella Frances là) da il meglio di sé, Dianne Wiest ha un piccolo ruolo notevole, Shakespeare e il suo Re Lear sono una sorta di coro greco, meglio di una voce fuori campo. Non siamo dalle parti del capolavoro, neanche annunciato: solo un buon film che difficilmente troverà la strada della nostra distribuzione.

14 commenti:

  1. ce l'ho lì da vedere... ma... "è uscito" dove, esattamente?

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    1. Usa e altri posti che non posso controllare perché mi hanno bloccato Imdb in ufficio (porcatroia)

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    2. uh, signora mia che roba brutta, non mi dica nulla!

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  2. Quando ho cliccato su "qualcuno" sono morto dal ridere :) :)
    Da tempo c'è l'ho sotto gli occhi, ed è venuto il momento di vedere l'ennesima prova dell'esistenza di Dio ;)
    Hai visto anche Manglehorn, per caso?

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  3. Visto a Venezia, devo dire che mi è piaciuto pur non essendo indimenticabile (infatti non ricordo la scena del dildo... boh?), e ci ho messo un po' a capire che una scena di Birdman mi ricordava quella di The humbling! Al Pacino era seduto due file sotto di me, tipo interessante.

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    1. Due file sotto di te??!!
      Che fortuna, Tiz. Quanto ti invidio ;(

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    2. e tiriamocela ancora un po', Tiz! :D

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    3. Credo di esserci andata apposta, a Venezia! :-))

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  4. Visto pure io a Venezia ma senza Al Pacino in sala.
    Piaciuto molto, tragico e comico allo stesso tempo, come Roth c'ha insegnato.
    Il confronto con Birdman era inevitabile, ma il tema ricorrente del festival dello scorso anno era proprio il metacinema o il metateatro, spero volutamente perchè a un certo punto non si contavano più quanti Chaplin o quanti palchi si era visto su grande schermo.

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  5. Mi sa tanto che me lo segno.
    Ho come l'impressione che mi piacerà più di Birdman.

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    1. ho anch'io quella sensazione lì. a me è sembrato se non altro più sincero

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  6. Anche a me è piaciuto, per l'ironia, per l'immenso Pacino, per come tratta i temi della vecchiaia e del teatro, per Shakespeare. Non mi spiego l'accoglienza negativa che ha ricevuto, ma ho l'impressione che chi lo vedrà dopo "Birdman" forse lo apprezzerà di più perché vi troverà qualche "risonanza".

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