lunedì 15 dicembre 2014

ansia


Ashgar Farhadi è diventato l’alfiere del cinema iraniano che racconta la piccola borghesia, ed era abbastanza prevedibile che ispirasse degli epigoni. Nima Javidi è uno di questi, e il suo Melbourne lo testimonia. La storia di questa coppia in partenza per una nuova vita in Australia (lui è Peyman Moaadi, già protagonista del capolavoro di Farhadi Una separazione), i cui piani sono stravolti dalla morte improvvisa di una neonata che dovevano ospitare solo per poche ore, ha un meccanismo quasi perfetto. Girato tutto in appartamento, più o meno in tempo reale, con l’invadente presenza di telefoni, cellulari, skype, citofoni, campanelli, macchine fotografiche, computer, per non parlare di vicini, parenti e conoscenti che si avvicendano continuamente quasi a impedire che i due possano pensare a come venirne fuori senza incartarsi ancora di più tra bugie e sotterfugi, il film vive di un’angoscia che non concede tregua. Peccato che il finale non sia all’altezza e sembri quasi un po’ tirato via.

4 commenti:

  1. Mi incuriosisce. Se la rete me lo offre, lo guardo volentieri.

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  2. Sembra interessante. Visto che siamo in zona, ieri ho trovato il tempo di guardarmi Incendies (La donna che canta)...consiglio vivamente...

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