mercoledì 14 luglio 2010

affetti ed effetti
(ci intitoliamo un film da far uscire a luglio?)


«Vorrei che ti decidessi ad essere felice»
(Il padre dei miei figli, Mia Hansen-Løve)

C’è questa frase, e lo sguardo di Alice de Lencquesaing cui è indirizzata. Poi c’è una scena. La ragazza ha appena passato la notte fuori, ha dormito con il suo primo ragazzo. Si gode l’aria del mattino, lega i capelli di lato, entra in un bar. Si siede, non sa cosa prendere, non le importa, forse anche questa è una prima volta. Ecco, se il film fosse quella frase e questo pezzetto (bella la scena, pulito il montaggio, bellissima e credibile lei), sarebbe un piccolo capolavoro. Ma Il padre dei miei figli è anche un ingenuo, romantico e un po’ didascalico omaggio a Humbert Balsan, produttore cinematografico suicidatosi per debiti. Non male, ma i giudizi entusiasti degli addetti ai lavori sanno di autoreferenzialità, sensi di colpa, malinconia, affetto, chissà in che ordine.

7 commenti:

  1. in inglese sono dei finti simili (o dei veri diversi?) To affect means to have effects. ma anche to affect is to infect. e così via dicendo di inutilità in inutilità

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  2. Dantès, prrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrrr.
    Ecco.

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  3. (in effetti, affetta affetti)

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  4. elena: mi insegni? che io fingo di conoscere almeno quattro lingue, compreso l'italiano, ma non sempre mi viene bene. magari una sul serio vorrei riuscire a impararla
    ms: e perché mi spernacchi?

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  5. perché neanch'io conosco le lingue, però così gli altri almeno vedono la mia. per finta.

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  6. che poi sono figlie vero?
    Stop

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  7. esatto, sono tutt'e tre femmine. solito problema di traduzione, troppa fatica azzeccarne una! ormai la mia è un'incazzatura continua contro chi fa i titoli italiani

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