lunedì 2 febbraio 2009

pessimismo e fastidio


Sono lì a rimuginare sul film appena visto il cui ultimo quarto d'ora per quanto telefonato è una coltellata al cuore (Il bambino col pigiama a righe), guardo Beep Beep seduta di fronte a me e penso che se non mi avesse prosciugato ogni sentimento starei ancora perso nei suoi occhi, mi sorprendo di come mangio bene in questo piccolo bar cui non avrei dato un soldo, insomma tutto scorre più o meno liscio in questa serata di neve finché qualcosa non mi disturba pesantemente. I due che hanno finito di strapazzare qualche vecchio standard rock prima che arrivassimo, stanno ora sfracellando a colpi di parole le ovaie della ragazza del chitarrista: argomento, la politica. Colpa di lei, essere «una ragazzina che ci crede ancora». La trattano come fosse una bambina, avranno al massimo cinque anni di più. Vorrebbero fare gli anarchici, sembrano vecchietti intervistati da studioaperto, manca solo che dicano «È tutto un magna magna». Mi viene su come un rutto l'idea che sia anche colpa loro se prospera lo psiconano, se la sinistra se ne va affanculo, se questo paese non riesce a essere normale. Un giorno lo capiranno, probabilmente guardandosi allo specchio – lo sputo appena trattenuto – qualche minuto prima di andare a lavorare per il nuovo ducetto di turno.

6 commenti:

  1. e non basta... pensa quando a casa ti senti come la Petacci...

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  2. Il "ma tu ci credi ancora" è il salotto buono del disfattismo. quello con il cellophane sulle sedie, tanto per intenderci

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  3. insomma, anche tu scuriosi nei discorsi altrui!!!!

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  4. scurioso sempre! quando poi mi parlano così vicino come si fa a non ascoltare?

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  5. visto milk qualche giorno fa. dio quanto ho pianto.

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